Frankenweenie, il solito vecchio Burton

Sicuramente lo sapete già come la penso su Tim Burton. In caso non lo sapeste, potete farvi un giretto sull’ascensore di Ryan e leggere la prima parte e la seconda.

Riassumendo, in caso foste proprio pigri, Burton non tira fuori un film decente dal 2000.

A me mancava di vedere gli ultimi due che sono usciti al cinema: Frankenweenie e Dark Shadow.
Li ho visti entrambi il week end scorso, uno dopo l’altro, via il dente via il dolore.

Oggi parlo di Frankenweenie, settimana prossima di Dark Shadow.

Per quei due o tre che non lo sapessero, Frankenweenie era un cortometraggio con attori in carne ed ossa girato da Tim Burton nel lontano 1984.
Era un corto di mezz’ora in cui un bambino riportava in vita il suo cane morto.
La Disney, non lo diffuse perché lo ritenne troppo dark e non adatto ai bambini.
A distanza di 18 anni la Disney, ha dato l’ok a Burton per dirigere il remake di quel corto in stop motion, tutto in uno splendido bianco e nero molto evocativo.

Sono stato io a fare questo?!

La storia è la stessa, ma con qualche aggiunta per arrivare all’ora e mezza: Victor Frankenstein è un bambino solo e asociale, appassionato di scienza, il cui unico e migliore amico è un cane di nome Sparky.
Sparky viene investito da una macchina e muore. Victor non si dà pace, lo riesuma e lo rianima durante un temporale.
I suoi compagni di scuola pensano sia il suo esperimento per il concorso di scienze e si mettono a rianimare pure loro gli animali morti, creando un casino tremendo in città.

Ti voglio bene come se fossi vivo

Tim Burton in questo film mette dentro tutte le sue passioni e le sue ossessioni: l’alienazione, volontaria o coatta, del diverso incompreso; la morte; l’omologante provincia americana fatta di villette monofamiliari; l’amore; i freak; i genitori distanti e disinteressati alle attitudini dei figli; gli animali morti.
Secondo me gli costava meno andare dallo psicologo, piuttosto che fare il film.

Tipo Vincent Price

Poi ci sono tutte le megacitazioni così velate che quando arrivano si pensa: “Oh, era ora! È mezz’ora che l’aspettavo!“.
Quindi via con tutti i mostri Universal, Lon Chaney, Vincent Price, i Gremlins, Gamera e tutte quelle cose autoreferenziali che non guastano mai.

Direttamente da Edward Mani di Forbice, doppiata, guarda caso, da Winona Rider

Il film è tutto qui. Tim Burton ci scarica addosso i suoi tormenti, ancora una volta, con un film che vorrebbe essere arte e poesia, ma finisce per essere vuoto, fine a se stesso, confezionato con la solita paccottiglia gotica d’accatto, tutta patinata, e l’happy ending pronto lì da servire al pubblico che sennò esce dalla sala insoddisfatto. Finale che, tra l’altro, vanifica tutto il percorso fatto fin lì. Il finale funzionava nel corto del 1984 quel finale, ma non nel film.

La cosa peggiore è che Frankenweenie è un film comprensibile agli adulti, ma tutti i passaggi tirati per i capelli vengono giustificati con: “Eh, ma è un cartone per bambini.
Con questa scusa tutto quanto diventa plausibile, compreso il gatto che fa i sogni premonitori e poi caga stronzi a forma di lettera dell’alfabeto. Tanto è per bambini, ai bambini piace ‘sta roba.

Ha fatto la cacca a forma di teschio

Però forse i bambini dovrebbero essere trattati con un po’ più di rispetto. Non è che un cartone per bambini deve essere per forza stupido o superficiale, soprattutto quando si tratta un argomento come la morte.
La morte è una condizione umana difficilmente digeribile e accettabile per un adulto, spiegarla ad un bambino è un’impresa titanica. Figurarsi quando ad un bambino si spiega che, se qualcuno a cui vuole bene muore, può essere resuscitato a colpi di fulmini e d’amore.

Diffidate dai freak, bambini

Ma ci sono anche altri messaggi non proprio edificanti. Tipo: bambini diffidate del vostro compagno di classe grasso e dal fisico sgraziato, se vi sembra viscido fidatevi che lo è. Oppure, se fai qualcosa di bello, stai attento che intorno a te c’è sempre qualcuno che vuole fregartela.
Certo, queste cose ci sono anche in tanti altri cartoni, ma da un Tim Burton che porta alta la bandiera della diversità e della stranezza come punto di forza e qualità da difendere a spada tratta, suonano quantomeno incoerenti.

