Infinite Jest il meraviglioso scherzo di un genio infinito – Parte 2

Infinite Jest

Questo post nasce da un off topic nei commenti di un altro post.

Capita che Messer Satanasso stranamente vada off topic ogni tanto.

In uno di questo OT ha accennato a questo Infinite Jest di David Foster Wallace sfrigolandoci la curiosità.

Non so se davvero gli abbiamo chiesto di parlarcene, oppure lui ha deciso che glielo abbiamo chiesto, mi deve essere sfuggito qualcosa, ma ha cominciato a raccontarcelo a puntate nei commenti.

Siccome il suo sforzo di leggerlo è immane, e anche parlarne non è così facile, non vorrei che le sue preziosissime perle vengano perse come lacrime nella pioggia, quindi ho deciso di raccogliere quello che dice su Infinite Jest e fare una serie di post il sabato, che almeno ci facciamo meglio l’idea di cosa sia questo mastodontico libro e vediamo se leggerlo o no.

Quindi quello che segue è scritto da Messer Satanasso, non da me, e le altre puntate le metterò quando quel buon uomo me le manderà… e vediamo anche se riuscirà ad andare OT in un post scritto da lui su un suo argomento.

Capita, alle volte, che chi sia entrato nella mia stanza, si sia soffermato a guardare questo strano ed enigmatico librone sul comodino.

La liturgia, più o meno, è sempre quella: “Ma che stai leggendo?

Messer Satanasso: (eppure non ho preso la versione in cirillico) “Infinite Jest

Ospite: “Cioè?

Messer Satanasso: “Un romanzo

Ospite: “Ma è bello?

Messer Satanasso: “Un capolavoro

Ospite: “Ah, e di che parla?

Ecco. Questa è una domanda che mette in crisi. È come dover spiegare, non so, la trama dell’Inferno della Divina Commedia (senza voler paragonare, eh).

Cioè, cosa vuoi che ti dica in due parole? Niente, c’è lui che incrocia Virgilio in un bosco e se ne vanno in giro per l’Inferno ad incontrare un po’ di gente schiattata.

Ovvio che se la butti giù così, l’opera dantesca desterebbe un po’ di perplessità se non avesse la fama che ha.

Ma siccome Infinite Jest non ha la stessa fama, qualunque cosa io risponda mi trovo davanti qualcuno che mi guarda come se fossi un matto (come se fossi…) e risponde: “Maaaaah, che palle. Auguri“.

Appunto. Di che parla? Sembra una domanda imprescindibile. Ed effettivamente, in quanto romanzo, dovrebbe esserlo. Anche se, vi ribadisco, DFW non segue gli schemi classici, e questo non è un romanzo come tutti gli altri. Però, visto che pare così essenziale sapere di che tratta…

Vi premetto che il libro è molto, molto di più della sua trama. E la trama è comunque molto, molto di più di quello che vi sto per assemblare alla bell’e meglio qui sotto.

C’era una volta James Incandenza, un più o meno promettente tennista, alto più di due metri, che in gioventù, in una scivolata sotto rete, di ginocchia, lascia una striscia di legamenti sul campo, tipo frenata senza ABS e addio carriera.

Si sposa con Avril Mondragon, una sellerona pure lei, ma un po’ più bassa, e i due generano tre figli Orin, Mario e Hal. Non potendo più giocare a tennis, per sfogare la sua passione, fonda un’Accademia di Tennis dove vive l’intera famiglia, James e Avril come amministratori e i figli come studenti/accademici, solo un filo più raccomandati degli altri iscritti.

Orin, il primogenito, è una mezzasega a tennis, perciò molla tutto e si ritrova a fare il punter in una squadra di football americano, ma sa solo calciare il pallone e nient’altro, eppure ha successo.

Ha successo, e tanto, anche con le donne, che lui chiama maschilisticamente “Soggetti” e si inventa delle teorie scientifiche tutte sue per portarsele a letto.

Mario, il secondo, vive nell’Accademia, ma a tennis non ci giocherà mai perché è nato gravemente malformato. Wallace dedica un paragrafo intero a lacerarci il cuore con le malformazioni di Mario, entrando nel tecnico, usando termini medici accompagnati a descrizioni di una potenza roboante. Il ragazzo ha i piedi equini, la testa troppo grossa, la sindrome di Volkmann, le braccia corte e a forma di S, è omodonte, ossia ha i denti tutti uguali e mille altri problemi. Cammina e sta in piedi solo grazie ad uno sprone puntato sul petto, altrimenti cadrebbe ad ogni passo.

Hal, invece, è il vero protagonista della storia. Cervello fino, fin troppo per la sua età, ha una cultura enciclopedica ed è molto cinico, ai limiti dell’apatia. Come quasi tutti i suoi coetanei ha una predilezione per l’assunzione in escalation di droghe di vario genere (tutte puntualmente descritte dall’autore), che assume soprattutto col suo amico Michael Pemulis (segnatevelo, personaggio fondamentale) e che lo porteranno ad una sorta di distruzione psicofisica.

James, però, inizia a disinteressarsi del tennis, abbraccia a tutto tondo l’alcolismo sfrenato e il cinema, diventando un regista d’avanguardia, e inizia a girare film dai titoli improbabili, tipo: “L’uomo che cominciò a sospettare di essere fatto di vetro“; “Fai ciao ciao al burocrate“; “Ritratti di celebri dittatori da bambini“; “Digita C per Concupiscenza“; “Educazione Civica a bassa temperatura“, insomma dei cinepanettoni.

