Come avevo già detto l’altro giorno, questa settimana sono andato a vedere due anteprime.
Due film che non sono proprio il mio genere, o quello che tratto qui di solito, poi settimana prossima torno in carreggiata, non preoccupatevi.
Il film di oggi è My Old Lady, una commedia teatrale trasposta in film dal suo stesso autore, Israel Horovitz.
Al giorno d’oggi la famiglia tradizionale, quella del Mulino Bianco, è solo una variazione sul tema. Anzi, proprio quella famiglia lì, poi finisce sui giornali quando il padre sbrocca e fa fuori moglie e figli.
Poi ci sono un sacco di altre famiglie che, benché trascendano la normale definizione data alla parola, sembrano più vere e funzionali di quella tradizionale.
Solo che ormai sembra quasi di moda far parte di una famiglia disfunzionale. Più si hanno problemi con i genitori, più ci si sente normali. E forse lo si è davvero.
Ma il problema non è tanto il tipo di famiglia a cui si appartiene, è il tipo di famiglia che si mette su quando si cresce. Se si cresce. Perché a volte si può arrivare a sessant’anni senza essere cresciuti davvero, vivendo all’ombra del padre, della madre o con un rancore verso di loro che non permette di allacciare legami abbastanza duraturi su cui costruire qualcosa.
My Old Lady parla proprio della famiglia, o dell’assenza di essa, e dell’incapacità di diventare adulti. Anche a sessant’anni.
Mathias riceve in eredità dal padre un grosso appartamento a Parigi, ma il possesso è vincolato alla morte della occupante, Madame Girard. Mathias, quindi, si trova incastrato in una situazione che non aveva previsto, senza soldi, senza un tetto sopra la testa e senza la possibilità di vendere l’appartamento, che rappresentava la sua futura fonte di sostentamento.
La parte migliore del film, soprattutto per le loro doti recitative, è il rapporto/scontro tra Kevin Kline e Maggie Smith, alla ricerca di un contatto che affonda nelle limacciose acque del tempo e che deve per forza venire a galla.
La pecca maggiore è che la meravigliosa Parigi, in cui è ambientato il film, rimanga troppo sullo sfondo e non emerga mai veramente. La città potrebbe essere Parigi come Abbiategrasso, se non fosse per un piccolo cavillo legale sugli immobili, tipicamente francese, che fa da volano per la vicenda.
My Old Lady è una commedia costruita con cura per dare il giusto peso alle drammatiche storie dei protagonisti, ma che lascia troppo spazio alla casualità. Parigi non è un borgo di 200 anime, ma è una città grande, vitale e popolata, incontrarsi continuamente per caso è una forzatura che fa un po’ storcere il naso.
Però Israel Horovitz, anche se questo è solo il suo secondo film, riesce a tenere alta l’attenzione e a nascondere le magagne sotto il tappeto. Però sono lì, basta seguire i segni che ha lasciato la scopa. Horovitz è l’autore della piece teatrale e ha fatto di tutto per trasformarla in un film. Si nota fin troppo l’origine statica di My Old Lady, anche se riesce comunque a non annoiare e a non appesantire troppo con i dialoghi.
My Old Lady è una commedia dolce e amara, costruita con uno sviluppo non banale, ma dal finale prevedibile. Non è un film da vedere obbligatoriamente al cinema, ma può essere una buona alternativa per una serata tranquilla.
Tutti i film di cui ho parlato:
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Scritto da: MrChreddy
"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"
Altro film per serata tranquilla davanti alla tv.
Bella recensione :)
Grazie Tartastella. Sì, un film piacevole per passare una serata sul divano :D
Naaaa, la recensione non mi piace affatto, il film non mi dava proprio spunti, l’ho raffazzonata :)