Spazio Profondo il Dylan Dog 2.0

Dylan Dog - Spazio Profondo

Il metaforone della nascita in copertina

Dopo una vita torno a parlare di fumetti e, per la prima volta in assoluto, parlo di Dylan Dog.

L’evento è il tanto atteso primo numero del nuovo ciclo: Dylan Dog – Spazio Profondo.

Andrò con i piedi di piombo nel parlarne, in quanto, se si dice una cosa sbagliata o non in linea, si finisce per diventare degli agnelli sacrificali in giro per l’internet.

Cominciamo con un po’ di storia.

Dylan Dog è uscito per la prima volta nel 1986 per la Sergio Bonelli Editore. Inventato e scritto da Tiziano Sclavi, ha avuto, nel giro di pochissimo tempo, un successo enorme, tanto da diventare un fenomeno di massa e un fumetto di culto che ha fatto parlare chiunque, psicologi, sociologi, giornalisti, scrittori, panettieri e scienziati a vario titolo.

Dylan Dog - Nuovo Ciclo

Comodi, comodi…

Forse era la novità, forse era il personaggio davvero riuscito, forse il genere horror trattato con tutto il rispetto che meritava, forse era il fatto che il fumetto di Dylan Dog finalmente offriva qualcosa di giovane da leggere a una generazione a cui fregava poco e niente dei classici Bonelli e non si rispecchiava in pistoleri e spiriti con la scure, ma quel fumetto spopolò a tal punto che, a un certo punto, sembrava non si parlasse d’altro. Dylan Dog era ovunque e la Bonelli cominciò a fare dei festival horror in cui proiettava i film più o meno attesi in anteprima: il Dylan Dog Horror Fest.

Per noi appassionati erano una manna dal cielo. Il festival era diventato così importante che arrivavano anche star d’oltre oceano per presentare i loro film. Gente, giusto per citare i primi che mi vengono in mente senza dover scartabellare il mio album degli autografi, come Bryan Yuzna, Robert Englund e Bruce Campbell con una copia nuova nuova e non ancora ultimata, nel montaggio ed effetti speciali, de L’Armata Delle Tenebre.

Dylan Dog Horror Fest

I migliori anni della nostra vita…

Il fascino di Dylan Dog, come personaggio, era innegabile. Io, negli anni ’90, ci sono caduto con tutte le scarpe e mi sono innamorato di quel fumetto.

Poi, più il personaggio cresceva in popolarità, arrivando a essere il secondo fumetto della Bonelli più venduto dopo l’inossidabile Tex, le storie cominciavano a calare di qualità. C’era ancora qualcosa di buono e ogni tanto una perla saltava fuori, ma per il resto languiva nella mediocrità e, soprattutto, sembrava tutto già letto.

Personalmente ho abbandonato Dylan Dog con il numero 104.

In tutti questi anni, Dylan Dog non è mai cambiato. Ha sempre proposto le stesse “vecchie” storie. Ogni tanto mi capitava in mano il numero nuovo, cominciavo a leggerlo sperando di ritrovare la fiamma di una volta, anche perché un po’ Dylan mi mancava, ma mi schiantavo contro il muro dell’immutabilità bonelliana. La Morte, la Morte, la Morte, la Morte, ogni tre vignette si citava la Morte, la storia era scopiazzata male da un film vecchio come il cucco che era già stato sfruttato altre volte in altre salse, battute stucchevoli di Groucho, sangue gratuito e le immancabili scopate occasionali con quella che alla fine, immancabilmente, era la vittima o la carnefice dell’avventura. Tutta roba che mi affascinava a 13 anni, quando facevo finta di essere depresso e ribelle e la mia massima aspirazione era entrare nel Club of 27, ma che “da grande” mi sembrava la solita roba puerile e fine a se stessa.

Come me, questa cosa devono averla pensata in tanti perché ogni mese Dylan Dog perdeva 10.000 lettori circa. Era sempre secondo in ordine di vendita dopo Tex, ma l’emorragia di fan era impossibile da ignorare.

