Birdman l’amore e l’odio per il cinema

Birdman

Dopo un paio di settimane di stop, sono tornato al cinema.

Scusate, ma è un periodo un po’ difficile e ho la testa altrove. Non chiedetemi dove perché non lo so neppure io, sinceramente.

Quale miglior film per tornare al cinema, quindi, di uno da dover vedere bene con la testa come Birdman?

Perché il film di Alejandro González Iñárritu non è solo un film, ma è un’altra cosa che va vista e digerita con calma, senza saltare subito alle conclusioni. La dimostrazione è che, girando in rete, si trovano recensioni entusiastiche e altre che lo ammazzano.

Chi ha ragione tra chi lo ama e chi lo odia? A dire il vero non lo so, io ho le mie opinioni e ve le scrivo senza spoiler sul film.

Birdman è un film piuttosto difficile. Difficile da amare e difficile da odiare. È un film che non si può vedere con distacco e sufficienza se si ama un minimo il cinema.

Iñárritu, senza troppi fronzoli, dirige un’allegoria sul cinema moderno visto attraverso la lente dell’Ego del protagonista, un bravissimo Michael Keaton. Non solo, traccia anche la parabola ascendente e discendente di un attore rimasto incastrato in un ruolo stupido a cui deve tutto e che non riesce a scrollarsi di dosso. Non glielo permette il pubblico e non se lo permette lui stesso.

Birdman è un film introspettivo in tutto, dalle metafore utilizzate, alcune nemmeno troppo velate, alla messa in scena stessa.

Iñárritu utilizza dei lunghi piani sequenza, creati con effetti speciali e il montaggio, per muoversi dietro le quinte di un teatro, nei suoi stretti corridoi, nei camerini, seguendo gli attori dentro e fuori, come se si muovesse dentro un cervello in cui le idee e i pensieri, belli e brutti, vagassero impazziti per poi esplicitarsi davanti al pubblico sul palco, trasformati, metabolizzati, filtrati dal loro viaggio e dalla loro naturale metamorfosi. Niente è completamente lapalissiano e anche il passaggio tra quello che succede davvero e quello che succede nella testa dei protagonisti è labile.

Tutto in Birdman sembra una trasposizione sarcastica della realtà. A partire dagli attori.

Birdman - Conflitto

L’eterno conflitto tra amore e odio per il cinema

Michale Keaton, come dicevo, è un attore che ha avuto un successo strepitoso grazie alla saga di Birdman, un supereroe in voga al cinema tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, salvo poi sparire nel nulla quando ha abbandonato il personaggio.

Edward Norton interpreta una versione esasperata di se stesso, o meglio, delle voci che girano su di lui.

Emma Stone è una giovane tossica disillusa e un po’ nichilista.

Non a caso tutti e tre sono nel giro dei cinefumettoni, genere contro cui si scaglia in modo feroce Iñárritu con il suo Birdman. Ma non è una critica fine a se stessa, è proprio un ragionamento su come il mondo del cinema oggi sia troppo dipendente dagli incassi, dai nomi altisonanti che attirano pubblico, svendendosi.

Però c’è anche altro in Birdman. C’è un ragionamento sulla critica e sull’influenza, o meno, di essa, che a volte parte a priori con già gli articoli scritti in tasca, senza curarsi minimamente di ciò che c’è da vedere sul serio. C’è un ragionamento sul teatro e su come oggi viene considerato da alcuni un ripiego quando il cinema comincia a snobbarli, mentre per altri è un punto d’arrivo importante, la meta da raggiungere. Il palcoscenico è come una calamita per alcuni, l’unico luogo in cui si sentono di esistere sul serio, mentre il resto della loro vita è solo una finzione da portare avanti tra uno spettacolo e l’altro.

Questi sono i motivi per cui amare Birdman.

Birdman - Coscienza

Questa è la tua coscienza che ti parla…

I motivi per odiarlo sono che, fondamentalmente, non dice niente di nuovo. Certo, il modo in cui lo racconta è bello, ma, a me personalmente, le due ore di durata sono un po’ pesate.

Infine c’è il finale che ho trovato, personalmente, leggermente discordante da quanto mostrato fino a quel momento. Forse un pizzico di coraggio in più, o forse un po’ meno buonismo, avrebbero decretato il completo successo del film.

Ma, nonostante l’amore e l’odio che Birdman può suscitare, a mio avviso è un film da vedere. Magari non al cinema, ma almeno dalla poltrona di casa propria perché, benché non dica niente di nuovo, lo dice in modo chiaro e soprattutto efficace.

