Rambo – Nuovo Cinema Amarcord

Rambo

Scrivendo la rubrica Nuovo Cinema Amarcord, mi sono reso conto che la fine degli anni ’70 e gli anni ’80 sono stati una fucina di personaggi leggendari, tutt’oggi ricordati.

Ci sono stati Ellen Ripley, Jena Plinskeen, Indiana Jones, Rocky Balboa, RoboCop, Terminator, i Blues Brothers, solo per citare quelli di cui ho già parlato.

Oggi ne aggiungo un altro: John Rambo, protagonista di 4 film e capostipite di tutto un certo modo di fare cinema, suo malgrado.

Prego, Club Nostalgici, entrate pure, che stiamo per spillare il Primo Sangue.

Siamo nel 1982, da una parte Steven Spielberg sta maciullando il botteghino a suon di buoni sentimenti, lacrime, ragazzini in BMX e alieni tanto buonini con il so E.T. – L’Extra-Terrestre, mentre dall’altra esce un film che ridefinirà il cinema action e il machismo americano: Rambo, per gli americani First Blood.

Il film è tratto dal romanzo omonimo di David Morrell.

La storia è quella di un reduce del Vietnam che, attraversando la cittadina di Hope nello stato di Washington, viene preso di petto dallo sceriffo del paese, William Teasle. Dall’attrito tra i due si scatena una feroce caccia all’uomo in che vedrà John Rambo precipitare nuovamente negli incubi del Vietnam fomentando la sua paranoia e scatenando la macchina da guerra che era stato in Vietnam.

Rambo - Rambo e Teasle

Qual è il tuo nome? Bond? Vaga Bond? Vieni in cella, bello!

Quando uscì il primo Rambo la Guerra del Vietnam si era conclusa da soli sette anni ed era ancora una ferita aperta e dolorosa nella mente degli americani.
L’America aveva perso il conflitto, durato quasi 15 anni, e non a nessuno era permesso di dimenticare ciò che era successo. A tenere vivo il ricordo e a sbattere in faccia a tutti l’enorme fallimento che avevano appena sùbito c’erano le famiglie che avevano perso i loro figli e soprattutto i reduci che, tornati a casa minati nel corpo e soprattutto nella mente, affollavano le strade in cerca di una ricollocazione.

L’industria cinematografica ci si buttò a pesce sul conflitto sfornando sia film che parlavano dei veri e propri orrori di quella guerra, come Apocalypse Now, sia film incentrati proprio della condizione disagiata dei reduci, come Il Cacciatore o Taxi Driver.

Rambo si pone nel filone dei film sui reduci che venivano emarginati ed esclusi. Le differenze tra il film  e il libro di Morrell sono molteplici. Il libro è molto più sanguinario, Rambo non si limita a ferire per fermare i suoi inseguitori, compie una e vera e propria mattanza. Nel film invece non uccide nessuno direttamente, ma solo uno molto indirettamente. L’unico a lasciarci la pelle, in tutto il film, è il vicesceriffo Galt che cade dall’elicottero in movimento dopo che Rambo l’ha colpito con un sasso. Anche se, Stallone, durante la scena della fuga dalla prigione, preso dalla foga, ha rotto davvero a gomitate un naso.

Rambo - Accoglienza

La calorosa accoglienza riservata ai reduci di guerra

In secondo luogo le motivazioni dello sceriffo Teasle sono molto più approfondite e credibili nel libo che nel film: Teasle è un reduce ella Guerra in Corea invidioso e geloso dell’attenzione che il mondo sta dando ai reduci del Vietnam, attenzione che ai reduci di Corea non è mai stata data. Nel film invece c’è una più generica antipatia a pelle e un conflitto di prìncipi tra i Rambo e Teasle, che all’inizio lo accusa di vagabondaggio.
Il terzo enorme cambiamento è che nel finale del libro Rambo muore per mano del colonnello Trautman.

Ramo - Colonnello Trautman

Io non sono qui per salvare Rambo da voi. Io sono qui per salvare voi da lui.

