Cloud Atlas con la prematurata come fosse Antani

Come forse saprete sabato sono andato per sette ore al cinema e mi sono sparato due film, il primo dei quali è “Cloud Atlas“, di cui parlo oggi, e il secondo è “Django Unchained“, di cui parlerò domani, quindi pazienza.

Di “Cloud Atlas” ho letto e visto molto poco prima di andarlo a vedere, in genere tento di andare al cinema con la mente abbastanza libera da preconcetti. Su Facebook però serpeggiavano i primi verdetti da: “È una cagata pazzesca!” a “Capolavoro assoluto!“, lasciandomi intendere che fosse un film che spacca il pubblico in due e non di facile interpretazione.

La verità, secondo me, sta un po’ nel mezzo, non è un film per tutti, ma non è difficile da capire, soprattutto una volta stabilito se ci sia qualcosa da capire effettivamente oppure no.

Occhio che nel post ho messo un piccolo Spoiler, è debitamente segnalato, non rovina il film, ma decidete se leggerlo o no, in caso non l’abbiate visto.

Cominciamo dall’inizio.

I fratelli Wachowski, o meglio, fratello e ora sorella Wachoski, sono famosi per aver scritto e diretto il primo “Matrix“, lasciando la sensazione al mondo intero di essere dei geni. Sensazione immediatamente sparita dopo l’uscita di “Matrix Reloaded” e “Matrix Revolution“. La sensazione poi si è tramutata in “Ma ce stanno a prende’ per culo?!” dopo l’arrivo al cinema di “Speed Racer“, che hanno visto in 3, due dei quali si sono suicidati nei bagni del cinema. Per loro fortuna nel mezzo hanno prodotto “V Per Vendetta“, così l’uomo qualunque, che va al cinema quando non c’è la partita, pensa che sia loro e in lui persevera l’idea che siano bravi.

Ora, a 4 anni di distanza da “Speed Racer“, si sono messi d’accordo con Tom Tykwer e hanno diretto questo “Cloud Atlas“.

Com’è “Cloud Atlas“?

Su due piedi è un po’ difficile rispondere, tenendo presente che quando presentano un film dicendo “Dai Creatori della trilogia di Matrix” c’è sempre dietro l’inculata, diciamo che è una lunghissima, arzigogolata, visivamente bellissima, ma un po’ pretenziosa SUPERCAZZOLA!

Il film è composto da 6 episodi, collegati tra loro da un sottilissimo, quasi impercettibile, filo e da una morale comune. Nel senso che in una delle storie raccontate uno dei protagonisti legge il libro scritto da uno dei personaggi di un altro episodio, oppure si intravvede il film tratto da uno degli altri episodi, oppure un personaggio è il coprotagonista di un episodio e da vecchio appare in un altro. Insomma una roba che bisogna stare attenti e non sbattere le palpebre, sennò ci si può perdere qualcosa.
Se non avete capito quanto ho appena detto, vuol dire che siete in sintonia con il film.

I sei episodi sono montati con la stessa tecnica di montaggio dei film di Pierino, quelli con Alvaro Vitali che fa le barzellette dal vivo.
Non c’è alcun criterio logico, almeno io non l’ho trovato, forse alla trentacinquesima visione capisco la logica dietro lo stacco di scena/periodo.
Si passa da una storia all’altra continuamente, stacchi su stacchi, andate e ritorni che confondono.
Contando poi che ogni storia è a sé e non c’è un vero collegamento finale, le perplessità su un montaggio così incasinato si amplificano. Quasi che i 3 registi abbiano voluto darsi un tono da grandi autori complicando inutilmente le cose, risultando solo pretenziosi.

Però il senso di smarrimento dura poco, giusto la prima oretta e mezzo, poi mano a mano che si prende confidenza con i personaggi, si capisce tutto… tutto quel poco che c’è effettivamente da capire.

