In ascensore con Ryan: Tim Burton – Parte II

Ieri abbiamo cominciato una cavalcata nella carriera di Tim Burton, in attesa che l’ascensore di Ryan si fermi al piano giusto, passando in rassegna il quindicennio che va dall’85 al ’99.

Siamo rimasti con i dubbi e un sacco di domande.

Cosa succede a Tim Burton quando scavalca il secolo?

Quali altri film meravigliosi ci regala?

Perché continua a pettinarsi come Robert Smith dei Cure?

Quali altre ossessioni sublimerà con i suoi film?

Che tipo di ruoli affiderà a Johnny Depp?

Andiamo a rispondere a queste e a molte altre domande ripercorrendo gli ultimi dodici anni della sua carriera.

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C’erano una volta i Vampiri…

Sono sempre stato un fan del genere horror. Lo sono diventato nel modo peggiore possibile: da piccolo ero convinto che se c’erano dei bambini in un film non poteva essere spaventoso.
Le notti insonni che ho passato dopo aver visto film come “Omen il Presagio” e “L’Esorcista“, mi hanno fatto capire che la mia teoria era un’emerita cazzata. Però quelle notti insonni erano un piccolo prezzo da pagare per vedere quei film, spaventosi, ma bellissimi.

La cosa che mi spaventava di più in assoluto, però, erano i Vampiri. Mi spaventavano di più dei licantropi, degli zombie, dei posseduti, mi spaventavano quasi quanto Gargiulo, il mio compagno delle elementari grande e grosso che ci pestava durante la ricreazione, soprattutto quando non gli passavamo la palla a calcio o perdeva.

I Vampiri, insomma, erano davvero spaventosi, quando andavo a letto mi tiravo le lenzuola fino al collo, così, se ne fosse entrato qualcuno in camera, avrebbe avuto difficoltà a mordermi. In più, dormendo con mio fratello, speravo mordessero lui lasciando in pace me. Dentro di me però sapevo che entrambe le cose erano un po’ delle cazzate, come la teoria dei bambini nei film.

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