American Sniper la morale è sempre quella: fare la guerra fa bene all’America

American Sniper

Buon anno a tutti!

Nemmeno è cominciato che sono già andato al cinema un paio di volte a vedere due dei tre film che mi ispiravano, usciti ovviamente tutti insieme.

Oggi parlo di American Sniper di quel vecchio leone di Clint Eastwood, da cui mi aspettavo grandi cose, in parte mantenute, in parte deluse.

Come al solito, il post è spoiler free.

A volte ho come la sensazione che gli americani scatenino guerre per due motivi principali:

1) Il petrolio e i soldi

2) Alimentare Hollywood fornendo nuovi scenari per alimentare le sceneggiature

Se il punto uno non è proprio una sensazione, ma un dato di fatto, sul punto due ci si può ragionare.

Ormai il Vietnam è un lontano ricordo, sono passati quasi quarant’anni e i reduci sono così vecchi da non essere più tanto interessanti. Poi di film sulla guerra in Vietnam sono così tanti, che la gente è ormai stufa e, proprio perché è così lontana, le nuove generazioni pensano sia un’invenzione cinematografica, ormai.

Della guerra in Corea poi non parliamone, ancora più lontana nel tempo e nei ricordi. Anche se gli americani un po’ ci stanno pensando a cercare di far diventare la Corea del Nord il nuovo nemico da odiare, sempre per alimentare Hollywood. Solo che non è proprio credibile un nemico il cui dittatore assomiglia a un personaggio di un anime di Akira Toriyama.

Però, per fortuna, la guerra in Iraq è fresca nella mente di tutti, anche perché non è ancora finita. Ok, ufficialmente non è proprio una guerra, ma l’esportazione coercitiva della democrazia a suon di carriarmati e pallottole, però io sono uno pragmatico e se due gruppi più o meno militari si sparano addosso e si bombardano, io la chiamo guerra.

Come ogni guerra americana che si rispetti, genera vittime e genera eroi. American Sniper parla proprio di un tipico eroe americano, il miglior cecchino che la guerra in Iraq abbia mai visto, all’attivo 160 uccisioni con il fucile di precisione. Insomma, un mito.

American Sniper - Bradley Cooper

– A quanto stiamo? – 150 a 1 signore!

Un mito vero e proprio, perché è la storia veramente vera di Chris Kyle, Navy SEAL per un colpo di testa, eroe sul campo per la sua mira infallibile ed eroe americano per una tragica fine.

Peccato, però, che il film di Clint Eastwood sbagli completamente il bersaglio, mancando di una componente fondamentale, in questo genere di produzioni: la morale.

Non dico che debba fare una morale su quanto ho appena scritto, ma dico che dovrebbe avere una morale. Ossia, American Sniper, dovrebbe dire qualcosa sulla guerra, o sui soldati, o sui reduci, o su qualcosa, invece non dice niente.

Eastwood sfodera la miglior regia possibile per mettere in scena un film action di guerra incentrato su un eroe, ma non si muove da lì. Non insinua mai il dubbio che sia giusta o sbagliata, anzi, il male è proprio là e va debellato in qualsiasi forma esso sia, pure quella di un bambino. Non c’è alcun tipo di dubbio, non c’è alcun tipo di ripensamento, l’America è nel giusto e tutti gli altri sono pupazzetti stronzi che non hanno capito un cazzo e devono essere abbattuti a colpi di fucile.

Clint Eastwood

La guerra, ragazzi, fate la guerra!

Va bene. Posso anche accettare questa visione così guerrafondaia di un ultraottantenne così innamorato del proprio paese da non vedere oltre il proprio naso.

Però, ecco, vedere i reduci contenti di aver perso gambe, braccia, palle e una vita normale per aver servito il proprio paese, mi fa un po’ specie. Vedere il nemico dipinto in modo così malvagio da avere persino un boss finale bastardissimo da abbattere in singolar tenzone, degna de Il Nemico Alle Porte, mi sembra esagerato.

