La sindrome del vecchio giocatore

Ieri sulla pagina di Facebook ho postato un video gameplay del nuovo “Tomb Raider, definendolo un Uncharted con le tette.

Ne è nata una discussione con una fan, Federica, dove lei dice che i primi “Tomb Raider” erano avventura vera, mentre gli “Uncharted” sono avventura solo sulla carta, perché poi all’atto pratico sono solo sparatutto in terza persona.
In effetti è vero. Per quanto io adori i vari “Uncharted“, di avventura ed enigmi ce ne sono pochi, in compenso si uccide abbastanza gente da estinguere un piccolo stato.

Da lì mi è scattato un piccolo ragionamento, di più non posso, sui vecchi giochi e quelli nuovi.

Su, non girate gli occhi al cielo, non è la solita roba de: “Una volta i giochi erano più belli“, giuro!

Sono un giocatore di lunga data. Ho iniziato a videogiocare quando le console erano solo i tavoli a muro e ci potevi giocare solo se ci mettevi le macchinine, finché la mamma non ti rimproverava che rigavi il piano del tavolo.

Sono passato attraverso giochi di tutti i tipi. Ho giocato a pietre miliari della storia videoludica che ora si possono provare solo con il MAME.
Ho vissuto le sale giochi e ho speso un capitale in monetine da 200 Lire, che ora potrei avere una Ferrari se le avessi conservate.

Ora sono cresciuto, c’è una console in ogni casa e i giochi sono radicalmente cambiati.

Non ho idea se in meglio o in peggio, so solo che sono cambiati. E anche io sono cambiato un sacco e mi risulta sempre più difficile trovare un gioco che mi piaccia davvero.

Sì, alcuni mi piacciono per un po’, tipo “Far Cry 3“, ma dopo un po’ scema la voglia di giocare. Non mi capita più molto spesso di passare le settimane su un gioco come facevo una volta.
Mi ricordo che con il primo “Tomb Raider” ci avevo giocato giorno e notte, l’avevo finito in 6 giorni trovando tutto il trovabile. Ora non capita praticamente più.

Ora capita che non ho più tempo per giocare, ho di meglio da fare, il lavoro, gli affetti, la famiglia, gli amici e mille altre cose. In realtà sono scuse per non prendere il pad in mano perché non c’è niente di davvero stimolante per quanto mi riguarda.

Recentemente mi è capitato di giocare ad alcune demo come il nuovo “Devil May Cry“, “Dead Space 3” e “Metal Gear Rising: Revengeance“, tutti giochi molto attesi, su cui tutti stanno sbavando. Dopo 10 minuti di demo io mi sono già sfondato le balle. Eppure sulla carta sono titoloni che vendono a carrettate e qualcosa di buono lo hanno di sicuro. Evidentemente sono io che non vado più bene per questo tipo di giochi.

Prendiamo “Metal Gear Rising: Revengeance“, ma solo perché è l’ultimo che ho provato. Non riesco a divertirmi, non mi stimola, riesco a trovare almeno 10 motivi validi per non comprarlo. Eppure, se fosse uscito quando avevo 15 anni sarei impazzito. Sai che figata prendere a spadate tutto, tagliare in più parti quello che i programmatori hanno deciso che puoi tagliare e farlo pure la slow motion?
Sì, ma sticazzi, ora spendere 70 € per andare avanti 8, 10 ore a tagliare in pezzettini piccoli quello che mi si para davanti mi sembra troppo e non ha più molto mordente. Forse la storia compensa la monotonia del gameplay… forse, non lo so, ma non mi viene proprio voglia di provarlo.

Stessa cosa per il nuovo Dante emo di “DMC“, un personaggio che per me non ha fascino. Cosa che invece ha per una marea di gente che l’adora.

Evidentemente sono io che sono cresciuto, mentre il target dei videogiochi si è abbassato. Altrimenti non mi spiego come giochi meravigliosi ed emozionanti come “Journey” che costa 15 € non venda una cippa e anzi ThatGameCompany a momenti va in bancarotta, mente la Activision, con un COD da 70 € a caso, fatturi quanto il Lussemburgo.

Che poi di giochi che tentano di puntare sull’emozione ci sono. Ad esempio il sottovalutato “Enslaved: Odissey To The West“, che si basa tutto sul rapporto tra i due protagonisti, è una bellissima avventura con degli enigmi non banali, benché non offra chissà che libertà d’azione, però anche lui non ha venduto niente di niente. Oppure “Heavy Rain“, un ottimo esperimento penalizzato da una sceneggiatura scritta da uno che non sa che cosa sia un thriller.

Questi giochi sono tutti esempi che si possono contare sulle dita di una mano.

