Non ho mai parlato di Sherlock sul blog, anche perché la serie è precedente alla sua nascita.
Infatti sono passati ben due anni dalla fine della seconda stagione e l’inizio della terza. Mica pochi.
In questi due anni il mito di Sherlock, come serie Tv, si è ingigantito tra i fan e si sono create delle aspettative così altre che il rischio che la terza stagione fosse deludente era davvero altro.
Ora la terza stagione è finita e ne posso parlare, anche in parte delle prime due, dando come sempre le mie impressioni.
Il post, da un certo punto in poi, sarà pieno di spoiler, chi non ha visto le puntate non legga oltre il mio avviso… oppure legga lo stesso, ma poi si astenga dal rompere le palle.
Sherlock è una serie britannica incentrata sul personaggio di Sherlock Holmes modernizzato e trasportato ai giorni nostri.
Detta così sembra quella tamarrata, semi-steam punk, dello Sherlock Holmes di Guy Ritchie, in realtà è una roba molto più intelligente e molto più fedele allo spirito dei racconti di Arthur Conan Doyle.
In parole povere Mark Gatiss e Steven Moffat prendono lo Sherlock Holmes di fine ‘800 e lo trasportano di peso nella Londra del 2000 adattandolo al contesto, pur mantenendo inalterate le sue caratteristiche di base. Tipo che Sherlock usa smartphone, internet e tutto il resto e Watson tiene un blog sulle loro indagini, ma non si sente nemmeno una volta “Elementare Watson!” proprio come succedeva nei libri.
La serie è tutta una citazione di titoli e situazioni presi dai libri Conan Doyle che mandano in visibilio i fan dell’Holmes letterario e che non disturbano i caproni ignoranti come me.
Insomma, in parole povere, Sherlock è una serie Tv fantastica per una miriade di ragioni.
In primis la struttura: sono solo 3 puntate a stagione. Ogni puntata in realtà è un film da un’ora e mezza ben strutturato ed esaustivo; non c’è bisogno di seguirla per mesi e mesi, puntata dopo puntata, per riuscire ad arrivare alla fine.
Il merito maggiore del successo della serie è, però, tutto nei due protagonisti: John Watson, Martin Freeman, e Sherlock Holmes, Benedict Cumberbatch.
Freeman e Cumberbatch non si limitano solo a portare in vita i due personaggi in modo estremamente verosimile e credibile, ma creano un rapporto che funziona alla grande, l’alchimia tra loro è davvero incredibile ed è questo che fa funzionare la serie.
Almeno per le prime due stagioni.
SPOILER
Sì, perché la terza stagione è stata per me un po’ deludente, come temevo.
Le puntate mi sono piaciute, tutto sommato, ma non mi hanno fatto impazzire come era successo con i sei episodi precedenti.
L’ultima puntata della seconda stagione, The Reichenbach Falls, ispirata al racconto originale di Conan Doyle in cui c’è lo scontro mortale tra Holmes e la sua nemesi Moriarty, parla proprio di quello.
Sono riusciti a creare un Moriarty, il bravissimo Andrew Scott, giovane, intelligente e subdolo. Si vede per poco tempo, ma quel poco basta e avanza per avere una vera e credibile nemesi di Holmes e, soprattutto, per tenere alta l’attenzione per la risoluzione del loro duello.
Alla fine della puntata Moriarty si spara in bocca e Holmes si butta da un palazzo, spiaccicandosi sull’asfalto sottostante.
Nell’ultimissima scena si vede Holmes, redivivo, che osserva Watson che si affrange sulla sua lapide.
Perfetto, per due anni siamo rimasti con il fiato sospeso per sapere come Holmes fosse riuscito a sopravvivere.
In The Empty Hearse, prima puntata della terza stagione ispirata al vero ritorno di Holmes The Empty House, Sherlock torna.
Sono passati due anni anche nella realtà del telefilm, Watson ha faticato ad andare avanti dopo la morte dell’amico e si è trovato una donna: Mary Morstan interpretata dalla vera moglie di Freeman Amanda Abbington.
