La sindrome del vecchio giocatore

Ieri sulla pagina di Facebook ho postato un video gameplay del nuovo “Tomb Raider, definendolo un Uncharted con le tette.

Ne è nata una discussione con una fan, Federica, dove lei dice che i primi “Tomb Raider” erano avventura vera, mentre gli “Uncharted” sono avventura solo sulla carta, perché poi all’atto pratico sono solo sparatutto in terza persona.
In effetti è vero. Per quanto io adori i vari “Uncharted“, di avventura ed enigmi ce ne sono pochi, in compenso si uccide abbastanza gente da estinguere un piccolo stato.

Da lì mi è scattato un piccolo ragionamento, di più non posso, sui vecchi giochi e quelli nuovi.

Su, non girate gli occhi al cielo, non è la solita roba de: “Una volta i giochi erano più belli“, giuro!

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Ecco perché ho scelto la PS3, ovvero: la console war mi fa una pippa

È successo che un paio di settimane fa Capitan Catarro ha scritto un post su Bethesda e sul fatto che i DLC di “Skyrim” non stiano uscendo per PS3.

Un utente ha commentato che la cosa è dovuta al fatto che la PS3 non sia abbastanza potente e poi è progettata male e altre cose che ormai sono 5 anni che sento e leggo in giro.

Capitan Catarro, allora, ha deciso di scrivere il post sulla console war di cui mi parlava da mesi e mesi e mesi, di cui addirittura parlava da prima di aprire il blog.

Mettendo quel post sulla nostra pagina di Facebook, un nostro fan Luca A., ha criticato, come nel suo diritto, lo sviluppo del post, benché concordasse con il discorso in generale, e poi si è lanciato con le sue considerazioni su quanto la 360 sia meglio della PS3.

Ho provato a rispondergli circa un centinaio di volte, ma la risposta veniva troppo lunga, quindi ho deciso di scrivere questo post.

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“Journey” il viaggio di una vita

Se c’è una cosa che adoro della PS3, o meglio della Sony Computer Entertainment, è che propone, più di ogni altra casa, cose originali, mai viste o anche già viste, ma totalmente nuove, rivoluzionate. Gioielli sperimentali come “Little Big Planet“, che a vederlo da lontano sembra un platform sui generis, poi a provarlo si apre un mondo fatto di inventiva personale e fantasia, la cui unica limitazione è la voglia che abbiano noi nell’imparare a costruire e che invece che subire il gioco contribuiamo a crearlo.

Così tra un esperimento e l’altro ogni tanto, raramente purtroppo, esce un gioco che si distacca totalmente dai “giochi” comuni. Dove “distacca” significa che non c’entra proprio niente con i soliti sparatutto per bimbiminkia assatanati. Che è così diverso che forse non è nemmeno un gioco e il viaggio che si deve intraprendere è più dentro di noi che dentro la console.

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