Così, l’anno scorso a maggio, a sorpresa la Bonelli, nella persona di Mauro Marcheselli, nomina Roberto Recchioni nuovo curatore di Dylan Dog, con il compito di dare nuova linfa vitale al personaggio, far riaffezionare i lettori e cominciare un nuovo ciclo di Dylan Dog con storie migliori, al passo con i tempi e, in sintesi, tornare alla qualità di una volta.

Dylan Dog - Recchioni

Moriremo tutti!

La benedizione di Tiziano Sclavi c’è, Recchioni ha il suo folto seguito, i detrattori si scatenano, i fan esultano, i blog e i forum esplodono e tutti attendono questo nuovo Dylan Dog 2.0. Il problema è che un albo Bonelli, dalla concezione all’uscita in edicola, ha dai nove mesi ad un anno di gestazione e il rinnovamento non è proprio una cosa che si può fare un giorno con l’altro.

Così, nel settembre 2014, finalmente esce il primo numero del nuovo ciclo: Dylan Dog – Spazio Profondo.

Dopo non so nemmeno quanti anni, sono tornato in edicola a comprare il fumetto che mi ha fatto innamorare dei fumetti e l’ho letto in bagno come facevo una volta.

Ecco, la prima impressione è stata: “Ma che cazzo è?!” perché la storia di Dylan Dog – Spazio Profondo è una storia che esula completamente dallo stile della serie. Per dire, si svolge nello spazio, anno di grazia 2427 e Dylan è Numero 5, un clone del Dylan originale che, insieme a una squadra di altri cloni di Dylan, geneticamente modificati per esaltare alcune caratteristiche della personalità originale, deve recuperare una nave spaziale alla deriva su cui è successo qualcosa di misterioso.

Dylan Dog - Spazio Profondo - Nicola Mari

L’inconfondibile Stile di Nicola Mari

I disegni di Nicola Mari sono davvero belli. Ha abbandonato il vecchio stile fatto di luci e ombre, mutuato dal mitico Mike Mignola, ma il tratto è inconfondibile, come succede solo per i veri artisti del disegno. La scelta è un po’ obbligata perché questo numero è a colori e non si possono riempire le tavole di grossi campi neri, altrimenti diventa illeggibile.

I testi sono dello stesso Recchioni e, anche in questo caso, lo stile è inconfondibile, con trovate à la Orfani.

Dylan Dog - Spazio Profondo - Nicola Mari_2

– Ora ti dimostro che sei un clone cibernetico. Dammi il pene – Non basta la mano?!

Per esempio, per convincere Numero 5 di essere un clone, la cosa più logica è ferirgli la mano con un bisturi così da fargli vedere che il suo sangue è bianco. Oppure, quando vengono presentati i membri della squadra, scatta il meccanismo schematico da film action:

Questo è Alpha, il tipo timido

Alpha: “Ma cosa mi dici mai…?

Questo è Beta, la macchina da guerra

Beta: “Ti spiezzo in due!

Questo è Delta, il genio della situazione

Delta: “La probabilità che tu sopravviva all’avventura, essendo il protagonista, è pari al 98,7%

Questo è Gamma, l’androide senziente

Gamma: “Ciribirì, Kodak!

Ma al di là di questi schemi, la storia mi è piaciuta. Leggendo le varie recensioni su internet, mi son stupito che tutti abbiano citato solo Alien come fonte di ispirazione, che per un horror ambientato nello spazio è come dire che a calcetto avete preso a calci la palla, e 2001 – Odissea Nello Spazio, che secondo me con questo Dylan Dog non c’entra una ceppa. Mentre nessuno ha detto che la vera ispirazione è palesemente Punto Di Non Ritorno – Event Horizon e il videogioco Dead Space, che a sua volta è ispirato a Punto Di Non Ritorno. Forse si sono tutti fermati all’introduzione al numero scritta dallo stesso Recchioni.

Ma al di là della qualità e le fonti di ispirazione, la cosa che mi ha fatto storcere il naso è stata che questo Dylan Dog – Spazio Profondo sembra più uno speciale avulso dal contesto della serie che un numero della serie.