Spero che la prossima generazione offra qualcosa che non punti tutto sulla grafica e mi faccia mettere da parte le scuse per non giocare.
Perché davvero vorrei tornare a stupirmi come avevo fatto con il primo “Prince Of Persia” per Amiga 500, programmato in un garage da una persona, ma altamente rivoluzionario per l’epoca. Vorrei tornare a spaccarmi la testa settimane sugli enigmi di “Monkey Island“. Vorrei tornare a spaventarmi come nel terzo livello del primo “Tomb Raider” quando arrivava il T-Rex o a emozionarmi come nel livello della Sfinge.

Davvero, vorrei che i giochi alzassero il target quel minimo indispensabile che gli permetta di essere goduti anche da chi ha voglia di utilizzare un minimo di cervello, invece che solo i riflessi per premere L1 e R1 prima di quello che hai davanti. Anche perché di certo io non posso ringiovanire.

Magari investissero un po’ di più in storie ad ampio respiro per il single player, invece di puntare tutto sul multiplayer. Anche se mi rendo conto che magari venderebbero meno, ma almeno io mi sentirei molto meno vecchio.

Scritto da: MrChreddy

"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"

18 pensieri su “La sindrome del vecchio giocatore

  1. PPS. Enslaved è un capolavoro. E io sottolineerei pure il Prince of Persia in cell-shading.. invece di fare “Le sabbie da dimenticare” (finito in 6 ore senza morire una sola volta) potevano fare il seguito dell’altro… o magari qualsiasi cosa di meglio.

    • Sì Enslaved è davvero bello, uno dei pochi che a dispetto di un gameplay lineare, mi ha emozionato e mi ha soddisfatto.

      Non ho capito a quale POP ti riferisci… ne hanno fatti 200, le sabbie dimenticate era abbastanza una merda con il finale a pagamento, 9.90 alla cassa grazie.
      Poi hanno fatto il remake del primo originale degli anni ’80, ma tutto sbirluccicoso e colorato…

  2. Secondo me la nostalgia gioca la sua parte e fa apparire le cose più belle di come in realtà le percepivamo ai tempi.

    I primi, mitici, Tomb Raider non mi pare avessero chissà che enigmi spaccacervello. E si sparava tanto quanto in Uncharted, solo che anziché ammazzare persone ammazzavi migliaia di povere bestie (considerando quanto mi sta sul cazzo la gente ovviamente preferisco uccidere centinaia di persone come in Uncharted)

    Il level design del primo Tomb Raider era fantastico, ma un’avventura è fatta anche da carisma dei personaggi, atmosfere e storie quindi, per i miei gusti, la trilogia di Uncharted è imbattibile

    • Sì, la nostalgia gioca un ruolo fondamentale.

      ma non è di questo che volevo parlare, piuttosto del fatto che puntano molto ai regazzini e io non lo sono più… probabilmente tornassi ai miei 15 anni avrei comprato molti più giochi :D

    • Io non dico “enigmi spaccacervello e nessuna traccia di sparatoria”, ma dire che nei primi Tomb Rider si sparava quanto in Uncharted è veramente una bestemmia (bestie o cristiani che siano)! Secondo me se sommo la gente che ho ucciso nei tre Uncherted faccio il totale degli abitanti dell’India (e non voglio dire della Cina). Dico solo che ogni tanto vorrei pure poter esplorare un posto (dopo, giustamente, aver ucciso i nemici) in santa pace… Quelle non erano organizzazioni criminali erano eserciti di nazioni. Io dico che secondo me in alcune produzioni blasonate si è perso completamente il senso dell’atmosfera e del gameplay a vantaggio di trama e spettacolarità (componenti che comunque ritengo indispensabili)!
      Scusate software house non è che potete unire le due cose? E fate cose come dare una trama a Dishonored (dal gameplay lussureggiante) oppure dare un gameplay meno ripetitivo ad Uncharted (dalla trama e dai personaggi sorprendenti)? Ora spero sia chiaro cosa voglio dire.

      Concludo dicendo che decisamente non sono una nostalgica, qui nessuno (almeno non io) contesta il valore di Uncharted (li ho giocati con piacere tutti e tre), il discorso è di tutt’altro stampo. Ps. Concludo davvero e mi levo dalle palle. Esempio finale: secondo voi è un caso che a quei due o tre supermario (che secondo me è l’esempio del gameplay che non morirà mai) a cui hanno dato una delicata, semplice ed empatizzante trama sono usciti fuori prodotti come mario galaxy? Dico che ci siamo evoluti, allora è giusto pretendere prodotti di alta qualità (tanto oramai gli investimenti e i tempi di produzione lo permettono). E poi quanto avranno speso per fare Journey? La verità è che i soldi non servono quando ci sono idee e passione per quello che si fa.

