MasterChef seconda stagione: esempi di sociologia spiccia applicata

Oggi permettetemi di prendermi una pausa da film, fumetti, cartoni, videogiochi e tutto il resto per parlare della seconda stagione di MasterChef.

Tranquilli non voglio buttarmi sui reality show, ma sto guardando questo programma e mi sono venute delle stupide e superficiali riflessioni da fare. Non che io sia un sociologo o un antropologo, ma mi sembra che questo reality sia riuscito a racchiudere in sé tutti gli stereotipi umani che affollano il nostro paese.

Praticamente MasterChef è riuscito dove il Grande Fratello ha fallito.
Il Grande Fratello, in teoria, sarebbe dovuto essere una finestra sull’Italia e gli italiani. Avrebbe dovuto mostrare i vari tipi di persone che affollano il nostro paese e restituire uno specchio dell’Italia in cattività, senonché hanno cominciato a riempire la casa di tamarri ignoranti e semianalfabeti, il cui unico scopo è quello di diventare ricchi e famosi per non dover mai lavorare in vita loro… no, beh, forse non ha proprio fallito.

MasterChef, invece ha raccattato gente di varia estrazione sociale, cultura, provenienza, e li ha messi l’uno contro l’altro in un gioco al massacro per accaparrarsi 100 mila euro, scrivere un libro di ricette e realizzare il sogno della loro vita: diventare, manco a farlo apposta, uno chef.

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Looper, chiudiamo il cerchio che c’è corrente

Ieri è uscito “Les Misérables“, musical che andrò a vedere il prima possibile, appena mi rimetto dall’influenza.

Però è uscito anche “Looper” nuovo film sui viaggi nel tempo, con poco Bruce Willis e tanto Joseph Gordon-Levitt, che fa il cosplay di Bruce Willis da giovane.
L’ho visto il week end scorso, siccome mi annoiavo, domenica ho preso il primo volo per New York e l’ho noleggiato, ovviamente in lingua originale.

Ne parlerò in termini gastronomici, questa volta, per rendere meglio l’idea di quello che è questo film.

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