I 5 power up che ho immaginato di utilizzare nella vita reale

Power Up in real life

Quando ci siamo conosciuti qualche mese fa, ho lasciato che fossero le cazzate che scrivo a presentarmi e così, scoprendo subito le mie carte, tra i primi post che scrissi ce ne furono ben due dedicati alle armi videoludiche che ho sempre immaginato di utilizzare avere nella vita reale.
Nel post dedicato alle armi da fuoco il nostro DDD mi fece notare che oltre alle armi ci sono tante altre cose interessanti relative ai videogiochi da poter utilizzare nella vita reale! Oggi sono qui per parlavi di una componente a me alquanto cara i poteri/potenziamenti.

Molto più delle armi, di qualsivoglia natura, trovo i poteri decisamente interessanti, un po’ per il retaggio culturale dei supereroi, un po’ per l’attaccamento emotivo al concetto stesso: fin da bimba ho infatti immaginato di venir fuori dalle situazioni assurde grazie al provvidenziale intervento di un videogiocatore che aveva trovato per me il power up perfetto.
Attenzione però, a questo proposito è necessario fare diversi distinguo. Continua a leggere

Casual, hardcore e radical chic gamers

go play outside

Fin da quando avevo 5 anni sono sempre stata una giocatrice onnivora ed ero già bella e che formata (videoludicamente parlando) quando ho scoperto il meraviglioso mondo delle classificazioni. Io con la tassonomia, proprio come concetto, non ci vado molto d’accordo, e quei folli che leggono questi miei deliri settimanali lo sanno bene: per me non conta assolutamente nulla come una cosa è definita secondo lo standard di qualcun’altro. Per rendere l’idea, Star Wars non è sci-fi e Uncharted non è un adventure.

In realtà questa minchiata shakespeariana che “la rosa profumerebbe lo stesso anche se avesse un altro nome” la pensiamo io e altre 3 persone sul globo, quindi per comunicare con la razza umana mi adeguo e chiudo tutte le cose in tante belle scatole etichettate che così tutti sono più contenti, del resto è sicuramente più facile usare un epiteto monosillabico per descrivere una cosa/fenomeno/persona piuttosto che sforzarsi di capirne le sfaccettature.Tu giochi, ami i videogiochi, adori la fantascienza, leggi tanto, sei secchiona (ormai questo non più)? Beh, allora sei nerd! Ti piace il pc, ti compri stupidi gadget tecnologici, fai il benchmarking sulle schede video e ti arrapi pensando alla risoluzione del 4k? Beh, allora sei un geek.
Continuando l’esempio della classificazione umana poi ci sono i bimbimichia, i newbie (noob, nabbo, niubie, nabboni o semplicemente nub),gli haters, i fanboy, i mezzosangue.. no quelli erano di Harry Potter.

Continua a leggere

Stealth o non stealth, questo è il problema..

Assassins creed  vs mirror edgeAvete presente quella critica, mascherata da modo di dire, ma che suona più come un insulto e che recita: “Tu ti pensi addosso”
Ecco. Io mi gioco addosso. Con questo voglio dire che, esattamente come accade per il cinema, la mia sessione di gioco non termina con la pressione del tasto ON/OFF. Quando smetto di videogiocare accade che il mio cervello continua a elaborare informazioni in background e così mi capita di svegliarmi nel bel mezzo della notte perché mentre scalavo il bastione di Castel Sant’Angelo, tra un salto acrobatico e un presa da lemure mi sono sfondata una rotula. Cose che capitano a tutti…
Con il passare degli anni ho notato che c’è una differente intensità di questi effetti, che varia da gioco a gioco. Immagino che siano diversi i fattori che influiscano: la storia, i personaggi, le ambientazioni, la longevità… ma ciò che accomuna quei particolari giochi da cui proprio non riesco a liberarmi sono le meccaniche di gioco stealth.

Continua a leggere

Isterismi da MMMMMORPG (che le emme non bastano mai)

Prima di entrare nel merito di frecce nelle ginocchia e lingue draconiane, apro il discorso facendo una dovuta premessa. È la prima volta che scrivo qualcosa per Nerds’ Revenge e mi sento in dovere di affermare apertamente tutta la mia scostumatezza: entro a piedi sporchi in casa del povero MrChreddy, inzaccherando tutto e portando a un nuovo livello di rottura di scatole i miei già noiosi commenti, il cui contenuto spesso dissente con l’opinione del padrone di casa e, aggiungo, in genere dissente un po’ con l’opinione di chiunque.  Le premesse, però, possono nascere da due esigenze diverse: grande accortezza nei confronti delle persone a cui sono rivolte (leggasi “grazie Chreddy per avermi lasciato qualche riga di spazio sul blog per condividere, ahi voi, i miei pensieri”), oppure sono semplicemente un modo per mettere le mani avanti, e preparare i destinatari a essere puntualmente delusi da quanto stanno per leggere – un po’ come ha fatto Stephen King col finale della Torre Nera – .

Se qualcuno ha mai letto qualche mio commento sa sicuramente quale delle due esigenze mi ha mosso, altrimenti potete sempre andare avanti nella lettura, a vostro discapito ovviamente, e scoprirlo da soli.

Continua a leggere