Come primo numero del nuovo ciclo è, credo, abbastanza fuorviante. Forse ci dobbiamo aspettare che il nuovo Dylan cominci a fare avventure che spaziano tra i generi e le ambientazioni? Oppure questo numero è come un numero zero che vuole dire di non dare niente per scontato?

Dylan Dog - Mai Più, Ispettore Block

Mai più, ispettore Bloch

Un numero di certo è poco per giudicare, bisogna aspettare qualche altra uscita e vedere la direzione che prende il nuovo corso di storie. Già la copertina del prossimo numero è ispirata al quel famoso Spider-Man No More in cui Peter Parker abbandona il suo alter-ego per essere una persona normale. Numero talmente famoso, da essere stato citato ovunque e a più riprese, compreso in Spider-Man 2 di Sam Raimi.

Spider-Man No More

Mai più, Uomo Ragno

Non lo so, però Recchioni è davvero un paraculo, mi ha messo addosso la voglia di prendere almeno un altro numero e vedere come va.

Perché, nonostante tutto, Dylan Dog mi manca.

 

 

 

Tutti i fumetti di cui ho parlato:

Fumetti

Scritto da: MrChreddy

"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"

33 pensieri su “Spazio Profondo il Dylan Dog 2.0

  1. Profondamente deluso da Orfani, ormai ho bocciato Recchioni. Come te, io ho abbandonato Dylan al n. 100, dopodichè aveva ormai, per me, detto quello che doveva dire, e c’era una certa ripetitività nelle situazioni che non mi prendeva più. Ingenuamente spero nell’immortalità di autori come Luca Enoch e Stefano Vietti. Il loro stile inconfondibile, i fumetti belli pieni, la caratterizzazione dei personaggi e delle ambientazioni, sono ad anni luce di distanza da quello che tristemente ho trovato in Orfani, e tu mi confermi in questo Dylan. Fumetti vuoti con battute scarne, prediligono il colpo all’occhio più che alla mente. Ma, come dicevo anche in un altro tuo post (se non erro era una mia risposta su fb allo spiderman), probabilmente sono vecchio io, e non sono abituato allo stile “giovane”, dove, anche nei videogiochi (l’ho già detto diverse volte), ormai non si bada più alla storia, ma alla spettacolarità. Al momento sono tra gli accaniti fan di Dragonero, che, per me patito di fantasy, è un continuo richiamo appunto a tutto il fantasy, dalla letteratura al game, alla filmografia, con un’alternanza giusta tra serietà ed humor e personaggi ben caratterizzati (spettacolare l’orco Gmor, già il fatto che un orco sia compagno di avventura di un umano, ma se poi questo orco è un “letterato” con la fissa della buona cucina da far invidia a Hell’s Kitchen, allora che volere di più). Spero che questo, per me, sopravvalutato Recchioni, che personalmente trovo piuttosto pieno di sè e antipatico (visto a qualche puntata di fumettology, potrei anche sbagliarmi dal vivo, ma questa è l’impressione che mi ha fatto a video), non invada Dragonero, dove per fortuna al momento regnano incontrastate le penne dei sommi bonelliani, e gli inchiostri di disegnatori decisamente al top. Ti caccio questa risposta anche su fb, ad usum di coloro che lo frequentano ;-) . Sempre mitico MrC

    • Fabrizio, di Orfani, la prima stagione, ne parlo credo settimana prossima.

      Recchioni o si ama o si odia, non c’è via di mezzo. E’ uno che si sa vendere bene e ha fatto strada. Ha trovato la formula anche per vendere i fumetti, e di questo ne parlo appunto con Orfani. La applica anche a Dylan da ora in poi. Boh, vediamo cosa succede, non sono prevenuto, tanto ho perso le speranze al numero 104. :)

      Dragonero non lo leggo perché a me la letteratura Fantasy non piace tantissimo, come quella di fantascienza, tra l’altro. :)