No, dico, io me l’immagino: che danno stasera al multisala? “The Avengers“, “Gravity” e “Varie figure lacrimose di quadri aziendali americani“. Voi cosa andreste a vedere?

Comunque, James gira anche un film che si chiama “Infinite Jest” (ne gira diversi con quel titolo, veramente, ma uno è quello che conta).

Cos’ha di particolare questo film? No, niente di che, semplicemente se inizi a guardarlo non smetti più finché non muori di fame, sete e sonno. Insomma ti blocchi lì e non riesci più a staccarti per nessun motivo al mondo. E se qualcuno entra nella stanza dove lo stai vendendo e lo guarda di sfuggita, inizia a vederlo anche lui e fa la tua stessa fine, quindi è un po’ un casino fermare la proiezione.

Qualche tempo dopo, James decide di suicidarsi in un modo, diciamo così, pirotecnico: mette la testa in un forno a microonde acceso, facendo un buco circolare nel vetro dello sportello, e s’ammazza.

È bene sapere che tutta la vita di James O. Incandenza viene descritta attraverso ricordi, racconti di terzi e in paragrafetti qua e là, perché all’epoca dei fatti narrati lui ha già tirato le cuoia da un po’.

Fortunatamente questo film assuefacente (questo termine l’ho sparato, speriamo esista) non è mai stato distribuito e ce ne sono pochissime copie in giro, altrimenti ci sarebbe stata un’apocalisse.

Però in alcune copie esiste, la voce inizia a girare, e quindi i terroristi indipendentisti canadesi sulla sedia a rotelle (il perché son tutti senza gambe ha una spiegazione che in futuro vi racconterò) vogliono impossessarsene per usarla come arma contro gli Usa e questi ultimi, invece, vogliono evitare che si verifichi una catastrofe del genere.

Cosa succederà? Beh, lo vedremo un’altra volta.

 

P.S.
Ho terminato di leggere l’opera. Ci sono tante cose che non ho capito e tante che avrei voluto capire. Ed altre ancora che vorrei ricordare. Ma soprattutto mi sono sentito come l’ultimo giorno di scuola. Saluti tutti, hai nostalgia, vorresti vederli ancora, ma sai che probabilmente non li rivedrai mai più. Ma ti ricorderai di quelli che t’hanno regalato qualcosa. Io, ad esempio, non dimenticherò mai Mario.

 

 

Post precedenti:

Infinite Jest il meraviglioso scherzo di un genio infinito – Parte 1

Post successivi:

Infinite Jest il meraviglioso scherzo di un genio infinito – Parte 3

 

Scritto da: MrChreddy

"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"

8 pensieri su “Infinite Jest il meraviglioso scherzo di un genio infinito – Parte 2

  1. Ma questo libro lo ha scritto Maccio Capatonda nascosto sotto uno pseudonimo americano?
    Ci sono pure “i terroristi canadesi sulla sedia a rotelle” e, invece, “i libici incazzati per il plutonio”, no?

    Domanda finale: ma almeno alla fine diverte o procura solo un gran mal di testa?

  2. C’è un motivo perché questi terroristi
    sono tutti sulla sedia a rotelle.

    Viene spiegato tutto in una nota.

    Per rispondere alla tua domanda:
    penso che diverta dopo averti provocato forti mal di testa.

    Scherzi a parte,
    è tutto molto soggettivo, ha momenti d’ironia e momenti devastanti
    momenti che vorresti dar fuoco al libro
    e momenti in cui non riesci a credere che mente umana abbia partorito un capolavoro del genere.

    Se cerchi un romanzo classico sono il primo a dirti:
    lascia perdere.

    Se cerchi qualcosa di totalmente nuovo e diverso…

    provaci.

    • Uhm, di attrarre mi attrae questo libro, la componente demenziale/folle mi sembra interessante, però sembrerebbe anche un bel mattoncino di libro, il rischio di “devestarmi il cervello” pare concreto. Se lo trovo online a poco in formato ebook magari ci faccio un pensiero, il libro cartaceo invece lo lascio stare, non sia mai che me ne penta.

      • No, in realtà di demenziale non c’è niente.

        Surreale magari sì,
        demenziale, secondo me, no.

        Per il resto sono d’accordo.
        Non è un libro facile da leggere, per niente.

        Esiste la possibilità che lo mandi a quel paese dopo 30 pagine
        oppure che lo trovi meraviglioso.

        Mezze misure non credo.

        Ma, in ogni caso, non è facile da leggere.
        Ci sono parti difficili,
        è un linguaggio particolare,
        le note ti spezzano il ritmo di lettura.

        Non me la sento di consigliartelo a cuor leggero.

        A mio parere,
        ma penso che si sia capito
        è un capolavoro

        però non è un libro semplice, questo no.

  3. Grazie Treddy,
    se non ci foste tu, Bruce e Cris

    mi sa che facevo zero commenti tutte le volte…

    Scherzi a parte,
    mi stavo proprio chiedendo come mai non commentassi più.

    Beh, bentornato
    e speriamo che i tuoi problemi si risolvano al più presto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.