“House” has left the house

Sono passati 8 anni, 8 stagioni, 177 puntate, ma questa settimana il Dott. House ha chiuso i battenti per sempre.

Mi sembra giusto spendere 2 parole su questa serie che, nel bene e nel male, ha avuto un successo strepitoso, mantenendo sempre standard qualitativi piuttosto elevati, fin dalla prima messa in onda nel 2004… nonostante Italia 1, dall’alto della loro genialità, hanno trasmesso la prima stagione ad katzum, mischiando l’ordine originale delle puntate. Ordine sminkiato anche nel cofanetto DvD… che tra l’altro non contiene nemmeno i sottotitoli delle puntate… vabbè.

Non c’è niente da fare, il Dott. House o lo si ama, o lo si odia, profondamente in entrambi i casi.

Chi lo ama lo fa perché il personaggio è catartico, fa tutto quello che vorremmo fare noi nella vita quotidiana. Chi lo odia lo fa perché non sopporta l’estrema sincerità del personaggio, la sua logica e, forse, un po’ teme di trovarsi prima o poi faccia a faccia con qualcuno del genere.
Io sono uno di quelli che lo ama.

La genialità della serie è tutta nella caratterizzazione del protagonista, interpretato da un grande Hugh Laurie
Finalmente non si vedono più dottori, dottoresse, infermieri e infermiere che tubano tra un moribondo e uno con il braccio rotto che arriva al pronto soccorso. La serie non è incentrata su ottovolanti sentimentali, dove i “casi medici” sono un riempitivo per arrivare al successivo pippone romantico o limonata/colpo di scena, in un turbine di storie d’more stucchevoli e accoppiamenti selvaggi. Tutto è improntato su improbabili, non impossibili badate bene, casi medici e un dottore che li affronta come chiunque affronterebbe uno schema di Sudoku particolarmente difficile.
House se ne fotte bellamente della vita umana in gioco, per lui è importante solo la sfida intrinseca nel risolvere il rompicapo, non vuole nemmeno vederlo il paziente, il contatto con lui lo delega ai suoi sottoposti. A House non interessa quello che l’ammalato dice di avere o di non avere, il suo motto è “Tutti Mentono” e ha ragione, per lui sono importanti i sintomi e i risultati degli esami fatti… esami che più sono estremi e invasivi meglio è. Il suo approccio alle misteriose malattie di cui sono affetti le sue vittime i suoi pazienti è come quello di Sherlock Holmes verso i suoi casi.

Ma perché, all’inizio, dicevo che House è catartico e che tutti vorremmo essere come lui?
Ammettiamolo, chiunque vorrebbe avere il coraggio di dire in faccia le cose, anche quelle brutte, anche agli amici, senza preoccuparsi delle conseguenze. Ognuno di noi vorrebbe mandare a quel paese il proprio capo dimostrandogli che è un idiota. Chiunque vorrebbe osservare una persona e capire dai vestiti e dai gesti quello che questa persona ha fatto oppure no. Chiunque vorrebbe rompere nel sedere un termometro al poliziotto che gli ha appena fatto la multa.
Nessuno può farlo però, perché, a differenza di House, non siamo i migliori in quello che facciamo, non abbiamo sempre ragione, non abbiamo la sicurezza in noi stessi necessaria, non abbiamo il fegato di attuare un simile comportamento e non siamo disposti a pagare il prezzo della solitudine che ne consegue. Prezzo che House paga senza battere ciglio, almeno apparentemente.
Per questo House funziona, perché per 40 minuti di puntata possiamo sognare di fare tutte queste cose senza conseguenze…

Durante le 8 stagioni House ha fatto di tutto: è stato un tossico dipendente da antidolorifici, il Vicondin, è andato in riabilitazione per disintossicarsi dalla dipendenza, ha ricominciato a drogarsi, è finito in galera, ha perso e riconquistato l’amicizia di Wilson, sua vittima, amico e coscienza, ha avuto il coraggio di smembrare una squadra che funzionava per ricostruirne un’altra da zero, in una magnifica e divertententissima quarta stagione, ha usato dei farmaci sperimentali non testati nemmeno sui topi, si è operato da solo ad una gamba nella sua vasca da bagno, una delle cose più horror che abbia mai visto, ha coronato il suo sogno d’amore con la Caddy e ha, conseguentemente, mandato tutto a puttane con il suo carattere.

I detrattori dicono che i suoi casi sono impossibili. In realtà i casi sono possibili, se proprio si vuole criticare qualcosa è che capitino tutti nel distretto dell’ospedale. Però, oh, questi casi sono il McGuffin che serve per mandare avanti la serie, per andare a vedere e sviscerare i vari comportamenti umani e capire come funzionano i rapporti interpersonali. A volte sono proprio esagerati e romanzati, a volte però ci si ritrova in qualcosa, nelle paure dei protagonisti, nelle loro menzogne e nelle loro scelte morali… come quando Chase decise di uccidere un Dittatore. Per tanti è stata una puntata come le altre, a me, sinceramente, ha fatto riflettere.
Le puntate seguono sempre lo stesso canovaccio: un tizio si sente male, sviene, arriva in ospedale e comincia ad accusare i sintomi più disparati, House con il suo gruppo, che ci hanno insegnato cosa voglia dire “Diagnosi differenziale“, cominciano a ipotizzare che malattie potrebbe avere. Gli fanno degli esami, lui peggiora, in genere sanguina da uno o più orifizi, anche contemporaneamente. Fanno altre ipotesi, gli fanno altri esami, uno più fallimentare dell’altro, lo aprono, lo invadono, lo chiudono, il paziente peggiora, è in fin di vita, poi House parlando con qualcuno ha il colpo di genio! Uno dice: “Caramella” e lui capisce che il tizio è allergico alle caramelle alla frutta, una delle quali non è stata digerita e lo sta uccidendo… Ma questo è tutto secondario, la serie è incentrata sui rapporti interpersonali… o meglio sull’analisi dei rapporti dei suoi sottoposti da parte di House ed è sempre un divertimento godurioso vedere come li spolpa.

Ora è tutto finito, House ha chiuso i battenti, chiudendo un cerchio cominciato con la prima puntata finito con l’ultima: “Tutti Muoiono” (Everybody Dies), a me personalmente la serie ha appassionato, mi sono affezionato ai personaggi e mi son divertito… anche se, devo ammettere, che vedermi tutta la settima stagione di fila in 3 giorni mentre avevo l’influenza mi ha reso leggermente ipocondriaco, arrivando a pensare di avere la famigerata sarcoidosi in una spirale di autodiagnosi psichedelica, tipo: “Uhmmm… gli occhi non mi sanguinano, ma mi bruciano… magari è Lupus!”

Scherzi a parte ci sono ancora 3 motivi per cui, secondo me, vale la pena vedere la serie…

1 – Jennifer Morrison

2 – Olivia Wilde

3 – Odette Yustman

Scritto da: MrChreddy

"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"

5 pensieri su ““House” has left the house

  1. mi piace che trovate sempre l'occasione per pigliare per il culo i calcio&figa, e poi di figa ne parlate anche voi :D è proprio vero che tira più di un carro di buoi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.