  2. stesso mio percorso.. quando lessi il seguito dei “i conigli rosa uccidono” capii che quel vago odore di pesce fuori dal frigo da ben più di tre giorni per una volta non erano le mie scarpe da adolescente..

    mi spiace ma queste subdole manovrine commerciali non mi fregano più.. lascerò che passi del tempo e se il buon Mrcreddy ci dirà che ne vale la pena ci penserò.. come dire “spendi tu come al solito e poi forse spendo anche io” :D

  3. ciao mrchreddy,
    come te ho abbandonato dylan dog anni fa. e all’uscita di spazio profondo sono corsa in edicola a comprarlo. forse più per l’idea di tornare un po’ indietro nel tempo piuttosto che per la speranza di leggere qualcosa di davvero entusiasmante.
    e difatti, purtroppo, la storia non mi è piaciuta un granché. non ci ho trovato niente di incredibile. e il declinare dylan in fantascienza non mi pare abbia cambiato di una virgola le citazioni che hanno ammazzato dylan dog. in questo caso non ho potuto fare a meno di pensare alla serie tv il prigioniero (che era numero sei)…
    non so se correrò un’altra volta in edicola a recuperare il secondo numero dell’era recchioni. so però che la mancanza di fantasia è pari ai precedenti numeri di dylan dog.

    • Il numero, in effetti, è spiazzante. Un Dylan Dog nello spazio. Poi uno nel West, uno nel medio-evo, uno nella preistoria, un po’ come il Big Jim che gli cambi l’abito e fa tutto. :D

      Non so, ero curioso, ho trovato una storia avulsa dalla serie e mi ha un po’ interdetto. Leggo il prossimo e vedo come va, al massimo smetto di ricompralo un’altra volta.

      Grazie di essere passata e aver commentato :D

  4. Spaizo profondo non mi ha particolarmente colpito. E’ il solito collage di “citazioni” (Allien, Event Horizon) e di luoghi comuni, narrativi e non, che risultano poco digeribili al lettore stagionato e smaliziato. Il prossimo numero, a mio opinabilissimo parere, parte male fin dalla copertina: qualcosa di originale, no? Per non parlare della sceneggiatrice: la sopravvalutatissima Barbato, che ho sempre ritenuto essere concausa dell’affossamento di Dyd.

    • Ciao Diego, io sono curioso e una possibilità gliela voglio dare, ma una sola, perché il vecchio Dyd mi manca. Ma forse ho proprio nostalgia di quel tempo lì :D

      La Brabato non la conosco come sceneggiatrice, ma da quello che dici è una dei tanti che sono lì chissà come e chissà perché e la loro opera è uno dei motivi del tracollo della serie. Ai tempi mi ricordo che c’erano Montanari e Grassani, i loro disegni mi facevano male al lobo frontale del cervello e perdevo diottrie, tanto erano brutti, ma lavoravano perché della vecchia guardia, erano veloci e li usavano per i numeri doppi e pii, sai com’è, “tenevano famiglia”.

      Ripeto, un’ultima chance non la si nega a nessuno, poi se non va, parteciperò anche io al funerale di Dylan Dog :D

      • Anch’io ho voluto dargli una seconda occasione infatti, dopo anni, sono tornato in edicola a comprarlo. Prenderò ancora qualche numero sperando, non in un ritorno alle origini perché sarebbe chiedere troppo, ma almeno in una qualità più elevata. Gli ultimi numeri che ho letto erano di livello adolescenziale…

        • Le origini ormai sono andate.

          La qualità invece potrebbe tornare, anche se il personaggio è quello, le situazioni sono incancrenite e i comprimari pure.

          Sì, livello adolescenziale è dire poco. A me ha fatto cagare pure Mater Morbi, che tutti osanno come il miglior numero di Dylan Dog, che tra l’altro è scritto dallo stesso Recchioni.