Di tutti gli episodi raccontati, solo un paio sono davvero interessanti, si sarebbero potuti approfondire e sviluppare meglio, tralasciando tutta la restante fuffaglia. La sensazione che di carne al fuoco ce ne sia troppa, ma di qualità scadente, si fa via via più forte con il passare del film.

La mano dei Wachoski si vede in tutta nella verbosità dei dialoghi e nella loro visione dell’uomo sfruttato come oggetto, tema proposto pari pari in “Matrix“, forse è per questo che hanno deciso di adattare questo libro per il cinema.
A tal proposito, ho letto in giro che il film ripercorre pedissequamente il libro. Beh, non è una giustificazione, “Forrest Gump” è un libro effettivamente brutto, ma Zemeckis ne ha tirato un fuori un film bellissimo, pure “Big Fish” è un libro di merda, eppure Tim Burton ne ha fatto un film… no niente, è brutto uguale.

Alla fine della visione si esce un po’ con l’amaro in bocca. Ogni episodio parte da lontano e ci mette una vita ad arrivare al succo del discorso, spesso banale, lasciando tanti interrogativi aperti e cose non spiegate che invece avrebbero dovuto essere spiegate.

Cose, tra l’altro, non scontate. Una su tutte: chi è il tizio verde che sussurra a Tom Hanks nell’episodio del pecoraio? Il personaggio di Tom Hanks è pazzo? Ha le allucinazioni? Perché? PErché poi alla fine della storia sparisce di punto in bianco?
Boh, non si sa.

[SPOILER]
Io ho idea che sia il Demone dell’Astinenza che lo tormenta. Infatti alla fine, quando ormai è chiaro che Halle Barry gliela darà e lui potrà smettere di molestare le capre, il Demone sparisce nel nulla.
[FINE SPOILER]

Estreme conseguenze di una furibonda lite tra coniugi

C’è da dire, però, che visivamente il film è molto bello e raffinato, almeno questo i Wachoski lo sanno fare bene. Solo l’episodio diretto da Tom Tykwer è abbastanza ordinario, quasi televisivo, sia nella regia che nella messa in scena.

La cosa che ho apprezzato di più è la critica all’eccessiva stilizzazione e drammatizzazione dei film che raccontano storie vere e che sa anche di autocritica. O almeno lo voglio sperare, fortemente.

Parlando di “Cloud Atlas” è impossibile non parlare del trucco facciale degli attori. Ognuno fa sei personaggi, uno per ogni episodio, anche solo un veloce cameo, e ogni volta è truccato in modo diverso. Quando si tratta di nasi finti, parrucche, invecchiamento e cicatrici non c’è niente da dire, trucchi eccellenti, ma quando si tratta di far cambiare sesso o etnia agli attori allora si sfocia nell’assurdo e si crea un distacca dall’immersione nel film, perché si è impegnati a ridere.

Halle Berry trasformata in un dottore cinese e Doona Bae in messicana sono dei mascheroni di gomma che ricordano tanto “Gli Sgommati” per qualità e realizzazione.
I vari Hugo Weaving, James D’Arcy e Jim Sturgess truccati da coreani, con gli occhi tirati da palpebre finte, sembrano tutti vittime di un chirurgo plastico incapace e senza fantasia.

Hugo Weaving coreano è l’apoteosi del ridicolo, ho visto cosplayer più convincenti. Calo invece un velo pietoso sullo Hugo Weaving/Frau Blücher dell’ospizio e su Ben Whishaw/Georgette, e non vi dico quanto può arrivare ad essere brutto e contemporaneamente esilarante un uomo truccato da donna.

In foto non rende, ma nel film è orribile questo make-up

Per finire con Doona Bae (coreana) truccata da caucasica bionda: non ho mai visto niente di più simile ad un alieno in vita mia, praticamente un incrocio tra il Roger di “American Dad” e “E.T.

