Buon lunedì a tutti. Io sono ancora con il fuso orario vecchio. Il week end è stato un po’ teso e pieno di impegni e, per rilassarmi, sono andato al cinema a vedere The Judge.
Pensavo fosse un film rilassante, un drammone brillante su una famiglia a scatafascio che poi si riprende e vivono tutti felici e contenti e, invece, il trailer mi ha ingannato.
Tolstoj diceva che le famiglie felici sono tutte uguali, mentre le famiglie tristi ognuna è triste a modo suo.
E sono più o meno d’accordo. Solo che è arrivato il cinema a smentirlo, mettendo in scena drammi familiari variegati, ma sempre incentrati su padri e figli che, per un motivo o per un altro, si disprezzano.
The Judge non è da meno, c’è un padre con una brillante carriera di giudice alle spalle e un figlio, ricco avvocato d’assalto, che non si parlano da anni, ma che, per una serie di circostanze avverse, devono imparare a conoscersi per risolvere la situazione.
Detta così, sembra un film di Frank Capra. Le caratteristiche le ha tutte, l’America di provincia, la piccola città dove i valori sono ancora quelli di una volta, come padri e figli che vanno a pescare insieme durante il week end, la torta di mele sul davanzale, tutti che conoscono tutti, i pettegolezzi e il matrimonio da giovani con l’amore del liceo.
Ma The Judge sembra fatto da un Frank Capra depresso e nichilista. Perché padri e figli andavano a pescare finché non si sono mandati a quel paese vicendevolmente, la torta di mele sul davanzale si bagna con la pioggia torrenziale, tutti odiano tutti per motivi imprecisati e l’amore del liceo è una MILF single con una figlia decisamente figa.
Il vero problema di The Judge, non è la tristezza che lo permea, ma il fatto che il regista, David Dobkin, ha diretto per lo più commedie, nemmeno troppo indimenticabili, e probabilmente non sa l’esatto tono da dare al film. A tratti sembra una commedia brillante, a tratti un drammone familiare e a tratti un film romantico, senza soluzione di continuità, si passa dal sorridere, a una scena in cui non c’è proprio un cazzo da ridere.
La cosa è spiazzante e allontana un po’ lo spettatore. Senza contare i vari problemi come, per esempio, personaggi che a un tratto spariscono completamente, per ritornare altrettanto improvvisamente, sempre se tornano.
The Judge non è brutto, intendiamoci, Robert Downey Jr. sullo schermo è magnetico e con Robert Duvall forma un gran bella coppia, però gli manca una coerenza interna e quel qualcosa che ti fa amare i personaggi e ti fa venire voglia di appassionarti alle loro vicende.
Billy Bob Thornton e Vincent D’Onofrio sono un po’ sacrificati in ruoli marginali e dispiace di non vederli di più e meglio.
Forse il problema è nella sceneggiatura in cui hanno voluto mettere troppa roba e non si concentra né sull’azione legale, che potrebbe essere interessante già da sola, né sulla condizione famigliare, che avrebbe meritato un approfondimento maggiore. Situazioni pregresse che hanno portato alla rottura tra le persone, sono spiegate, ma non hanno effetto sui personaggi coinvolti. Il dibattimento in aula è spezzettato ed è più una sorta di rincorsa al cuore che un’applicazione della legge. A volte sembra voglia spingere alla lacrima, ma non c’è mai quel coinvolgimento che fa lacrimare. La parentesi romantica viene inserita, ma non ha un effettivo peso sulla vicenda né sui personaggi.
Però, queste cose insieme alla fine portano a casa un film nel complesso piacevole, un po’ lunghetto e con dei tempi morti, ma che, usciti dalla sala, non lascia molto.
Sullo stesso genere, per citare l’ultimo che ho visto, è decisamente meglio Nebraska, dove dramma e commedia sono miscelati alla perfezione e la condizione famigliare è al centro della pellicola, con delle dinamiche tra i protagonisti sviluppate meglio e approfondite al punto giusto.
The Judge invece sembra preoccuparsi più della patina e, forse, del budget assolutamente da recuperare senza scontentare nessuno.
Peccato, ci tenevo a vedere Robert Downey Jr. in scena senza armatura e con un ruolo di peso, invece non è andata così. Anche perché, quando pensi che, invece dei pop corn, era meglio portarsi in sala una scatola di Prozac, forse c’è qualcosa che non va nel film.