  5. Anch’io subii il fascino di questo fumetto e non poco, ma, a differenza vostra, non sono ferrato. Quindi posso dare solo le mie impressioni e dire perché dopo una decina di numeri l’ho abbandonato. Molto prima di arrivare ai 100

    Innanzitutto, un indagatore dell’incubo non è passivo. La passività del personaggio, così la vedo, la trovo patetica, plastica. Un personaggio che continua a rimanere in balia di eventi e accadimenti, di cui in realtà non è protagonista …

    … in questo fumetto io ci vedo soltanto lo sfondo a essere ATTIVO … lui invece è un pirla che gira e subisce ogni cosa, dove le sue scelte non sono altro che inevitabili, per forza maggiore. Non c’è volontà in Dylan Dog (inteso il protagonista, non il fumetto) … man mano l’ho riconosciuto sempre più come un pirla, uno sfigato che rimbalza come una pallina dentro un flipper. Col senno di poi, ho compreso che anche il primo anno con cui l’ho seguito, ero stato vittima di furbata editoriale senza avere in realtà qualcosa da dire. Ma solo fare eco alle suggestioni di massa, senza evolverle.

    Per quel che concerne la grafica e riportando tutto a un discorso in generale; dopo quella nei fumetti Marvel e DC, insieme ai “Layout” e hai tagli così dinamici … non trovo niente di altro che riesca ad accattivarmi. Trovo tutto il resto scadente. Anche le immagini postate di questo nuovo Dylan Dog a colori, le rovo spente. Piuttosto, il vecchio bianco e nero di TEX … quello sì…

    … può essere una mia mancanza, ma nei fumetti, a differenza che nei film, anche la storia più bella se non ha una grafica che mi piace, non mi dice niente. Il film invece può essere fatto male, ma se la storia è importante, comunque l’apprezzo.

    • Sì, Dylan è sempre stato in balia degli eventi, ma era il suo modo di essere, un po’ nichilista e un po’ tetro.

      Finché storie e ambientazioni erano belle non lo notavi, quando quelle hanno cominciato a scricchiolare i limiti del personaggio son venuti fuori prepotenti :)

      Per il disegno, ognuno ha i suoi gusti. Questa è la scuola italiana, meno dinamica di quella americana e meno artistica di quella francese, una via di mezzo.
      Considera, però, che i Bonelli sono fumetti “popolari” che non hanno velleità artistiche, devono solo riempire la mezz’ora che stai per conto tuo sul cesso. A me alcuni disegnatori piacciono, certo, poi ne preferisco altri, soprattutto gli stranieri :)

  6. Come al solito sembra che vivo nello spazio…tanto per restare in tema :D nn ne sapevo nulla, adoravo Dylan Dog e ricordo con grande nostalgia Dylan Dog Horror Fest..che dire…GRAZIE GRAZIE GRAZIE e ancora GRAZIE MrChreddy…se nn ci fossi tu!!!!!!!!!!!!! :-)

  7. Da assiduo lettore (li ho letti praticamente tutti), posso dire:

    il grande segreto di Dylan Dog è stato ed è il personaggio.

    Mi spiego:
    era finalmente un vero antieroe.
    Dylan Dog è ognuno di noi.

    Non è atletico, non ha superpoteri, non è straricco, non è famoso
    (anzi, gli danno del ciarlatano)

    non ha una famiglia, non ha un gran lavoro,
    non ha manco un cellulare.

    E non è manco perfetto, è un ex alcolista.

    Incarna l’uomo arrivabile, riproducibile, emulabile.

    Ha molte donne, ma non è uno sciupafemmine, ci crede tutte le volte.
    Ha un auto d’epoca che non cambierebbe manco con una Ferrari.

    Dylan Dog ha successo (dentro e fuori il fumetto) perché è un personaggio “raggiungibile”
    e maledettamente coerente al suo stile.

    Questo numero l’ho letto, come tutti gli altri, e, vi dirò, pur odiando le storie nello spazio
    non mi è dispiaciuto.

    Perché all’inizio credevo che lo stessero trasformando in Nathan Never, e mi stavano venendo i capelli bianchi,
    poi ho visto che il personaggio è rimasto integro e quindi mi sta bene se, per una volta, gli hanno cambiato il contesto.

    Ovvio che spero non lo astraggano troppo spesso da quello che è, e deve restare, il suo contesto.