      • Ovviamente concordo con te…

        Però Journey è costato un bel po’, se non altro perché lo sviluppo è andato avanti per 3 anni e, a meno che non fossero in 2 a svilupparlo, la gente la devi pagare comunque. Se non ci fosse stata Sony a sovvenzionare, per Journey ThatGameCompany sarebbe fallita.

        La cosa triste è che Journey l’hanno comprato e giocato in pochissimi, ma d’altronde non si spara a tutto… :)

        • Sicuramente non sarà costato quando ACIII, che tra l’altro di tutti gli AC è quello che meno mi ha emotivamente coinvolto. Comunque forse Journey è l’esempio sbagliato, ma ne potrei citare diversi. Sto appunto giocando a Osmos. :)

  3. Ah, ok, capito.

    non l’ho giocato perché il finale era un dlc. Mi sarò perso il gioco del secolo, ma non ho intenzione, per principio, di comprare il gioco a pezzi… a meno che il base non mi costi la metà :)

  4. Da ragazzino ero un discreto videogiocatore.

    Poi, al liceo, ho mollato la barca, e ora i videogames mi annoiano.

    Io ero uno da comm64
    uno che giocava ad un videogioco di calcio

    talmente scandaloso
    ma talmente scandaloso

    che i portieri non bloccavano, respingevano e basta, anche le caramelle.
    i giocatori non avevano il volto
    e le porte non avevano la rete, eppure la palla si bloccava lo stesso.

    E prima di poterti cimentare dovevi aspettare millemila giri di nastro
    e poi incrociare le dita,

    chè mica era detto che il gioco venisse fuori.

    Il bello era l’attesa
    (cosa sarebbe il Natale senza la vigilia di Natale)

    il bello era la fantasia

    (campionati, ma che dico, mondiali,
    costruiti con amici su carta e penna,
    chè il gioco ti dava due squadre, una bianca e una rossa)

    Poi ci fu l’amiga 600

    e Monkey Island

    giornate perse a cercare di dare lo spezzatino al cane
    e a parlare col pirata dall’aspetto interessante
    o ad insultare il maestro di spade.

    Quindi il calcio manageriale.

    Poi, il nulla.
    I videogiochi non mi hanno interessato più.

    Troppo belli,
    troppo perfetti.

    O forse,
    e non lo ammetterò mai,

    ero cambiato io.

    Saluti

    P.S. A proposito di retrò
    su raiuno
    c’è ancora Sanremo
    con ancora totocutugno

    CHE CANTA ANCORA L’ITALIANO.

    Da un momento all’altro

    il lettore DVD mi diventa un videoregistratore VHS
    l’Ipod un mangianastri
    il condizionatore un ventilatore

    e l’ipad un supernintendo

    Altro che la DeLorean…

    • Ahahahahah, Satanasso.

      Il Commodore 64 l’ho avuto anche io, mezza giornata a caricare un gioco che poi faceva schifo, se lo caricava. Ora se un gioco non parte in meno di 32 secondi sclero.
      Sono cresciuto settando l’Azimut del mangiacassette del commodere :D

      Quel gioco di calcio lo avevo anche io, era bellissimo, nella sua pezzentaggine, e molto più divertente dei simulatori di oggi. Infatti ai giochi di calcio non ci gioco più.

      Monkey Island era un mito, nel 2 ho passato 2 settimane per capire com chiudere una cascata perché mi mancava la chiave inglese.
      Alla fine ho capito che dovevo usare la scimmia che mi portavo dietro perché in inglese il pappagallo si chiama: monkey wrench… da lì ho capito che dovevo assolutamente imparare l’inglese, ne andava della mia salute mentale.

      Visto anche io San Remo… e sono rimasto sconvolto dal vedere che Toto Cutugno esiste ancora e ancora canta l’Italiano… ma la cosa più penosa, a parte l’intervento di Crozza che sembrava scritto dal Bagaglino, è stata la poesia detta da Toto. Penso che i bambini delle elementari si sarebbero rifiutati di impararla, per la vergogna.
      Un tuffo negli anni ’70/’80, sentivo la mancanza dei basettoni e del lupetto aderente a collo alto.

  5. Non sono mai stato un player troppo convinto, e sono anche relativamente “giovane” come giocatore, però devo ammettere che per certi versi concordo. Sono cresciuto con Syberia e altre avventure grafiche (che continuo ad amare, tanto che sto pensando di andare a ripescarmene un bel po’). Poi sono passato a Tomb Rider, Devil May Cry (anche se in fin dei conti ho amato solo il 3), Silent Hill. Concordo pienamente su Heavy Rain, ma per il resto di giochi recenti non c’è nulla che mie salti davvero. Non ai livelli dei giochi a cui ero abituato, almeno. Sì, aspetto con ansia Deadpool, Injustice, ma solo perchè sono un accanito lettore di fumetti, nient’altro.

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