Questa citazione proprio non se l’aspettava nessuno

Ancora una volta Tim Burton sforna un film più per se stesso che per gli spettatori.
Se volete una bella storia sui freak e sulla provincia americana bigotta e ipocrita, riguardatevi Edward Mani Di forbice.
Se volete un bel film sull’accettazione della morte, riguardatevi Beetlejuice.
Se volete un bel film per bambini, onesto, che non li prenda in giro spiegando la vita e la morte, guadate Paranorman.

Ovviamente questo è quello che penso io. I fan sfegatati di Burton – quelli secondo cui è il regista migliore e più originale e avercene di registi come lui e “Burtoniano” è un aggettivo che ha un senso positivo e non significa: “paccottiglia dark patinata” – troveranno nelle mie magagne i punti di forza del film, giudicandolo il migliore e più personale film di Tim Burton.
Io, sinceramente, ho visto le stesse cose che aveva fatto 30 anni fa, riproposte in altra forma, ma sotto sotto sempre quelle.

 

 

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Scritto da: MrChreddy

"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"

17 pensieri su “Frankenweenie, il solito vecchio Burton

  1. Questo mi sono rifiutato di vederlo. Giuro, non ce l’ho fatta.

    In compenso ho visto Dark Shadows, ma aspetto il tuo post per parlare di come la mia dolce metà si sia addormentata dopo 31 minuti di film

  2. Visto.
    Vabbè lui è bravo a ricrearti quell’ambientazione gotica

    anche grazie alle musiche tetrogotiche di Elfman.

    Un film di Tim Burton è uno dei pochi che lo riconosci dopo 5 secondi di visione.

    Sia per lo stile,

    ma anche perché in genere

    o c’è Johnny Depp coi capelli unti
    o c’è il pupazzo di plastilina di Johnny Depp (da giovane) coi capelli unti.

    Non so se il meglio l’abbia già dato,
    fatto sta che c’è tanta buona roba (passata)

    ma un vero e proprio masterpiece,

    quellomanca.

    • Hai ragione, manca un capolavoro, ha fatto belle cose in passato, ma niente di trascendentale che ha cambiato il cinema di una virgola.

      E’ bravo a ricreare quel tipo di look, ma ormai è diventato quasi una parodia di se stesso.Guardo i suoi film e mi dico: mamma mia quanta plastica.
      Quel look, quelle atmosfere, ormai possono ricrearle tutti, tanto ormai lo scheletro è esposto.
      Diciamo che non ha più molto da dire.

  3. Tim Burton, come Spike Lee, è tra quei registi che si auto-distruggono da soli e, sinceramente, di grazia: – ma perché fottersene?? .. ma che si inculino, loro e la loro spocchia che grazie alla nomea, per gli zombie del pubblico, fanno apparire come estrosi e pittoreschi intellettualismo. Speriamo che un fulmine colga Burton una volta per tutte, altro che il suo cane posticcio, così magari che si faccia una carica di umiltà a 10000 Volt.

    Non a caso, insieme al suo feticcio Johnny Pagliaccio Depp, riescono entrambi ad essere in sintonia e sfruttare il barbatrucco del “RICICLO PSEUDO INTELLETTUALOIDE” con cui riescono a vivere di rendita. Ma un po di vergogna no, eh? .. Sinceramente spero che neanche lo faccia il suo capolavoro, perché non lo merita. Un conto è un autore che perde la bussola o sbaglia i suoi progetti perché ha perso ispirazione e verve; un conto è la malafede di sfruttare biecamente quello che è diventato un “trend” e le furbate auto-referenziali oltre ogni misura della decenza artistica, tirate per ogni capello e formula retorica allappante e più stucchevole di un barattolo di marmellata e miele insieme.

  4. ci sono artisti che sono in grado di capire quando un ramo non da più frutti e sono capaci di rinventarsi e dedicarsi ad altri rami con fiori diversi.. altri che capiscono e decidono di tagliare tutto l’albero.. e ci sono altri che ogni volta che aprono bocca trovano qualcuno che gli mette cento dollari sul ramo..

    Burton ha semplicemente venduto la sua arte a mo’ di donna da strada. ha inventato un brand.. una patina.. fa nulla di cosa parli quel film o cosa voglia trasmettere.. giriamolo di note.. ci mettiamo due ghirigori di plastica attorcigliati e avanti col prossimo..

    • Burton nemmeno ci prova a reinventarsi, continua a riproporre la solita minestra ancora e ancora e ancora, tanto il pubblico parte per vedere i suoi “capolavori” e quelli vede.

      Dopo 30 anni gli danni ancora dell’innovativo, che poi non ha innovato un cazzo nemmeno 30 anni fa.

