Die Hard – Un Buon Giorno Per Morire e la sindrome di Michael Bay

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Questa si sta trasformando nella Settimana Die Hard.

Ieri ho celebrato l’intera saga del mio eroe preferito john McClane, oggi scrivo le mie opinioni sul quinto Die Hard, che ho visto il week end scorso, e giovedì ci sarà un post del grande Ultimate Jar Jar Binks che analizzerà, alla sua sagace maniera, il primo mitico film.

E domani?“, chiederete voi, con quel tono un po’ scocciato e un po’ timoroso. Domani sorpresa che è un giorno speciale.

Ma prima di domani c’è oggi e oggi si parla di “Die Hard – Un Buon Giorno Per Morire“.

Devo essere sincero, vedendo il trailer del quinto “Die Hard” ero un pochino scorato: John McClane è diventato un arzillo vecchietto, gli hanno affiancato il figlio, si svolge in Russia, sinonimo di basso budget, e in ogni caso dopo il quarto film la saga e il personaggio non hanno più molto da dire.
Che poi ad inserire un figlio per un possibile passaggio di testimone, ci aveva già provato Spielberg con Indiana Jones, fallendo miseramente.

L’unico attore russo in tutta Hollywood, in genere fa il cattivo, qui fa solo un’apparizione

Le premesse non erano per niente buone.

Però sono andato al cinema con la speranza di vedere qualcosa di almeno decente, che John McClane è sempre John McClane e c’è sempre Bruce Willis, insomma un po’ ci credevo.

Il film comincia, entrano 4 ragazzi, ci mettono giusto quei 40 minuti per spogliarsi e sedersi, proprio davanti a me, poi uno di loro tira fuori il suo bel smartphogne, che illumina a giorno la sala, e sono lì che vorrei tirare fuori la Beretta e dire: “Yippee Ki-Yay figlio di puttana!” mentre gli sparo nella nuca.
Ma non lo faccio, che sono educato. Mi chino in avanti e gli sussurro nell’orecchio: “Scusa, ti puoi infilare quel cellulare nel cul… puoi spegnere il cellulare che dà fastidio per favore?
Purtroppo non ho potuto niente contro la stronza che avevo seduta due posti in là e ha fatto la fottutissima telecronaca del film, spiegandoci anche cosa pensavano i personaggi: “Ecco sente puzza di guai“, “Ma dai, fa così, ma gli vuole bene a suo padre“, “Orca miseria, che coraggio, io non mi sarei mai lanciata dalla finestra“, no, cazzo, ma io ti sparerei volentieri con una catapulta contro la facciata del cinema!

Ma tralasciamo le Bestie da cinema e concentriamoci sul film, con uno sforzo degno di una cintura nera di Pazienza Zen.

Jack McClane

Mi chiamo Courtney, ma non sono una ragazzina!

La storia è semplice: Jack McClane è nei guai a Mosca, suo padre John decide di andare là a capire che succede e a vedere se può aiutarlo. Solo il fatto che John McLane metta piede sull’aereo, le assicurazioni di qualsiasi cosa, in Russia, schizzano alle stelle.

Di più della storia non posso dirvi per due semplici motivi:

1- E’ tutta lì, il resto potete riempirlo a vostra immaginazione che, visto il genere di film e il trailer, non credo sia una cosa impossibile.

2- Ci sono un paio di colpi di scena che non voglio svelarvi. Anche perché sono già telefonati di loro.

All’inizio avevo anche io la tentazione di sparargli in faccia…

La prima parte del film, devo dire, che mi aveva abbastanza indisposto. Sembra un film di Michael Bay: John McClane è un petulante rompicoglioni, come tutti i personaggi di Michael Bay. Esplode qualsiasi cosa appaia sullo schermo, come fosse un film di Michael Bay. C’è un inseguimento sulla carta bellissimo, ma non si capisce niente per via del montaggio sincopato, stacchi, campi lunghi e primissimi piani, con telecamera a mano parkinsoniana, messi lì alla cazzo di cane, proprio come Michael Bay ha insegnato. Incidenti, Jeepponi che usano le altre macchine come carreggiata, automobili che volano da tutte le parti, mezzi blindati che sfondano qualsiasi cosa… mancavano giusto le macchine che diventano robot e cominciano a fare a cazzotti, poi ero sicuro di stare guardando”Bad Boys 3 Vs. Transformer 12“.