Tutta la puntata è incentrata su quando Sherlock voglia bene a Watson, tanto da buttarsi in un rogo per salvarlo.
Come Holmes sia sopravvissuto al volo dal tetto non ci è dato sapere, se non per un paio di ipotesi snocciolate durante la puntata in cui vengono tirati dentro Derren Brown, trucchi da circo e servizi segreti che hanno più il sapore di supercazzole che non di spiegazioni vere e proprie.
Va bene, ci sto, non spiegatemi niente, prendo per buono che dietro il volo c’è stato un trucco da illusionista e Homes è vivo e vegeto, è il patto che stringo con la serie, mi metto davanti alla Tv e divento complice degli autori.
Ma il problema è che Gatiss e Moffat spingono sulla commedia, più che sul mistero, inanellano una serie di sketch autocompiaciuti che danno di gomitino ai fan della serie.
Approfondiscono il rapporto tra Sherlock e Watson, cosa che magari avrebbe funzionato meglio nella prima stagione, e ne approfittano per spiegare la mentalità di Holmes.
Non ce n’era bisogno, l’avevamo già capito tutti com’era fatto Sherlock Holmes, non era necessario spiegarlo ancora. Non per un’ora e mezza. Non in quel modo.
Il risultato è una puntata che nemmeno mi ricordo, se non per qualche sprazzo qua e là, e che fondamentalmente non dice niente di nuovo.
La seconda puntata, The Sign Of Three, si svolge durante il matrimonio di Watson con Mary e gli autori ne approfittano per dimostrarci quanto Holmes voglia bene a Watson. Ancora.
Ma a parte questo sottotesto affettivo che sfocia nel bromance più puro, quello che non mi è piaciuto della puntata è che, ancora una volta, il telefilm sembra una commedia con qualche spruzzata di indagini che non una vera puntata di Sherlock.
Ok, va benissimo, tutta la serie è incentrata sul volemose bbene, me ne faccio una ragione, ma non mi sta bene essere preso in giro.
Holmes, facendo il discorso al matrimonio, racconta a caso tre indagini non risolte che i due hanno affrontato recentemente e che, in teoria, avrebbero dovuto far vedere quanto fosse simpatico e divertente Watson nella sua ingenuità.
Viene fuori che i tre casi sono tutti collegati sia tra di loro che al matrimonio in corso e anche che la loro risoluzione può prevenire un omicidio di un invitato al matrimonio che non si sapeva nemmeno se sarebbe intervenuto.
Esticazzi: la casualità all’ennesima potenza!
Casuale come un fulmine che ti colpisce mentre passeggi in una giornata di sole. Casuale come vincere la lotteria senza averla giocata.
Che a me sta bene un pizzico di fortuna e casualità nelle cose, ma qui si esagera.
Nell’ultima puntata, His Last Vow, è tutta incentrata su due cose: il giuramento che Sherlock ha fatto a Mary e a John nella puntata precedente, di proteggerli, e quanto Sherlock vuole bene a Watson. Ancora.
Ebbene sì. In questa serie Watson è la damigella in pericolo e Holmes il cavalier servente che la salva ogni 2 per 3.
Lo salva fisicamente dai pericoli e lo salva moralmente da un mondo di bugie.
Quattro ore e mezza per dimostrare che Sherlock Holmes ama Watson più di chiunque altro al mondo, poi ci lamentiamo delle fanfiction in cui Holmes e Watson passano il tempo a limonare giù duro.
Un cattivo interessante e potenzialmente all’altezza di Moriarty come Charles Augustus Magnussen, Lars Mikkelsen, liquidato in un’unica soluzione con vuoto a perdere.
È un peccato mortale questa cosa, perché l’idea davvero geniale era stata mettere Sherlock Holmes in scacco matto, fregarlo, renderlo fallibile e impotente davanti a un suo grosso errore.
Era interessante vedere un personaggio come lui farsi in quattro per scendere a compromessi con la sua sconfitta e tentare di recuperare, in vece risolvono tutto con Holmes che spara in faccia a Magnussen.