Soprattutto quando il nemico malvagio si è visto invadere il proprio paese ed essere messo alla gogna per dubbie motivazioni. Sì, sono pragmatico e la chiamo invasione.

Va bene che mi fai rivedere le Torri Gemelle che vengono giù, però, insomma, bisognerebbe che tutti fossimo allineati nel pensare che quello che ci hanno detto su quell’evento sia davvero ciò che è successo. E forse non siamo proprio tutti allineati.

Ed è questo il vero problema di American Sniper, dare per scontato che tutto ciò che succede nel film sia giusto e non ci sia nessuna recriminazione da fare, o dubbio, non solo da dipanare, ma nemmeno da insinuare.

Se devo essere sincero, sono uscito dal cinema e non sapevo che dire del film. Ero completamente attonito e muto di fronte a ciò che avevo visto. Non per niente, ma perché non capivo il senso di fare American Sniper se non per fomentare le nuove generazioni di possibili soldati.

Ok, Chris Kyle, un Bradley Cooper imbolsito e quasi irriconoscibile senza il suo classico fascino, è una figura interessante di cui parlare, ma anche lì c’è poca introspezione, la minima indispensabile, ed è tutto incentrato a costruire l’aura di leggenda di questa persona. Peccato, perché all’inizio del film Eastwood ci prova a caratterizzarlo, con un padre di un certo tipo, che fa discorsi di un certo tipo; un bibbia e la dualità tra bene e male; un fratello in ombra e pecorella che a un certo punto, però, sparisce dal film e non se ne ha più traccia.

Insomma, credo che dopo averci ragionato su una sera e dormito su una notte, posso dire che American Sniper non mi è piaciuto. Forse sono troppo poco americano. Forse sono troppo poco guerrafondaio. Forse sono troppo poco per gli eroi di guerra, a meno che non si chiamano Rambo.

Non so. Forse bisognava dargli tutt’altra impostazione.

 

 

Tutti i film di cui ho parlato:

Nerdcensioni

Scritto da: MrChreddy

"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"

36 pensieri su “American Sniper la morale è sempre quella: fare la guerra fa bene all’America

  1. GRAZIE. Io pensavo di che fosse proprio quello che volevi tu, una roba antiguerraia con un po’ di introspezione. Grazie ancora per avermi evitato una chiavica.

  2. credo faccia parte del tipo di cinema che ha fatto, fa e farà eastwood evitare di “schierarsi”. almeno in maniera plateale. perchè eastwood non è dio e non può sapere ciò ch’è giusto/vero e si limita a mostrarcelo. a mostrarci quel che accade.

    ed è questo il bello oltre alla regia geometrica e precisa.

    eastwood è uno degli ultimi rimasti a essere sincero

    non ho ancora visto il film ma volevo semplicemetne segnalarti “questa cosa”. pensa a mystic river, ai film su iwo jima, eccetera.
    forse tu hai guardato questo film pensando che dicesse quello che tu volevi sentirti dire (e nel post l’accenni anche con evidenza) a proposito della politica statunitense, sull’11 settembre eccetera.
    sarà per questo che t’ha deluso?

    • Blueberry, ciao.

      In realtà Eastwood con questo film si schiera eccome. Anzi, è proprio un inno alle azioni militari americane, buone, giuste e belle.

      Il nemico è definito e cattivo, gli americani sono sempre nel giusto.

      Non mi è piaciuto perché non c’è un filo di autocritica né il minimo dubbio su ciò che hanno sempre fatto. secondo me, nel bene e nel male, è anche giusto farsi un minimo di autocritica.

      Letters From Iwo Jima non li ho visti.

      • Avrei scritto la stessa cosa detta da blueberry, ossia se forse la volontà di clint fosse proprio di non schierarsi e lasciare l’opinione allo spettatore, ma tu hai già risposto, e questo è quanto. Un pò mi delude, dal momento che in suo precedenti film mi era sembrato dare un messaggio diverso. Purtroppo, da accanito consumatore di serie tv, ultimamente ho notato come anche in queste, come ad esempio ncis, ricorre il tema della guerra giusta, come se il cinema e la tv americana volessero giustificare a tutti i costi le azioni del loro Paese, come non fosse chiaro, come tu hai detto nel tuo articolo, che troppo spesso le motivazioni sono state economiche, con tentativi di velarle dietro alle azioni umanitarie di difesa dei diritti. Boh. Saremo sbagliati noi?