Poi, di botto, tutto si calma. , che fino ad ora come regista ha inanellato un serie di discrete minchiate del calibro di “Max Payne” o del remake di “Omen – Il Presagio“, si dà una raddrizzata, dopo aver ammesso di non essere capace di girare un inseguimento, e inizia a fare il suo mestiere.

Jack e John cominciano a interagire. Quel poco di sceneggiatura che è stata scritta ingrana e il film si trasforma tornando ad essere una specie di Die Hard.
Ci sono citazioni alla saga e ci sono bei momenti, rallenty nei punti giusti, nessuna telecamera con il parkinson, belle scene d’azione e parti genuinamente divertenti.

Padre e figlio

Ce la intendiamo, né?

Il rapporto tra i due McClane funziona, soprattutto su alcuni scambi di battute. Il passaggio di testimone da Bruce Willis a Jai Courtney, il Varro di Spartacus, diventa plausibile e ci può stare. Che Moore sia riuscito dove Spielberg ha fallito?
Courtney, benché abbia il cognome da ragazza, potrebbe diventare un buon action hero… se finisce nei film giusti, ma è sulla buona strada.

Purtroppo c’è qualche difetto che lo rende il peggiore della serie.

Manca l’ironia giusta, soprattutto dalle parti di Curtney.

Manca un cattivo memorabile, anzi manca proprio il cattivo per gran parte del film.

Manca la scena che si vede nel trailer dove la tipa mora scende dalla moto e si spoglia.

Essì, una mancanza notevole

Manca l’Inno Alla Gioia di Beethoven.

Mancano le botte da orbi con il russo gigantesco che se ne va in giro tatuato e a petto nudo nel freddo di Chernobyl, verso la fine del film.

Manca la progressione geometrica tipica della serie, che dicevo ieri: grattacielo, “Die Hard 1“; aeroporto “Die Hard 2“; New york, “Die Hard 3“; costa est, “Die Hard 4.0“. Sarebbe dovuta continuare con: Stati Uniti, “Die Hard 5“; mondo, McClane sventa la 3^ Guerra Mondiale in “Die Hard 6“; spazio, McClane sventa un invasione aliena in “Die Hard 7“.

Però c’è il tormentone: “Yippe Ki-Yay figlio di puttana!” detto alla fine, tra i denti.

A proposito di battute dette tra i denti, il doppiaggio fa abbastanza schifo. Gli accenti russi vanno e vengono, a seconda se il doppiatore si ricorda o no di farlo, e Claudio Sorrentino doppia Bruce Willis mangiando una bella insalata di patate mentre parla. Vi giuro che in un paio di battute non sono riuscito a capire tutta la frase in italiano.

Bruce e Jay

Tutto è bene ciò che esplode!

Tutto sommato è un film godibile e divertente, anche se è il più debole della serie.
Serie che si potrebbe chiudere tranquillamente qui senza che nessuno ci rimanga troppo male o abbia qualcosa da ridire.

Come dite? Volete rivedere la tipa che si spoglia nel trailer?

Rimedio subito:

 

 

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Scritto da: MrChreddy

"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"

10 pensieri su “Die Hard – Un Buon Giorno Per Morire e la sindrome di Michael Bay

  1. VEDENDO IL TRAILER ERO SICURA D’AVERLO GIA’ VISTO…VARRO!!!
    BELLA RECENSIONE MRCHREDDY!!! Ora non mi resta che vedere il film e non vedo l’ora di gustarmi il buon vecchio McClane .-))

      • Tra una sfiga e l’altra come al solito anche qui arrivo in ritardo e di brutto…

        Sarà che visto in televisione non è la stessa cosa che vederlo al cinema mal al di là dell’azione sfrenata mi è mancata l’ironia di McClane che di solito è più marcata (secondo me) e poi ogni tanto nn capivo le frasi del doppiatore di Bruce e mi consola il fatto che nn sono tarata io allora…naturalmente è passato del tempo è pur continuando a dire lo conosco quest’attore nn l’ho collegato a Varro….sono imperdonabile meno male che sono potuta tornare QUI che è sempre una certezza… :-))

  2. Sei stato troppo buono con questo film! Prova a riguardarlo ora, a mente lucida, e a non farti influenzare dalla figosità immensa di McCLane ;)

    Per me la saga finisce al 4.

    Ho trovato questo film ancora più deprimente del 4° Indiana Jones :(

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