Upside Down: il cineracconto illogico di un film sottosopra

L’altro giorno su Facebook è nata una discussione su questo film: Upside Down.

Non volevo vederlo perché, già dai trailer, mi sembrava una discreta puttanata. Però andando avanti nella discussione mi è salita la curiosità. Poi un membro della nostra comunità, Clea, mi ha chiesto di vederlo e di scriverne. Quindi ieri sera ho preso il mio solito volo per New York e me lo sono andato a vedere, anche perché avevo letto tra i commenti che era a base di fantascienza quindi un minimo di scusa per inserirlo nel blog l’avevo.

Non ci crederete, ma mi sbagliavo completamente su questo film, il giudizio era troppo superficiale e affrettato, perché il film è ancora peggio di quello che pensassi.

Le solite cose: il post è pieno zeppo di spoiler. Se non avete visto il film godrete solo a metà e sta solo a voi decidere se leggerlo. Se l’avete visto leggete tranquilli.
Altro piccolo avvertimento, l’ho visto in inglese, a New York non ci sono i film doppiati in italiano nemmeno a casa di Buddy Valastro, quindi uso i termini originali, dal momento che non so come li hanno tradotti, però proverò a immaginarmi uno dei fantasmagorici adattamenti tipicamente italiani.

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La maledetta pubblicità in Tv

Si sa, la pubblicità è l’anima de li mortacc… del commercio. Ogni prodotto, ogni marca, ogni cosa immessa sul mercato viene pubblicizzata in tv, alla radio, al cinema, sui giornali, per strada, al telefono, nei videogiochi, in mail, ovunque. Manca solo che riescano a trasmetterci della pubblicità pure mentre dormiamo e poi potremmo avere delle interessantissime discussioni del tipo: “Oh, ma sai che stanotte ho sognato che l’adesivo per dentiere sta a metà prezzo?“… che non sarebbe male se poi ci si potesse fare qualche tipa delle pubblicità. Io firmerei per avere pubblicità di intimo femminile nei miei sogni tutte le notti.

Ma non è dei miei sogni e desideri che volevo parlare, bensì della pubblicità stessa.

Per farla bisogna studiare, diventare scienziati del “plagio per rottura di coglioni“. Sì, perché la pubblicità funziona così, continuano a propinarcela finché non penetra a fondo nel cervello e si instaura dentro come il verme nella mela, poi, mentre siamo al supermercato, persi tra i pannoloni per adulti e la crema per le emorroidi, ecco che vediamo un colore, un disegno, una boiata qualsiasi e TAC! ci torna in mente la fottuta canzoncina o lo sketch o il motivetto e HOP! ci viene una voglia irrefrenabile di comprare il Whiskey invecchiato 460 anni in botti di rovere, mentre i cowboy giocavano a tirarsi i tappi in faccia a vicenda.

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