La sceneggiatura di Michael Kozoll e William Sackheim, all’inizio, era molto più fedele al libro originale. Venne modificata dallo stesso  dopo il suo ingaggio come protagonista.
Prima di Stallone erano stati contattati per la parte un sacco di altri attori che, per un motivo o per l’altro, rifiutarono: Clint EastwoodAl PacinoRobert De NiroDustin HoffmanSteve McQueenPaul Newman e persino Terence Hill.
Stallone, forte dei successi dei primi due Rocky, accettò subito a patto che, appunto, avesse potuto modificare la sceneggiatura per renderla meno cruenta e cambiare il finale, lasciando Rambo vivo.
Ma non solo, Stallone trasformò Rambo in una specie di mostro di Frankenstein mettendo l’accendo sul fatto che lo Zio Sam, nella figura del colonnello Samuel “Sam” Trautman, avesse creato una perfetta macchina di morte, durante la guerra in Vietnam, per poi dimenticarsene e abbandonarla una volta tornati tutti in patria.

Rambo - Ferri corti

Lasciami stare o scateno una guerra che non te la sogni neppure. Lasciami stare.

John Rambo è il prototipo del soldato perfetto: capace di adattarsi a qualsiasi situazione, capace di fronteggiare un esercito da solo e con qualsiasi arma e capace di sopravvivere in ogni condizione pur di portare a termine la sua missione. Era diventato la nuova incarnazione dell’eroe americano, tormentato, ma allo stesso tempo un simbolo di machismo e di inarrestabile potenza che influenzerà tutto il cinema action nel decennio successivo, generando una serie di cloni più o meno diretti, come Commando o il Riggs di Arma Letale, anche lui reduce del Vietnam non molto a posto con la testa.

Rambo - Rambo

Cloni? Devo far fuori i miei cloni?

Rambo costò intorno ai 17 milioni di dollari, fruttandone 47 negli USA e 125 nel resto del mondo. Abbastanza perché si producessero i sequel, meno riusciti dell’originale, il terzo poi è abbastanza risibile per quanto è propagandistico.

Nell’immaginario collettivo, così come Rocky era diventato Il Pugile, Rambo era il sinonimo di quella persona che tentava di compiere un’azione suicida particolarmente folle, tipo andare in posta a pagare un bollettino il giorno delle pensioni.

Rambo - Machismo

Datemi un mitra e vi scardinerò il mondo

Ma i sequel arrivarono solo perché il finale del film fu cambiato. Nella prima versione, infatti, Rambo, parlando con Trautman, decideva di togliersi la vita sparandosi in testa.
Durante i primi screen test il pubblico si lamentò di questa scelta perché la riteneva troppo deprimente in quanto aveva solidarizzato con Rambo e si era affezionato al personaggio.
Così la produzione decise di dare ragione a Stallone e montò il finale in cui, dopo il monologo sulla condizione dei reduci, si arrende.

Io la prima volta vidi Rambo a casa di mio zio in VHS, ero piccolino, e mi rimasero due cose. Una er l’odio profondo per lo sceriffo Teasle, , uno dei personaggi più antipatici e fastidiosi della storia del mondo, eguagliato solo dall’arbitro Moreno ai Mondiali di Corea anni e anni dopo. L’altra era l’amore per l’altro protagonista del film: il coltello di Rambo, 20 centimetri di acciaio affilato come un rasoio, con tanto di bussola e ago e filo per suturarsi le ferite.

Coltello di Rambo

Non ho mai capito perché i miei non me l’hanno mai voluto comprare. Forse perché costava tanto.

Ferite, tra l’altro, procuratesi veramente da Stallone durante le riprese. La scena dove si lancia dalla scogliera e atterra sui rami degli alberi il buon Sylvester l’ha voluta girare in prima persona, ovviamente l’atterraggio, rompendosi le costole.

Però, se devo essere sincero, il personaggio di Rambo non mi ha mai preso fino in fondo, ho sempre preferito quelli di Arnold Schwarzenegger, più simpatici e più ironici.

Dimenticando sicuramente di dire qualcosa sul film, termina la proiezione di Rambo al Nuovo Cinema Amarcord.

Per tutte le citazioni, le frasi storiche e le scene preferite, come al solito l’appuntamento è nei commenti per i membri e le membra (lo so è pessima questa) del Club Nostalgici.