      • ha solamente sdoganato uno stile per la generazione che gli capitava a tiro e gli ha mostrato che il gotico e il dark fa figo.. ma ha semplicemente rivenduto quello che esiste da quando esistono le forme espressive umane.. Se vogliamo già Dante Alighieri con l’inferno era “dark” quindi.. Come si dice dalle mie parti “na lavada, na siugata la par nanca aduperada..”
        poi mettiamoci che oggi giorno sono tutti critici ed intenditori.. io burton ho visto molto.. ma non mi è mai piaciuto più di tanto..
        però io non faccio testo.. sono una capra in aspetti artistici e sottigliezze varie.. sono un po’ più smussato con l’accetta.. :D

        • No beh, io di Burton ho visto tutto, il declino inesorabile si vede eccome.

          Solo che vive di rendita nella testa della gente. Se c’è il suo nome su un cartellone il film è bello a prescindere. Se poi è un cartone in stop motion, allora è proprio un capolavoro.

          Peccato che Nightmare Before Christmas non è nemmeno suo, lui ha solo prodotto, il regista è un altro, ma fa niente.

  5. La fase di stanca è innegabile,
    ma non sarei così tranchant su TB.

    Intanto è innegabile che abbia rivoluzionato un genere di cinema
    (e voglio vedere in quanti l’hanno fatto).

    E già per questo io gli sono grato.

    E poi ha fatto film di spessore senza mai venire a patti con quello che è e rimane il suo stile originario.

    Film semplici, immediati, d’atmosfera, ma con mille significati nascosti.

    Altro che, come dicevo di là in una bella discussione con un altro utente,

    devidlinch
    quello sì un intellettualoide da due soldi.

    Un solo film bello
    e poi tanta paccottiglia incomprensibile

    (però vuoi mettere andare a vedere un film di Lynch con la lupetto e gli occhiali in osso nero? Due ore di non si sa cosa. Quella sì che è roba geniale).

    Ma tutta la vita Burton, ci mancherebbe.

    • Guarda, son d’accordo che ha “inventato un suo stile” riconoscibilissimo e tutto quanto. Ha fatto film belli e tutto quanto, ma che genere ha inventato, scusa?
      Il genere gotico? A me sembra che abbia fatto film di vari generi, per lo più commedie e drammatici, con il suo stile che, in origine, era fresco, brillante, nuovo e innovativo.

      Però, permettimi, non mi ricordo scene che poi sono entrate nella storia come hanno fatti tutti i grandi registi. Peartendo da Kubrick, a Ford Coppola, a John Ford (lui sì che ha re-inventato un genere e dettato le regole per farlo, regole ancora oggi utilizzate ovunque), Sergio Leone, Fellini e pochi altri.

      Burton ha fatto belle cose, non lo metto in dubbio, e i suoi primi film, quando capita, me li riguardo, poi è arrivato al punto di aver esaurito l’estro e non è stato capace di evolversi, rimanendo a giocare sui facili campi che hanno fatto la sua fortuna.

      Ha una “fase di stanca” che dura da più di un decennio (dipende se ti è piaciuto Big Fish oppure no). Forse non è tanto una fase.

      La discussione sull’arte e l’artigianato l’ho letta tutta e mi è piaciuta, non sono intervenuto perché ti avrei detto: hai ragione, ad ogni commento e mi sembrava superfluo :D

      Comunque io sono dell’idea che c’è roba commerciale, roba commerciabile e roba non commerciabile. In genere nella seconda categoria si radunano alcune delle perle che possono essere etichettate come Arte e altre cose che l’arte la sfiorano. Nella terza c’è Arte ma anche tanta merda e spesso il confine tra le due è indistinguibile. Nella prima ci sono le macchine da soldi che permettono di produrre la roba che rientra nelle altre due categorie. :)

      • Come dicevo non ci sono capolavori di Tim Burton

        e Big Fish manco l’ho visto, pensa.

        Molti film di Burton non mi sono piaciuti affatto. Anche quelli vecchi.

        Però non posso fare a meno di apprezzare la coerenza e la capacità di dare al gotico quel suo stile tutto particolare e innovativo.

        E infatti, se leggi bene, io non ho detto che ha “inventato” un genere

        ma che lo ha rivoluzionato.

        Il gotico già c’era.

        Ma quell’ironia e quel taglio moderno lo ha dato lui.

          • Nè un genere, nè una forma.

            Diciamo che lo considero un sottogenere dell’horror
            ma qui si entra un po’ nello specifico e preferisco non spararle grosse.

            Questo “sottogenere”,
            esisteva già prima di Burton

            ma era meno ironico
            e meno immediato.

            Molti film a metà tra la commedia e l’horror
            sono stati realizzati grazie alla “rivoluzione” di Tim Burton.

            Ecco cos’ha inventato
            sempre In my strapezzent opinion.

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