  3. Si gli americani nei film sono sempre nel “giusto” penso che Starshipp Troopers sia uno uno dei film che nascosto nel genere fantastico parlava della guerra infatti il regista era europero,ma comunque se guardi alcuni dei loro programmi gli americani sono fissati sui soldi e il patriottismo esagerato,guarda il wrestling hanno fatto passare la Bulgaria come alleata di Putin,perchè?

  4. Una prova di maturità, Chreddy. Devo farti i miei complimenti più sinceri per la capacità di toccare certe corde e si nota (per chi lo sa cogliere) tra le righe, la tua onestà intellettuale – nel tessere un “articolo/recensione” di questo calibro. Trattato con una leggerezza da amante del cinema, con la profondità di occhi filosofici precisamente calibrati e una volontà a inquadrare il problema con una sensibilità che ormai è senza alcun dubbio una merce rara nei Blog e nei Siti ….

    …. un tassello che porta questo posticino di nicchia a uno stadio superiore di delicata professionalità, senza tralasciare la passione e il cuore dei nostri sentimenti.

    Brindo alla tua

  5. Una cosa però non capisco:
    per quale motivo un film deve per forza avere una morale?

    Voglio dire:
    Clint Eastwood ha fatto film come Lettere da Iwo Gima o Gran Torino,
    il suo sceneggiatore più presente è Paul Haggis, quello che ha fatto Nella Valle Di Elah

    insomma: non mi pare un guerrafondaio.

    Ora, non entro nel merito del film, perché non l’ho visto, però prendo film come i western di Sergio Leone o il Padrino

    di per sé non condannano le sparatorie o le organizzazioni criminali
    (anzi, in alcuni casi le esaltano)

    semplicemente è un film e racconta una storia affascinante.

    Poi, che gli omicidi, i criminali e le guerre non siano cosa buona
    lo comprendo da solo.

    • Se, vabbè, Satanasso. Parlassimo di un cinepanettone potrei dirti: no, la morale non serve, ma questo è leggermente diverso da un cinepanettone.

      Che poi forse ho sbagliato a parlare di morale, qui c’è solo una presa di posizione a senso unico. Certo nessuno obbliga a fare il contrario, ma non si può pretendere che piaccia per forza così. E a me non piace.
      Sarà che anche ne miei confronti sono obiettivo e ogni cosa che faccio o dico la metto in dubbio per primo, ma, insomma, senza arrivare alla mia autocritica, forse un pochettino servirebbe.

      I western di Leone o Il Padrino sono cose diverse e non parlano solo di sparatorie o di organizzazioni criminali, anche se queste ci sono. Comunque l’esaltazione di queste cose, come se fossero le uniche giuste e importanti, non c’è in quei film. In questo sì.

  6. Su quel che hai scritto sono assolutamente d’accordo ed è anche il mio pensiero: c’è forse un unica scena, della durata di meno di un minuto, in cui un soldato mette in dubbio la presenza americana in Iraq. Poi tutto il resto è a senso unico.
    Però devo dire che in questo modo Clint riesce a farci immergere completamente nella mentalità e nell’ottica del protagonista. Che poi è anche l’ottica di un cecchino (credo), cioè fredda e cinica, il non avere alcun dubbio, alcuna esitazione.
    Secondo me, in un universo parallelo, esiste un film quasi identico, sul cecchino siriano, il suo rivale :)

  7. Chreddy, come OT, volevo chiederti: Hai visto Il ricco, il povero e il maggiordomo? A me è piaciuto, era carino, secondo me AGG hanno toppato solo con Il cosmo sul comò.