 

 

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Scritto da: MrChreddy

"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"

33 pensieri su “Rambo – Nuovo Cinema Amarcord

  1. Sarà che già da bambino ero un depresso cronico, odiavo la gente e adoravo i coltelli, ma m’innamorai immediatamente di questo film. E del personaggio. È il primo film che mi ha fatto commuovere.

    Lo riguardo spesso, tra parentesi, l’altro ieri, infatti te l’ho cuccato subito su facebook ;).

    Sono contento che Stallone abbia rimaneggiato il finale, perché per quanto mi riguarda è perfetto così.

    Niente simpatia, niente ironia. Solo una giusta vendetta.

    Bellissimo film, nient’altro da aggiungere.

    • Sì, il film è bellissimo ed è, quasi, perfetto nella forma con cui è uscito al cinema.

      Solo che l’ho capito tardi come film e mi ero fatto un’immagine del personaggio diversa da come era all’inizio, tutto per colpa dei sequel.

  2. E mo me lo risparo in blue ray.
    Cmq questo va in quella categoria di film in cui vedi gli altri attori proposti per il ruolo di protagonista e non riesci proprio a cambiarli visivamente con quello scelto alla fine. Sly ci stava e ci sta veramente da Dio, più che in Rocky.

  3. All’epoca ho sempre preferito Swartzy, ma Rambo era proprio tosto e super letale. Grazie per le chicche MrChreddy as usual!

  4. Vado un po’ a ritroso, MrChreddy, rispetto all’articolo; ed anche a tappe (un paio, credo) giacché, fermo restando che il film in sé stesso lo hai già sviscerato da par tuo, gli appunti personali sarebbero troppi per un commento unico (manderei in tilt l’anti-spam e, temo, non solo quello).

    Sul piano civile ed emozionale, il climax di «Rambo» è naturalmente nel monologo conclusivo, senza speranza (dopo aver semidistrutto Hope), nel quale i toni passano dall’indignato al costernato:
    – No! Non è finito niente! Non è un interruttore che si accende e si spegne… (con il séguito a noi tutti ben conosciuto).

    La mia scena preferita – la medesima di tanti, immagino – è invece proprio quella da te postata in chiusura, che sempre mi esalta in quanto acme della rivalsa e dell’azione: Johnny, angariato dalla proterva sbirraglia (manganellate, doccia ad alta pressione, tentativo di rasatura a secco), finalmente reagisce come sa e restituisce loro pan per focaccia.
    Oh al diavolo, non siamo mica nell’Ottocento; e dunque diciamola senza troppi scrupoli di verecondia né di ortografia, rubacchiando al Tom Arnold di «True Lies»: Johnny finalmente reagisce e gli fa un culo quanto una capanna.

    Del resto sarà così anche in «Rambo II», quando il Green Beret viene tradito dai suoi, torturato dai sovietnamiti ed al momento opportuno, simulando di voler collaborare con questi ultimi, parte alla riscossa:
    – Murdoch… Sono io che vengo a prenderti!
    (Libidine ai massimi).

    Avrai intuito che, nel film capostipite, eleggo a mia battuta di culto “Lasciami stare, o scateno una guerra che non te la sogni neppure”; tanto da averla rievocata, tempo zero, in appendice al tuo primo post sulle frasi cinematografiche di repertorio.
    Tra le molte sentenze del colonnello Trautman, mi piace ribadire quella con cui salutai il tuo preannuncio di codesto Amarcord, ieri su Twitter, in lingua originale per mantenere il giochetto retorico dell’allitterazione:

    – What most people call HELL, he calls HOME.

    Ora che ci penso, sarebbe – e chissà che non lo sia stata davvero – un claim della madonna.
    C’è chi parla per enigmi, Trautman invece parla per claims. Impareggiabile.

  5. Molto brevemente:

    quando vidi questo film ero talmente piccolo che non ho capito la trama.
    Mi bastava vedere Rambo con la sua fascetta in testa ed io ero a posto così, al diavolo la trama.

    Poi lo vidi quand’ero un po’ più maturo, e ci capii di più.
    Ma Rambo era Rambo
    Stallone era Rambo

    (o Rocky, a seconda di come mi girava quel giorno).

    Rimane il padre di tutti i film di azione.
    Secondo me, ovvio.