Voler usare sempre gli stessi attori per ruoli diversi, è una scelta che rientra sotto la voce: “Guardate siamo degli autori veri, mica pizza e fichi!“, peccato che anche qui il risultato sfoci anche in questo caso nel pretenzioso e un po’ puerile tentativo di elevarsi.

In conclusione posso dire che “Cloud Atlas” è un film esteticamente molto bello e raffinato, ma è troppo artificiosamente arzigogolato in superficie, come volessero mascherare una certa inconcludenza di fondo, risultando un’opera po’ fine a se stessa.
A me ha dato la stessa sensazione che si ha quando tiri fuori dalla tasca le cuffiette e sono tutte annodate in una matassa inestricabile, ci metti una vita a scioglierle e alla fine ritornano ad essere solo delle cuffiette.

Si può vedere e apprezzare, a molti piacerà proprio per il suo essere incasinato, lo troveranno estremamente romantico e riuscito.

Altri usciranno dalla sala con l’idea di esserci stati mesi o anni dentro a vedere quel film, con la paura che fuori dal cinema ci sia stato un olocausto nucleare e il mondo sia diroccato e ridotto in cenere. Frastornati, ripensando al film, si chiederanno: “Eh?!

PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR!

Scritto da: MrChreddy

"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"

20 pensieri su “Cloud Atlas con la prematurata come fosse Antani

  1. Ufff…e vabè, se fosse un videogioco dire “scaffale”

    Ottima recensione, come sempre del resto. Da 5 minuti sono piegato a pacchetto dal ridere pensando ai coreani truccati da occidentali..aahahahah

    :D

  2. ho visto il trailer giusto una settimana fa.. e mi sono detto opperbacco questo film mi è passato via senza nessuna notizia.. (strano..penso tra me e me..) oh c’è anche tom hanks.. non che tutti i suoi film siano capolavori, ma di solito è quasi una garanzia per qualcosa di almeno piacevole.. continua il trailer.. e non perchè il senso che cresce in me è potente, rimando al dirigibile marrone senza eliche e timone di elio.. il tutto condito da quella sensazione di film a episodi anni 70/80, uno qualsiasi.. e il “casotto”..
    e il tutto dettomi da un trailer.. per fortuna qui ho avuto conferma..
    credo che lo vedrò solo il giorno in cui in casa mi salterà la corrente e non avrò null’altro da fare :D

      • :D dici poco? mmhhhh lo metto nei “da vedere, quando ho finito quelli che mi mancano”
        ma se poi non mi piace è colpa tua! muaaahahahah (scherzo ;-) )

              • l’ho visto!!! sono riuscito a vederlo!!! e non ho ancora capito perchè l’ho fatto.. adesso non pretendo di essere un genio della cinefilia.. ma che cacchio è?? l’ìdea in se è geniale. ma santa pace è stata sviluppata a cacchio di cane.. e sono stato buono.. perchè un filo conduttore c’è.. ma è così sottile che appena lo afferri si spezza e devi aspettare mezz’ora di film per riprenderlo.. e poi diciamocelo.. almeno 3 episodi sono da allunga brodo e basta.. si c’è il richiamo in quelli futuristici.. ma per una canzone.. una frase.. molto amaro in bocca.. e poi Hugo Weaving in versione Tozzi-Fan è da scompisciarsi.. mi aspettavo di vederlo alla guida di uno zero e fare il gesto dell’ombrello quando deve fare il kamikaze.. ma sopratutto perchè ne sto parlando ancora che nemmeno tom hanks vuole più saperne???