      • Secondo me sono veramente caduti solo con Il cosmo sul comò che era una cagata.
        Gli ultimi due mi sono abbastanza piaciucchiati. Comunque sono andato a vederlo al cinema dato che mi avevano invitato e devo dire che non era una cagata come mi aspettavo. Le cose che non mi sono piaciute sono: gag ripetuta del golf, gag della tetta che si sgonfia e il fatto che Giovanni faccia lo pseudosamurai giappofilo che non ha alcun senzo e non serve per la trama.

  8. Comunque anche “Gunny” era una bella sviolinata “americaniuessei”, divertente finchè vogliamo ma veramente troppo sfacciata.
    Ah, gran bel blog, sempre interessante & divertente!

  9. strano. Eastwood è un repubblicano intelligente, guarda flags of our fathers e lettere da Iwo jima (lí addirittura, fece lo stesso film dalla parte degli americani e dei jappo)

  10. A me e’ piaciuto MrChreddy, però concordo su tutto quello che hai scritto, ci ho messo una settimana però a decidermi di ammetterlo qui, mi devo preoccupare? :O

    PS. Preciso che sono pacifista..

  11. Visto stasera.
    A me sembra che il taglio del film una morale la dia, eccome.

    Solo che si astiene dal fare apprezzamenti sulla guerra in Iraq, in sé, ma la guarda dalla soggettiva di un soldato.
    Di uno che, aldilà di qualsiasi considerazione antimilitarista (quale io sono), crede nella patriottica difesa della guerra

    e ne paga le conseguenze.
    Fisiche, psicologiche, etiche, morali e sociali.

    Questo film invita a rispettare chi comunque ha messo a repentaglio la propria vita, anche dopo la guerra, per un ideale, un po’ come Nato il 4 luglio.
    E implicitamente punta il dito proprio contro il governo americano che li ha mandati lì inculcando un ideale che, magari, non è quello che chi è lì crede che sia.

    SPOILER

    E infatti il protagonista non muore per la guerra, ma per le conseguenze della stessa. E non per mano del nemico.
    Ma per mano di un reduce.

    Boh, a me è sembrato abbastanza chiaro.

    Mi aspettavo un’americanata e invece sono rimasto piacevolmente sorpreso.

    Un cinema crudo, quello di Eastwood, che racconta e non orpella.
    E sa assumersi la responsabilità di dare un messaggio forte.

    Well done, Clint.

      • Come ti dico in The Imitation Game, sarà che sono diventato difficile io :D

        Non so, a me non è sembrato e ho visto solo il patriottismo esasperato e tutto quello che si fa in suo nome è buono e giusto.
        Come i reduci contenti di aver perso gambe e braccia in guerra.

        Poi difesa… la difesa la fai quando ti attaccano, se vai tu a sparare in casa di altri, non è difesa, secondo me.

        Poi, boh, forse in questo momento non ho la testa per cogliere…

  12. L’ho visto venerdì sera e a me è piaciuto un sacco. Uno dei film più belli che ho visto ultimamente. Bello, teso, magnificamente diretto. Non mi sono annoiata mai.
    Poi io tutta questa retorica americana non l’ho vista almeno da quello che si legge in giro e anche in questo articolo. E’ una storia umana, di quelle che Eastwood ha sempre raccontato.
    Non mi aspettavo da un americano arruolato nei Navy Seals, che è un corpo di militari d’elite, che ne venisse fuori un film anti-guerra. Che il protagonosta credesse in quello che faceva lo davo per scontato (se no mica uno si arruola in un corpo di militari scelti per fare il cecchino!), però non l’ho mai visto descritto come un esaltato.
    So che Eastwood ha dichiarato che Kyle è un eroe americano (d’altronde Eastwood è repubblicano) però non l’ho trovato affatto un film così schierato.

    • Eh, boh, Firpo, invece io l’ho visto proprio schierato questo film. Ok, un eroe americano, uno convinto in un corpo d’elite, ma nessuno nel film mette mai in dubbio niente. Non che sia obbligatorio, ma, per quanto mi riguarda, mi aspettavo molta meno propaganda :)

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