      • Assolutamente, tutto quello che è venuto dopo, soprattutto anni 80 è irrimediabilmente figlio di questo modo di fare cinema. Paradossalmente anche i film con Arnie, sebbene molto più “scanzonati”, hanno un estetica molto rambesca :D

        Poi se devo dirlo, e devo :P, definire Rambo un film d’azione è altamente riduttivo. Come ha detto anche Chreddy in principio è figlio di un certo disagio sociale ed è molto più vicino a Taxi Driver e a Il Cacciatore piuttosto che a Cobra oppure Commando. Detto ciò, i suoi diversi sequel non hanno NIENTE in comune con il primo unico First Blood.

  6. E scende in campo il pezzo da ’90. Si vede, Chreddy, che non ti ha preso come altri “miti” generazionali, sei più moderato nel pathos. Nulla di male eh … ci mancherebbe :) … io sono però sull’altra sponda e questo nonostante apprezzi tuttora lo Swarzy di quei tempi e anche altri. Però, come si dice, dovessi buttare giù un personaggio dalla scogliera, butterei giù tutti quelli fatti da Swarzy, al posto di un Rambo (di cui apprezzo soltanto il primo e l’ultimo, gli altri è più un discorso da Fan).

    Faccia un appunto. Il machismo non c’entra nulla con Rambo. Oggettivamente non ha nulla a che spartire con la “realtà” propinata dal film e il suo soggetto. Se le derive, poi, scaturite dalle menti deboli e rincoglionite della gran parte della massa, abbia (e ha) risvegliato morbosità assortite (il machismo è un fattore morboso), appena trovata una falsa scusa … è un altro discorso.

    Interessanti gli approfondimenti del paragone Libro/Film; non ne sapevo nulla di questi passaggi. Mi piacerebbe leggerlo ‘sto libro :)

    • Hai ragione DDD Rambo non mi ha preso come altri film.

      L’ho visto che ero troppo piccolo per capirlo e poi il personaggio era stato modificato con i sequel. Quando arrivai a capire questo film, ormai Rambo, per me, era una caricatura troppo seria dei personaggi di Schwarzenegger.
      Purtroppo capita quando vedi i film nel periodo sbagliato della vita.

      Con machismo non intendevo quello che hai capito tu, forse ho usato il termine sbagliato, ma che come personaggio è diventato sinonimo di personaggio d’azione tutto d’un pezzo, che non si piega e non si spezza, incarnando l’anima stessa della visione degli americani di se stessi e del loro paese.
      Questo soprattutto con i sequel. :)

  7. (Grazie, MrC, molto gentile. Comunque sia, ecco in due segmenti – ancora più a ruota libera – il resto delle mie spigolature personali da semplice fan; sperando che possano riscuotere, a loro volta, un po’ d’interesse).

    Di Richard Crenna si può dare il medesimo giudizio che di Sylvester Stallone: non sarà stato la scelta originaria, ma fu perfetto.
    E, dieci anni dopo, trovai molto spiritosa la sua auto-parodia in «Hot Shots! Part Deux». Per esempio quando ricalca l’apologo di «Rambo III» (quello dello scultore, secondo cui l’opera era già ínsita nel blocco di marmo e non c’era stato altro da fare che togliere le parti superflue: “La stessa cosa abbiamo fatto noi con te, come macchina da guerra”); vi ricordate? Si rivolge al disilluso e riluttante Charlie Sheen, dicendogli:
    – Lascia che ti racconti una storia, «Riccioli d’Oro e i tre orsetti»…

    (Adoro il sense of humour, anche sulle cose che mi piacciono. Per questo, al di là di un salutare pluralismo, ho trovato irresistibili le recensioni sulla «Twiligt Saga» – la prima che abbia letto qui – e su «Warm Bodies»).

    Torno all’atto iniziale della seconda saga stalloniana, in ordine di tempo e di logica: John J. Rambo è infatti il risvolto – se non il rovescio – di Rocky Balboa e del suo american dream. Sì, l’ironia è quasi del tutto assente, e concordo che sarebbe stata fuori luogo; a parte le sublimi rodomontate del colonnello, in qualche modo antesignane dei Chuck Norris Facts.
    Così come rammento un solo speaking-role femminile (la matura signora di colore a cui il reduce, nella prima scena, chiede informazioni su di un ex-commilitone), mi pare che si sorrida in una sola circostanza: quando Rambo, dopo aver già imperversato nei boschi, secondo l’assunto “Qui la legge sono io. Lasciami stare o scateno una guerra etc.”, prende il controllo di un camion militare e ne catechizza l’autista, il quale si stava nervosamente girando verso di lui:
    – Non guardare me, guarda la strada. È così che succedono gli incidenti.