  3. Grazie mille MrChreddy per la recensione! Da un parte vorrei ridederlo perchè appunto visivamente mi è piaciuto così come le interpretazioni ma dall’altra l’ho trovato lento, noioso…soprattuto la prima parte, forse bisogna vederlo con un altro spirito nn so…

    Cmq concordo pienamente…sopratutto per la pernacchia :D

  4. A me il film è piaciuto. Anche io sono uscito col sospetto che le cose che non ho capito… non erano da capire o non erano spiegate (lo spiritello maligno effettivamente che cazzo era!?). Però alla fine mi sono alzato dalla poltrona contento del film, anche perchè, scusate il piccolo spoiler, non tutte le storie finiscono bene, non nel senso classico del termine. Non è che sono sadico, è che almeno il film non è del tutto prevedibile (alcune cose purtroppo sì). E’ una storia romantica, e ogni tanto piacciono anche a un geek come me.

    • Bene Luigi.

      Infatti non è brutto, ma è, secondo me, un po’ inconcludente.
      A me non ha soddisfatto, c’erano un paio di storie interessanti da approfondire e allungare, che avrei volentieri barattato con le altre 4. :)

  5. Visto che i commenti mi pare tu li gradisca commento anche qui ;)

    Non mi trovo d’accordo con la tua recensione, il film merita, e merita molto.
    L’errore comune (che fai anche tu, ma sei scusato perchè lo hai vista un po’ ‘di fretta’) è il fraintendimento sui collegamenti, le storie (pur avendo dei collegamenti, a volte, tra loro) non sono collegate da nessi o episodi, ma dai protagonisti.

    Il tutto viene spiegato dalle parole di SONMI (il cui episodio è indiscutibilmente il principale, in quanto determina il futuro dell’umanità, che poi è l’argomento trattato dal film) quando dice che “la nostra vita non è nostra” e anche dal sogno e dalle parole di Zachry quando parla delle “voci degli antenati”.
    Giochiamo quindi tutti un ruolo nella storia che va al di là della nostra comprensione, la nostra anima fluttua in diversi corpi nel corso del tempo, determinando gli eventi di tutta l’umanità.

    Si spiega così anche il “diavolo” di Zachry.
    Le reincarnazioni precedenti di Zachry sono infatti molto opportuniste e disinteressate agli altri.
    Il dottore che per denaro vuole avvelenare Adam, il gestore dell’hotel, lo scrittore, perfino il fisico non aiuta la giornalista per bontà, ma perchè si è “innamorato” di lei (cosa poi appunto ripetuta dal diavolo).
    Solo alla fine Zachry infatti riscatta il proprio passato aiutando a salvare il genere umano, il diavolo rappresenta la sua parte malvagia che lo ha accompagnato lungo la storia, della quale ora vuole disfarsi.

    In tutto questo si può sintetizzare che :

    Jim Sturgess rappresenta il “bene assoluto”, incorrutibile e puro,
    Halle Berry è il “bene ispiratore” che cerca sempre di migliorare il mondo,
    Tom Hanks è un po’ il personaggio in cui identificarsi, in un viaggio dal male al bene,
    Hugh Grant rappresenta l’opportunismo e l’uomo in balia del male,
    Hugo Weaving (sia pur con le sue scarse doti di attore) rappresenta il male assoluto.

    Le maschere un po’ a buon mercato secondo me non sono poi tanto il frutto di una forzatura nell’usare gli stessi attori, servono proprio a farti capire che sono gli stessi, volendo sottolineare (causa probabilmente anche la vita privata dei registi) come la stessa anima possa essere uomo o donna in diversi periodi storici,
    trovo poi che i “purosangue” del 2100 non siano malriusciti, ma penso che l’obbiettivo non fosse farli apparire puramente asiatici, ma “mescolati” per lo più, in una sorta di “razza pura” (non per nulla quello del sapone è un chiaro riferimento ai campi di sterminio nazisti).

    Le scene in realtà sono montate in un ordine non casuale, ogni sequenza infatti descrive la stessa fase di storie diverse, tanto da ricongiungersi nella scena più “action” di tutto il film.
    Inutile dire che ai più servirebbe vederlo almeno 2 o 3 volte per capirne metà, ma che sicuramente si possono godere le scenografie e gli effetti speciali (i Wachowski il loro lavoro lo sanno fare).