Tutti i film di cui ho parlato:
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Scritto da: MrChreddy
"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"
Il manifesto di «The Judge» mi ha richiamato alla memoria una ricorrente gag di «Scrubs», allorché J.D. e Turk si mettono in piedi l’uno sulle spalle dell’altro, coperti da un enorme camice, a raffigurare “il dottore più alto del mondo”.
Scherzi a parte, prima ancora di vedere il film qui recensito, credo che il Robert Duvall dell’avanzata maturità sia l’attore ideale per impersonare la figura di un giudice (quanto Robert Culp lo era per impersonare quella del G-man, come scrissi a margine di «Ralph SuperMaxiEroe»).
Quando i fratelli Coen si dedicarono a rifare con Jeff Bridges «True Grit / Il Grinta», nel 2010, mi aspettavo che il breve ruolo del giudice Parker toccasse proprio al grande Duvall (del resto non esistono piccoli ruoli, aveva detto una volta Laurence Olivier, ma solo piccoli attori).
Me lo aspettavo proprio per quel carisma e quel phisique du rôle che, sommati ad un quarantennale background – anche – da westerner in cinema e TV, avrebbero dato un valore speciale alla consuetudine di cooptare nei remake uno o più interpreti del cast primigenio: Robert Duvall era stato l’outlaw Lucky Ned Pepper (parte poi ereditata dall’omonimo Barry Pepper) nel film originale del 1969, regista Henry Hathaway e protagonista John Wayne.
Purtroppo, per motivi a me sconosciuti, il nuovo casting non andò nella maniera che – da vecchio fan – ritenevo così naturale.
D’accordo, l’omaggio del cammeo “filologico” è da considerare più un orientamento che una regola; però, in questo caso specifico, io pensai che si fosse mancata la migliore delle occasioni (e, sempre con il dovuto rispetto, ancora lo penso).
God bless you, Bob.
In pratica, hai scritto il necrologio.
Scherzo :D
Ahahah, sono stato un po’ serioso, lo ammetto (tranne che nell’ìncipit); come accennavo la settimana scorsa, ho un grande amore per la Frontiera…
E meno male che ho copiato il saluto di Gerry Scotti a fine show, anziché optare per una frase ben più da western, e da Tex, con la quale però il regista Steven E. de Souza aveva chiuso – giustamente – gli end credits del suo «StreetFighter»:
– A Raoul: vaya con Diòs.
Per riequilibrare il tono, e risollevare il morale, aggiungerò che ho molto apprezzato l’immagine con la bionda MILF del film (scioglilingua che è pure un anagramma): non vedo l’ora di farci conoscenza dalla platea, con lei e soprattutto con la figlia.
Nell’occasione, scusandomi per l’off-topic e per l’inserimento del link, mi piace ricordare (a me stesso, come direbbe un avvocato davanti alla Corte) quell’assoluto splendore di MILF single, venticinquenne, che risponde al nome di Alexis Knapp:
http://cumbrugliume.blogspot.it/2014/10/venerdi-gnocca-28-alexis-knapp.html
Errata còrrige:
“A RAUL: vaya con Diòs”.
Ah, ecco, mi sembrava… :D
ORa vedo se riesco a togliere il tasto “modifica” anche dalla pagina di Fabook, così, solo per metterti in crisi XD
P.S. – La tua risposta al primo commento è un magnifico assist per rievocare una battuta che, nel suo ironico cinismo, appartiene al novero delle mie preferite.
In «Perfect» (tipico film anni ’80, di James Bridges), ancor prima dei titoli, il redattore di RS John Travolta si lamenta del fatto che sia chiamato ad occuparsi esclusivamente di necrologi, e chiede – quasi con tono supplice – di essere destinato ad altro incarico.
La pronta replica del suo capo:
– Védila così, Adam: fare i necrologi è l’ultima occasione che avrai, professionalmente, di scrivere parlando bene di qualcuno.
ho visto The Judge, anzi ho dovuto vederlo. pur non essendo il mio genere, mi ha coinvolto nel profondo dal primo all’ultimo minuto: adoro Robert Downey Jr. e in questo film penso si possa ammirare l’apice della sua brillantezza recitativa. ho visto il trailer su YouTube qualche giorno prima di andarlo a vedere e non stavo più nella pelle!
Ciao Giorgio, benvenuto :)
Son contento che ti sia piaciuto, Robert è un grande, concordo :)