    Di tremenda serietà e – appunto – seduzione è il pugnale del Viet Vet, che appare quasi una co-star della pellicola e si erge a top-knife assoluto nella storia del cinema; anche se pochi anni dopo, sul versante faceto, ammirai «Crocodile» Dundee farsi beffe del velleitario rapinatore, per le strade di New York:
    – Sue (Linda Kozlowski, che a me piaceva un botto): “Non lo vedi, il coltello?!
    – Mick (Paul Hogan): “Ahahah, un «coltello» quello!….QUESTO, è un coltello.

  8. Io non mi ricordo se vidi First Blood quando ero piccolo, per me Rambo è sempre stato quello del 2 o del 3… o quello parodiato di Hot Shots 2. L’ho sempre trovato molto discutibile, anche se a modo suo affascinate. Insomma, preferivo molto di più Schwartzy tutto muscoli e zero espressione e Stallone era per me Rocky. Poi qualche anno fa un mio amico quasi mi prese a ceffoni che non avevo visto il primo e quindi mi decisi per il quieto vivere di comprarmi il coltello alla Rambo e piantarglielo in una gamba per difendermi prevenitvamente… hem, no, magari… dicevo: e quindi decisi di guardarmelo e devo ammettere che è un gran film e che nulla ha a che vedere con tutti i suoi sequel.
    E’ quasi un film perfetto e lo dico da non grande appassionato del genere!!!

    Comunque il mio preferito resta sempre Bruce Willis. :D

    • Anche io sono stato traviato dai sequel, perché il primo non l’ho proprio capito e i sequel erano più semplici e diretti, quindi mi è rimasto quel Rambo.

      Fermo restando che Bruce Willis è il migliore di tutti :D

  9. Quanto all’antagonista Will Teasle, il massiccio Brian Dennehy funzionò talmente bene che, oltre a fare lo sceriffo stronzo anche nel Vecchio West di «Silverado» – anno di grazia 1985 (un altro mio cult-movie), alla fine degli anni ’80 venne ingaggiato per contrapporlo a Francesco Quinn in un derivato amazzonico all’italiana, «Indio» (e Charles Napier / Murdoch di «Rambo 2» lo avrebbe seguìto in «Indio 2», con Marvin “The Marvelous” Hagler promosso al ruolo di protagonista).

    Ma noi italiani, in qualche modo, siamo stati pure anticipatori di quel blockbuster yankee: nel film «Il giustiziere sfida la città» – 1975 il personaggio principale, interpretato da Tomas Milian (con la stesso doppiatore di Sly, ovvero Ferruccio Amendola), si chiamava proprio Rambo. L’attore cubano aveva infatti apprezzato molto il romanzo di David Morrell, uscito tre anni prima, ed avrebbe voluto fin da allora portarlo sullo schermo; gli insormontabili problemi di budget lo obbligarono ad accontentarsi della citazione-omaggio.

    «Primo sangue» fu un testo importante della controcultura anni ’70: non a caso in Italia venne pubblicato da Feltrinelli, con quella fedele traduzione del titolo originale. Io lo comprai appunto nella loro libreria di Siena, in una nuova edizione ricopertinata col manifesto del film e ribattezzata con il nome dell’eroe (gli stessi produttori avrebbero poi fatto tesoro – è il caso di dire – del “rename” distributivo italiano, premettendo «Rambo» a «First Blood» nei titoli dei due episodî iniziali e lasciandolo infine campeggiare solitario – col numerale III o col first name John – in quelli degli ultimi due).