    Non scontato direi anche il finale, che chiude il cerchio narrativo, in un mondo nuovo dove sembra si abbia imparato dagli errori del passato.

    • Ciao Stefano, sì, mi piacciono i commenti, altrimenti li avrei chiusi :D

      Tu hai fatto una bella analisi del film, o del libro. Molto interessante.

      Però, il problema, non è tanto il significato del film, quello è chiaro: chiunque può fare la sua parte nel bene o nel male, nel piccolo e nel grande.

      Il problema del film, secondo me ovviamente, è che è raccontato male.

      I salti avanti e indietro, gli stacchi da una storia all’altra, non sono funzionali.

      Le storie non sono tutte interessanti, un paio sì, ma non vengono approfondite. Tutte partono da Adamo ed Eva ed arrivano al nocciolo della questione quando ormai non frega più molto, con il rischio di perdere di vista il vero significato della storia stessa.

      Sembra più un esercizio di stile, un far vedere i muscoli, che diventa un mischione di storie e di tematiche, piuttosto che un film organico con una certa logica.

      Per dire, il paragone è un po’ forzato, Pulp Fiction ha più o meno la stessa struttura, eppure non si fa fatica a seguirlo e, alla fine, tira tutti i fili.

      Cloud Atlas, invece, i fili non li tira per niente, se non per le storie di Suomi e Zachary, e si esce dal cinema chiedendosi a che minkia servano le storie di Strugges in mare, quella del Musicista, quella dell’ospizio e quella di Halle Barry giornalista… sono storie prese alla larga che iniziano e finiscono mentre il film va avanti e sei ancora lì che ti chiedi: “sì, ma allora?”

      Certo andrebbe visto più volte, ma a me sinceramente non viene voglia di rivederlo ancora, a differenza di altri film “difficili” come Inception, ad esempio… difficili nel senso che con le visioni successive raccogli i particolari.

      Il senso del film è bellissimo, ma è raccontato male, con il metodo sbagliato.

      Ovviamente sono tutte mie considerazioni, mica verità assolute ;)

  6. Appena visto. Sono d’accordo col commento di Stefano e devo dirti la verità MrChreddy, io non l’ho trovato per niente difficile da seguire, eppure ho notato le cose che ha detto Stefano. In particolare il montaggio è funzionalissimo alla storia. Non dico che una seconda e terza visione non possano farmi notare molte più cose, ma il grosso l’ho preso senza difficoltà alla prima visione. Ho visto film molto meno complessi raccontati molto peggio da registi migliori (ok lo devo rivedere, ma vogliamo parlare di The Departed?). Insomma, secondo me un grosso plauso ai Wachoisky o come si scrive, e una bella rivisione per te :-P

    Cmq d’accordissimo con il fatto del trucco, quelle facce erano tremende, secondo me hanno dovuto tagliare da qualche parte visto che il film ha bruciato 100 milioni ed era indipendente dalle major (altro punto a suo favore!)

    • Ciao Tiamotidio.

      Devo essere sincero non mi ricordavo proprio più di questo film :D

      Comunque la divisione tra quelli a cui è piaciuto e quelli a cui no è davvero netta. Non c’è qualcuno a cui è piaciuto così così :)

      Detto questo magari lo sforzo di rivedermelo lo farò… :)

      • :-)

        A proposito di film che non ci si ricorda nemmeno di aver visto, l’altro giorno ho sentito parlare di Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni di W. Allen: completamente dimenticato.

        • Mi sono espresso male, intendevo dire che non ci pensavo proprio più a Cloud Atlas, non che me lo sono dimenticato, me lo ricordo ancora bene :D

          Per Woody Allen, sinceramente, quanti degli ultimi suoi film sono ricordabili? 2?
          Ormai sforna un film all’anno, tutti abbastanza mediocri a mio avviso. Non ho visto quello a Parigi che dicono sia bello, ma lo recupererò.

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