 

 

Tutti i film di cui ho parlato:

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Scritto da: MrChreddy

"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"

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Informazioni su MrChreddy

Nato da da padre Vic 20 e madre Amiga 500, è cresciuto negli anni '80 allevato da videogiochi, fumetti e film. La sua mente vaga ancora in quell'universo parallelo, mentre il suo corpo si muove in questo rimpiangendo di aver perso tutti i suoi giocattoli di quando era piccolo. Li avesse ancora, ora sarebbe milionario. Precisino della minkia fino al midollo, non è mai soddisfatto di quello che vede, legge, gioca e trova sempre qualcosa che non va o che si sarebbe potuto fare meglio in tutto quello che gli capita tra le mani. Ha la lingua più veloce del cervello, prima parla poi pensa a quello che dice. Anche ore o giorni dopo. Per fortuna le sue idee e paranoie trovano sfogo su questo blog e non sulle macchine di quelli che hanno rovinato i suoi miti d'infanzia. Spielberg e Lucas tirano un grosso sospiro di sollievo e ringraziano per la nascita di Nerds' Revenge, che non hanno voglia di cambiare macchina ogni settimana.

12 pensieri su “Birdman l’amore e l’odio per il cinema

  1. È un film che secondo me verrà dimenticato al più presto. Io l’ho trovato troppo autoreferenziale per avere un duraturo interesse di pubblico. Certo, è girato con intelligenza, ha molti pregi tecnici e attori che lo reggono in piedi, ma se non fosse per gli interpreti protagonisti sarebbe un film tremendamente fallimentare, funziona solo se il pubblico conosce le vite private degli attori in scena i quali fanno una parodia di se stessi oltre che ad inscenare una parabola sulla Hollywood di oggi (mascherandola come una storia sul teatro di Broadway), tutti trucchi narrativi che secondo me sono buoni per chi è nell’ambiente e conosce gli attori (un po’ come “This is the end” un film fatto con gli amici e a loro dedicato e destinato).
    Mi sembra di quei film un po’ pretenziosi studiati per fare l’occhiolino ai colleghi attori e ai critici americani, vincere qualche bel premio in cambio e niente di più.

    È anche di quei film che molte persone descriveranno come film dell’anno su Facebook per apparire intelligenti con gli amici. Magari vince pure l’oscar, non mi stupirei.

    Insomma, nì. Buoni gli attori e la regia ma non lo trovo un film degno di una seconda visione e anche io consiglierei una visione in salotto, decisamente non da spendere soldi ad andare al cinema. Ma del resto quando arriverà in tv tutti si saranno già dimenticati di questo film.

    • Sono d’accordo con te anche se non ho visto il film, ma dal trailer e da quello che ho letto in giro, sto film mi sembra nato da un po’ troppo snobbismo verso i cinecomic, quindi mi sa che sia pretenzioso e autoreferenziale come dici, per cui penso che lo vedrò in futuro a casa per evitare delusioni.

    • Se devo essere sincero, non sono molto d’accordo con te.

      L’autoreferenzialità non l’ho trovata, mentre la scelta degli attori per costruire l’allegoria, invece mi sembra davvero azzeccata.

      Poi ognuno lo interpreta come vuole, a me non sembra così superficiale. :)

      • La scelta degli attori è sì azzeccata, come anche io avevo sottolineato, ma è funzionale solo per chi già li conosce secondo me. È per questo che parlavo di occhiolino ai critici e a chi vive di Hollywood… Da qui l’autoreferenzialità di cui parlavo.

  2. Visto.

    Grosso modo concordo con la recensione del Mister.
    E ci aggiungo che c’è un’ottima regia, piani sequenza ben fatti, ottimi sottofondi jazzati

    ed un Edward Norton finalmente convincente.

    Menzione speciale per la critica ai supereroi
    (di cui, onestamente, io non ne posso più)

    e per lo sbeffeggio ai social media.

    • Ah, già, sì, anche la critica ai social in effetti è semplice, ma pregnante :)

      Però, sinceramente, più che ai supereroi io direi che si rivolge ai blockbuster in generale, quelli studiati a tavolino per macinare soldi. Certo, ora come ora sono i cinefumetti la loro incarnazione, ma il discorso si può ampliare a un sacco di roba :D

  3. Visto!!! concordo senza dubbi sul finale. Il potenziale fin lì raggiunto dal film, è andato sprecato nell’ultimo minuto. Film speciale, che mi ha emozionato tantissimo, e un doppiaggio superlativo (e se lo dico io) …ma non gli perdono il finale. Non ha scusanti. Tutta la vena filosofica e irrazionale del film è andata a puuuttane in un sol momento …

    … il politically correct, alla fine, deve sempre vincere. L’istrionismo e la purezza della sceneggiatura si è piegata e anche lei ha dovuto amare il grande fratello (per chi ha letto orwell).

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