Per Il Potere Di Grayskull – Meraviglie E Mostruosità Degli Anni ’80

Per Il Potere Di Grayskull

Qualche mese fa è uscito il libro di Alessandro “Doc Manhattan” Apreda sugli anni ’80: Per Il Potere Di Grayskull – Merviglie e Mostruosità Degli Anni ’80.

Per Il Potere Di Grayskull – Merviglie e Mostruosità Degli Anni ’80 è il primo libro della collana Blogger Generation della Limited Edition Books.
La casa editrice ha cominciato a pubblicare libri di blogger di successo, per questo un mio libro non lo vedrete mai, come quello di Doc Manhattan e quello di Nicolò “Nebo” Zuliani: La Storia La Fanno Gli Idioti, poi arriveranno altri libri di altri blogger.

Per Il Poter Di Grayskull è uno dei tanti libri che sto leggendo in questo periodo e siccome è anche l’unico che ho finito, ve ne parlo, visto il tema comune che affrontiamo quotidianamente e che siamo, più o meno, della stessa generazione.

Gli anni ’80 sono un guazzabuglio rosa shocking e plurisfaccettato di robe bellissime che camminano a braccetto con incubi veri e propri.

Come ho detto tante volte sul blog, sono anni di edonismo sfrenato, di sogni meravigliosi venduti attraverso film e telefilm. Sono anni in cui si credeva che tutto fosse possibile, che la felicità fosse lì a portata di mano, sono anni pieni di promesse miseramente disattese nei decenni successivi.

Parlare degli anni ’80 è un cazzo di problema, per tutte queste contraddizioni e per l’ammontare di cose e suggestioni che contengono.

Scriverci sopra un libro è ancora peggio. Si rischia di fare un volumone enciclopedico in cui spiegare il perché una cosa illogica si è compiuta, mentre un’altra più logica no, può derivare in un disastro.

Alessando Apreda, alias Doc Manhattan, ha deciso di non scrivere un libro di senso compiuto in cui spiegare per filo e per segno cosa era quel decennio, ma si lascia andare sull’onda dei ricordi, seguendo un ipotetico ragazzino medio italiano in quel marasma.

Il gioco è facile: i ricordi condivisi funzionano sempre. Chiunque abbia vissuto quegli anni ha dei ricordi più o meno simili perché ha vissuto più o meno le stesse cose. Ha visto, gioito, goduto e si è meravigliato, di fronte al’arrivo dei robottoni giapponesi, delle BMX, dei Masters, dei film d’avventura di Indiana Jones e dei Goonies. Ha giocato a pallone nei campetti con gli amici, ha bazzicato le sale giochi che spuntavano come funghi e ha visto nascere e morire i Paninari, quei fighettini filo-americani con i vestiti firmati

Negli anni ’80 abbiamo fatto tutti più o meno le stesse cose, l’unica cosa che cambiava era la latitudine a cui le facevamo e con Il Potere Di Grayskull si sorride e scappa pure la lacrimuccia a ricordare quanto eravamo ingenui.

Chi conosce Doc Manhattan dal suo blog ha ben presente il linguaggio che usa e i giochi di parole che fa sul blog e quindi sarà già abituato se gli capitasse in mano il libro. Chi non lo conosce, invece, farà un po’ fatica ad abituarsi, perché la scrittura di Doc è così: diretta e molto personale. Bisogna andarle incontro e cercare di farla propria per seguirlo fino in fondo, sorvolando sulla punteggiatura non proprio impeccabile e la costruzione dei periodi un po’ fantasiosa, perché è un libro scritto più di pancia che ragionato, anche se il linguaggio da blog che usa di solito è stato notevolmente smussato.

L’unico dubbio che ho avuto leggendo Per Il Potere di Grayskull è stato: ma a parte i fan del blog, a chi potrebbe interessare? A chi è diretto questo libro?

Probabilmente a quella fascia di trenta/quarantenni che gli anni ’80 li hanno vissuti sulla propria pelle e che quindi capiranno tutti i riferimenti e se lo godranno a pieno.
I più giovani probabilmente ne capiranno la metà e rideranno delle enciclopedie, del Commodre 64 a cassette, della storia dell’avvento dei robottoni e di tutte quelle cose che non esistono più o che si sono trasformate in internet, nelle console dalla grafica fotorealistica e nei manga che riempiono edicole e fumetterie.
I più vecchi probabilmente alzeranno gli occhi al cielo pensando a quella masnada di ragazzini vestiti male tutti uguali.
Mia madre potrebbe piangere ripensando a come ero io in quegli anni, quando continuava a chiedersi cosa aveva fatto di male per mettermi al mondo.