Sembra quasi che Gatiss non avesse voglia di scrivere e abbia buttato giù la prima cosa che gli sia venuta in mente per chiudere la puntata… sorvolando anche sulle voragini di sceneggiatura che ci sono nell’episodio, su cui, per l’ennesima volta, mi son dovuto violentare per rimanere complice degli autori e continuare a mantenere la mia incredulità sospesa nonostante tutto.
Che poi sarebbe anche andato bene, se non fosse che questa non è una puntata come un’altra, ma un finale di stagione.
Un finale con un altro cliffhangerone sul ritorno di Moriarty: “Vi sono mancato?”
Personalmente un pochino sì, mi è mancato. Ma mi è mancato molto anche Sherlock Holmes.
La scusa per far tornare Moriarty, dopo che si è sparato in bocca, è paradossalmente più semplice che non quella per far tornare Holmes.
Alla fine Moriarty non deve essere per forza un personaggio, può essere anche un simbolo, un nome alternativo per “il male”, un nuovo nemico che raccoglie l’eredità del vero Moriarty e la porta avanti; oppure quello che abbiamo visto spararsi era solo un prestafaccia, una marionetta nelle mani del vero Moriarty.
Insomma le soluzioni sono tantissime e nemmeno troppo astruse.
Però dovremo aspettare la quarta stagione per vedere quale adotteranno, sperando che non facciano altre supercazzole e sperando che ci mettano un po’ più di sostanza, che qui ce n’era ben poca.
Comunque a me va bene tutto, se vogliono cambiare la struttura del telefilm va benissimo, son d’accordo, ma questo cambio dovrebbe portare a una evoluzione, non a una involuzione autocompiaciuta perché ormai lo zoccolo duro dei fan te lo sei fatto.
Noi appassionati siamo contenti quando ci danno di gomitino e ci mettono dentro le citazioni e i riferimenti, quelle cose che ci fanno entrare in intimità e ci fanno sentire parte di quello che stiamo vedendo, ma non devono esserci solo quello, ci deve essere qualcos’altro.
Per essere chiari, mi fa sorridere che i genitori di Holmes siano il signore e la signora Cumbertbatch che fanno un cameo nella puntata, ma non deve essere questa la cosa più interessante che vedo.
Voi che ne pensate, come vi è sembrata questa stagione di Sherlock?
Tutti i telefilm di cui ho parlato:
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Scritto da: MrChreddy
"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"
Ecchime! Ti sono mancata? xD
Che devo dire se non che quoto ogni lettera e ogni frase…perfino quelle che hai scritto e poi cancellato mentre scrivevi il post…
Fortunatamente ho scoperto (o meglio trovato delle puntate funzionanti delle prime due serie) solo a dicembre per cui non ho dovuto attendere due anni x vedere la terza serie…e meno male se no avreste ricevuto notizia di bomba esplosa casualmente sulla casa di produzione perché dopo due anni di attesa sta roba nn si può’ vedere.
Ok far sorridere, ci sta, ok Watson fa sempre tenerezza (pure nei libri) e merita tanta stima la sua bontà…però ho riso più in Sherlock che in tbbt… E questo non è bene… Non è bene se si va a discapito della tensione tangibile delle prime due stagioni e che freeman e cumbertbach si sono tanto sbattuti a creare…e soprattutto quello che personalmente apprezzavo di più nella serie e nei libri (Guy ritchie non lo conto nemmeno come Sherlock holmes)
Del resto questa stagione piacerà tantissimissimo alle bimbeminchia a cui piace vedere relazioni a cazzo tra i protagonisti…gli hanno pure dato l’imbeccata con il quasi bacio tra Sherlock e moriarty… Quotando watson…jesus!
C’erano tantissimi temi che potevano essere affrontati e sviluppati… Magnussen aveva un potenziale pazzesco…poteva veramente tirare scemo Sherlock e sconfiggerlo (cosa che effettivamente ha fatto) per tre puntate… Creare una tensione anche superiore a moriarty… Mary anche poteva essere una fonte di tematiche… Invece hanno sprecato un intero episodio per il matrimonio (anche se il discorso e loro ubriachi sono stati divertenti) per non raccontare un piffero…
Il finale non voglio commentarlo…terribile ed ennesimo watson ti amo troppo ma sono asessuato e non ti porto in camera da letto…
A sto punto speriamo davvero in una quarta stagione che ritorni ai canoni classici della serie….