    (però il nome della navicella “Beckham” se la potevano risparmiare…)

    • Satanasso, quello che è dici è giusto. Ma sempre passivo rimane. Sempre pallina dentro un flipper rimane. A me non interessa il vincente, non interessa il figo, non m’interessa – a prescindere – pormi in un transfert con chi fa cose che io non potrei mai fare …

      … Dylan Dog lo trovo, non offenderti, patetico. E ti assicuro che ci sono cascato con tutti i pantaloni all’inizio, l’ho letto per molto tempo, poi mi sono accorto di quello che oggi vedo per bene come una gran presa per il culo …

      … se vuoi ho le prove per dirti che quei personaggi che descrivi esistono e io li adoro, basta vedere Charlie Chaplin e il suo personaggio, cui puoi applicare tutto quello che hai scritto, ma lui è attivo, ci prova, non è in balia degli eventi, a suo odo è guerriero e prende a calci in culo la polizia, non è ironico per nascondere sé stesso e, secondo la logica del suo personaggio, si mette in prima persona …

      .. invece Dylan Dog, l’indagatore che non indaga un cazzo, secondo la logica del suo personaggio, rimane pirla, in balia, sbatte qua e là come un ignavo e se non fosse per il fisico attraente del “bel tenebroso”, non se lo scoperebbe nessuna. Non si conquista nulla. Nè le vittorie né le sconfitte.

      Questo non significa che io mi nasconda dietro un dito, e ammetto candidamente che i supereroi mi trasportano in antitesi a ciò che hai descritto prima e lo rispetto. Infatti apprezzo gli uni e gli altri modelli. Ma devono essere comunque uomini, non burattini con fili invisibili. Anche il personaggio più umano e a noi simile nella quotidianità, deve avere dignità. D.D. non ce l’ha.

    • Concordo pienamente sul personaggio.

      Ma limitare il successo della testata “solo” a lui è un po’ restrittivo.

      Quando uscì era un punto di rottura con i classici Bonelli, qualcosa di nuovo che piaceva in modo trasversale ai nuovi lettori e ai vecchi.
      L’horror era quasi una scusa per parlare d’altro e ci riusciva egregiamente con numeri che erano dei piccoli capolavori come, mi sono rimasti, Johnny Freak e Il Lungo Addio. Quelli, anche se fisicamente lo erano, si elevavano dal fumetto popolare che produce la Bonelli.

      Poi con gli anni è diventato horror e basta.

  8. Ciao, Messer Satanasso: d’accordo con te sullo Spice Boy, diventato Space Boy in quanto epònimo della navicella “albionica”.

    Nel caso del nord-irlandese George Best, viceversa, credo che tale riconoscimento (proprio in apertura) si possa considerare ampiamente meritato.
    A motivo delle sue virtù umoristiche non meno che di quelle calcistiche:
    – Ho speso molti soldi per alcool, donne e macchine veloci…Tutto il resto l’ho sperperato.
    – Non so se è meglio segnare al Liverpool o andare a letto con Miss Mondo. Per fortuna che io non ho dovuto scegliere.

    Un’altra cosa da ponderare diversamente, secondo me, era il numerale della sovrana futura: “Victoria XXIII”.
    In quattro secoli (la vicenda è ambientata nel 2427), trovo arduo presupporre che si siano succedute, sul trono dei Windsor, oltre venti eredi femmine e tutte chiamate Victoria.

    SPOILER ALERT
    Possibile obiezione: i sogni sono per loro natura svincolati dal realismo, e sovente del tutto strampalati.
    Ciò nonostante, conservo la mia perplessità giacché, in «Spazio profondo», il piano onirico di quanto narrato deve rendersi manifesto – manifesto? – soltanto nelle ultime tavole.
    (Chiedo venia, naturalmente, ove mi sia sfuggito qualcosa).

    • Ciao Marco,
      ti dico subito:

      “Non so se è meglio segnare al Liverpool o andare a letto con Miss Mondo. Per fortuna che io non ho dovuto scegliere”

      è una battuta meravigliosa, m’hai ribaltato.