Per quello che è durato, un centinaio di pagine scritte grosse, è stata una lettura piacevole sul’onda dell’amarcord e l’unica critica che posso rivolgere è che forse si poteva parlare meno delle trame dei film e dei telefilm di quegli anni, per andare a vedere le reazioni che essi suscitavano sul ragazzino medio degli anni ’80. Di cosa parla I Goonies lo sanno anche i sassi ormai, quello che abbiamo provato vedendolo invece è una storia molto più interessante.

 

 

Scritto da: MrChreddy

"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"

8 pensieri su “Per Il Potere Di Grayskull – Meraviglie E Mostruosità Degli Anni ’80

  1. Oggi comincia il mio riscatto: primo commento al tuo più recente post! :D

    Conosco il blog di Apreda e lo trovo molto divertente, ma da quello che ho capito tramite questo post il libro in questione sembra qualcosa che avrebbe potuto scrivere (magari pure in un italiano più corretto) qualunque ragazzino nato tra il 1975 e il 1980 circa i suoi ricordi e le sue impressioni di quegli anni.

    Cioè o ti sei dimenticato proprio di dire se il libro è bello, brutto, divertente, inutile, ecc, oppure semplicemente non è nulla di tutto ciò ed è semplicemente quello che ho capito io e che ho espresso prima.

    Nonostante ciò, come membro onorario del Club dei nostalgici dalla lacrima facile e dal cuore tenero probabilmente mi piacerebbe molto :)

    • No, non mi sono dimenticato, è che proprio il libro è quello che dico: un viaggio tra i ricordi di un ragazzino medio degli anni ’80. Può essere bellissimo se sei dell’età giusta e hai anche tu quelle esperienze, oppure può non piacerti se non rientri in quella generazione.

      Non ho detto che non è in italiano corretto, ho detto che Apreda ha il suo stile e il suo linguaggio che non va incontro al lettore, ma è il lettore che deve farsi incontro all’autore. :D

      Poi, sì, non è un libro così personale che avrebbe potuto scriverlo solo lui, ma, ad esempio, io l’avrei scritto in modo totalmente diverso ;)

  2. In realtà non si giocava “nei campetti”
    quelli vennero dopo.

    I campetti segnarono l’imborghesimento del giocatore di calcetto medio.

    Da ragazzini si giocava ovunque:
    per strada, sull’asfalto
    nell’erba (gran lusso, faceva molto “partita vera”)
    nella terra
    nella polvere
    in mezzo alla monnezza
    sulla sabbia
    tra le pietre

    (le piastrine del sangue che confluivano alle mie ginocchia sbucciate avevano formato un sindacato per rivendicare una più giusta regolamentazione delle ore di lavoro)

    o sui pianerottoli di casa
    o nei cortili
    o davanti ai cancelli
    ai garage
    ai passi carrabili
    ovunque si potesse ipotizzare una porta virtuale.

    E, soprattutto, giugno era il mese principe di queste interminabili partitelle

    scuola appena terminata
    troppo presto per la balneazione
    bioritmi ancora scolastici (ci si svegliava comunque alle 7.30)

    e allora giù infinite partitelle con palloni di gomma o di spugna
    (che quelli buoni, sul bitume, si rovinavano)

    stando attenti a non alzare troppo la palla
    e non rovinare le piante del balcone del primo piano
    “altrimenti-la-signora-di-sopra-ce-lo-buca”.

    Che bello.

    • Confermo, Messere!

      Le saracinesche dei garage erano porte naturali perfette. Altrimenti ci si mettevano le felpe, sassi, qualsiasi cosa.
      Io giocavo praticamente ovunque tranne che nei campetti!

      Quelli sono arrrivati all’inizio dei ’90 per me, fatti in un cemento particolare che bruciava la pelle peggio del sangue di uno xenophormo :)

      Cosa darei per tornare a quei pomeriggi infiniti di pallone…

    • e rigorosamente senza urlare che “se no la signora anziana ci sgrida perchè non riesce a riposare”

      per il resto concordo…mai giocato in un campetto!

      noi ci si improvvisava anche giocatori di hockey (più tardi quando ci hanno asfaltato la strada e potevamoa ndare coi pattini, anche perchè non c’era più gusto a giocare a pallone, non si sollevava più la terra e mia nonna non ci urlava piu di non calciare che si alzava terra…e non ci lavava più con la canna dell’acqua) con scope e palline fatte di qualunque cosa… inclusa la carta quando la suddetta nonna ci aveva confiscato tutte le palline…

      uuuuffff voglio tornare bambinaaaa

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