    Per fortuna – e buon senso – la giovanile posizione anti-establishment non impedì a David Morrell di scrivere, nel successivo decennio reaganiano (con «The A-Team» show preferito del Presidente-attore), tutte le novelizations di ciò che fino al 1988 venne a costituire una trilogia cinematografica (a loro volta entrate nella mia biblioteca): insomma, lui redasse la versione radicalmente alternativa della sua medesima opera seminale, sulla base dello script nonché del final cut 1982, e romanzò le sceneggiature dei due primi sequel patriottico-revanscisti. (Sto cercando di essere oggettivo, come sempre; non intendo sbilanciarmi né aprire alcun fronte polemico).

    Sono d’accordo: l’epilogo di «Rambo» (nonché lo svolgimento), pur così alterato rispetto al libro, non inficiava nulla. Anzi, nel soddisfare le esigenze del box-office, riequilibrava pure la storia agli effetti della narrazione visiva e, favorendo l’identificazione, addirittura valorizzava la causa del reinserimento sociale, dopo lo sbandamento del «Coming Home» dall’Indocina; molto più che se avessero fatto una sorta di «The Hunted – La preda» vent’anni prima di William Friedkin (i punti di contatto non mancano, a partire dalle riprese nella British Columbia).
    Tra l’altro Sly avrebbe girato un finale piuttosto simile nel 1989, con «Lock Up – Sorvegliato speciale» di Joe Flynn: dopo innumerevoli maltrattamenti in carcere, si prende la sua rivincita contro gli aguzzini e sta per friggere sulla sedia elettrica il sadico direttore Donald Sutherland, però viene dissuaso appena in tempo – con le buone – dal capitano delle guardie John Amos.

    Ecco, se proprio vogliamo spaccare il capello in quattro, io non dico che avrei desiderato un saldo del conto stile «Unforgiven», in cui lo sceriffo Gene Hackman – lungo disteso – obietta “Io non merito di morire” e Clint Eastwood gli spara in faccia a bruciapelo dopo aver replicato “I meriti non c’entrano, in questa storia”; anche perché il nostro amato outcast in divisa sarebbe finito a spaccar pietre per un quarto di secolo, quanto meno, e senza possibilità di condoni in cambio di black-ops. Ma l’esplicita garanzia che il brutale Teasle – dopo la clinica – finirà a sua volta dietro le sbarre, come il direttore di cui sopra (ammanettato “seduta” stante), personalmente credo che sarebbe stata cosa buona e giusta.
    In un mondo perfetto.

  10. Anch’ io vidi “Rambo” da piccolo e ovviamente non ne capii il senso! Rivedendolo mi chiedo come si sia riusciti a originare un sequel come “Rambo 2 – la vendetta”!
    Rambo è decisamente un antieroe e di macho nel film c’ è veramente poco e niente! Poi la tematica del reinserimento, della provincia diffidente ed ipocrita, degli orrori della guerra che chi l’ ha vissuta si porta dietro…
    il primo si avvicina effettivamente più al cinema della new hollywood degli anni 70. Un po come il primo Rocky. Come Sly sia potuto passare da questo periodo a portatore dell’ estetica negli anni 80, soprattutto dirigendo “Staying alive”, sequel de “La febbre del sabato sera” (!), è un mistero!

    • Ciao Fra X, Rambo 2 credo sia più il figlio degli anni ’80 e dell’edonismo reaganiano che il figlio del primo Rambo :)

      Poi vabbè, Una volta avuto il successo, Stallone poteva fare qualsiasi cosa, anche Taverna Paradiso :D

  11. “alla fine degli anni ’80 venne ingaggiato per contrapporlo a Francesco Quinn in un derivato amazzonico all’italiana, «Indio» (e Charles Napier / Murdoch di «Rambo 2» lo avrebbe seguìto in «Indio 2», con Marvin “The Marvelous” Hagler promosso al ruolo di protagonista).”

    Ah, però! Vidi entrambi da piccolo su Italia 1! ^^

  12. Rambo dovrebbe essere un dramma d’azione,Il nome deriva da una specie di mela,comunque Stallone ha creato di fatto L’hulkmania facendo comparire Hulk Hogan in Rocky 3.
    Comunque Rambo+1997 Fuga da New York=Metal Gear Solid.
    Ciao.

  13. Ah dimenticavo anche dell’errore di doppiaggio Di Teasle al bar quando chiede del tacchino e gli portano il wisky perchè in originale chiedeva un Wild Turkey una nota marca di wisky.

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