      Piccola provocazione:

      e se il Best citato fosse Pete Best dei Beatles?

      • Appena vidi “UK-Best” (e quindi assai prima di leggere “Beckham”), pensai immediatamente allo storico fuoriclasse del Manchester United, e della nazionale Ulster, ma l’ipotesi che tu affacci è plausibilissima: in tutta franchezza, avendo colpevolmente trascurato il primo batterista dei Beatles, sentivo io stesso la mancanza di una citazione dalla line-up dei medesimi (baronetti, oltre tutto) che equilibrasse quella di Mick Jagger.

        Prendere il nome dal successore di Pete Best, per un’astronave, sarebbe stato addirittura più calzante: “UK-Starr”.
        Tra l’altro, Roberto Recchioni ha intitolato “Ringo” – uno dei personaggi – l’intera seconda stagione di «Orfani».

        Comunque sia, il richiamo del cazzeggio aveva fatto sì che mi accodassi alla battuta finale sul campione di football più recente, marito della nuova regina Victoria; però tengo a precisare che sottoscrivo in toto la tua disamina generale su Dylan Dog e lo specifico parere su «Spazio profondo».

        Aggiungo solo due piccole notazioni personali:
        – la mia storia preferita di Recchioni sceneggiatore è «Il Giudizio del Corvo» (2012), in cui egli riprendeva il personaggio di Axel Neil, gigantesco serial-killer anni ’80 (ho una predilezione per lo slasher), dalla propria short-story d’esordio – a colori – «Fuori tempo massimo»;
        – poiché il pensionamento dell’ispettore Bloch mi immalinconisce di brutto (leggo Dyd dal 1986), quanto a suo tempo quello del ragionier Fantozzi (che pure continuò la serie), sono contento che il Rrobe e la Bonelli abbiano saggiamente deciso di conservare lo status quo ante nei volumi della collana Maxi, ribattezzata “Old Boy” e promossa alla cadenza quadrimestrale.

        MrChreddy, puoi confermarci l’impressione che anche questa doppia continuity sia piuttosto debitrice della Marvel e di Spider-Man in particolare?

        • Sìsì, l’ha già fatto la Marvel.

          Recchioni, per quanto possa essere antipatico e tutto quello che vi pare, non è stupido e la regola del: cambiare tutto perché tutto resti uguale, la conosce bene.
          Bloch andrà in pensione, ma secondo me non uscirà dalla serie.

          Insomma, inseriranno dei personaggi nuovi, il primo è un nuovo ispettore, probabilmente donna e probabilmente figa, e quelli di contorno rimarranno semper fidelis, anche se più marginali.

          Comunque le citazioni, secondo me, sono meramente calcistiche. Però non vorrei sbagliarmi :D

    • A contare le Victorie proprio non ci avevo pensato :D
      Probabilmente sono morte tutte giovanissime XD

      L’espediente del “E’ tutto un sogno, mi sveglio e, sorpresa!, è la realtà” è vecchio come il cucco.

      Qui comunque quell’espediente non è usato. E’ Dylan Dog che è all’inferno e “sogna” di essere il Dylan del 21 secolo che ha sognato di essere quello del 2400. Poi si sveglia e scopre che non è un sogno per un cazzo. :)

  9. Sono arrivato a questo articolo cercando su Google “Spazio profondo Event Horizon”. Vedi un po’ tu. E giusto per aggiungere un po’ di originalità, ho abbandonato DD al numero 100 :-)

  10. Ciao, anche io sono arrivato a questo bellissimo articolo per vie traverse. Molto belli anche i commenti. Anch’io amavo DD e l’ho abbandonato verso il n.100. Anch’io ho comprato Spazio Profondo per qualche motivo imprecisato. Che tristezza, non ricordo nemmeno se ho finito di leggerlo. Dylan Dog era Tiziano Sclavi e le sue ossessioni. Rileggere le sue storie degli anni 80 mi piace ancora. Tutto il resto non è Dylan Dog. È solo un clone nel futuro come quello di Spazio Profondo?

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