Essì, in parte hanno smorzato la tensione che si era creata nelle serie precedenti. E sì, concordo con quanto hai detto, puntate divertenti, ma troppo da sit-com :)
forse mi son spiegata male…non era positivo il fatto che han smorzato la tensione XD
Una milionata di anni fa,
in una galassia lontana lontana (cit.)
lessi due libri avente come protagonista SH:
“Uno studio in rosso”, che poi è il primo scritto da Doyle
e che non sarebbe male
se non ci fosse un pippone di millemila pagine sulla comunità mormone
tanto che ad un certo punto, e non scherzo, avevo paura m’avessero impaginato per errore
le parti di un altro romanzo
e, ovviamente, il Cane dei Baskerville
che invece è molto bello.
In realtà i romanzi sull’investigatore più famoso
di tutti i tempi
(dopo Basil l’investigatopo, s’intende,
così teniamo contenti i disneyani)
fosse per il protagonista
durerebbero 4 pagine
che lui capisce tutto più o meno 5 minuti dopo l’esposizione del caso.
Toh, 6 pagine, se il nostro si piglia il fastidio di spiegarlo anche a noialtri comuni mortali.
Solo che bisogna aspettare che ci arrivi anche Watson
e allora si tira tardi.
Vabbè, io non sono molto per queste trasposizioni
in chiave moderna
visto che molti personaggi sono figli del loro tempo.
Si prenda Dracula, per esempio,
(così, anche per andare un po’ OT
ché sennò deludiamo la Sora):
voglio dire, è ispirato ad un personaggio reale,
ossia il principe Vlad.
Ora, questo qui era semplicemente uno
che era malato del morbo di Gunther
e dunque era anemico
fotosensibile
(ecco perché viveva di notte,
una passeggiata a mezzogiorno sarebbe stata piacevole
come darsi fuoco nella pubblica piazza)
e aveva l’eritrodonzia
che gli dava fluorescenza rossa sui denti, altro che sangue.
Insomma, trasposto ai giorni nostri,
sarebbe una storia abbastanza toccante
e per nulla horror, anzi.
Però, l’ignoranza dell’epoca
ne creò una figura spaventosa e mostruosa.
Ecco perché, a mio parere, bisogna lasciare i personaggi
all’epoca a cui appartengono.
Secondo me va da personaggio a personaggio. E dipende anche da come imposti la storia. Volendo anche oggi puoi fare una storia orrorifica su Vlad, dipende da chi la scrive e come la scrive.
Secondo me Sherlock l’hanno modernizzato molto bene. :)
La butto li…. non ho seguito granché la serie , ma in una delle primissime puntate ci stava un taxista serial killer che sottoponeva le vittime ad un macabro gioco in cui le faceva scegliere fra due fialette una le garantiva la salvezza e l’altra la morte, lui diceva di non imbrogliare avvelenando entrambe le fiale semplicemente aveva un metodo infalibile. Purtroppo il serial killer viene ucciso da Watson prima che rivelasse il trucco e tutto rimane sospeso. Adesso io non so se è stata una delle prime supercazzolle della serie o se nelle puntate successive è stato svelato il trucco, comunque questo non è avvenuto nelle prime tre (ammettendo qualche episodio perso) comunque questa latenza mi ha smorzato l’interesse iniziale.
Ora avrei una domanda, è stato svelato il trucco in questione?
Mi pare non l’abbiano mai detto.
Ma la puntata credo che sia la seconda della prima stagione che è anche la peggiore in assoluto. :)
quello era il pilot mi sa, quello del taxista…lì effettivamente non si è capito come questo faceva, ma secondo me non c’era trucco, era davvero una sfida contro la morte che questo faceva (visto che tanto non aveva nulla da perdere), o almeno lui la spiega così: non ho nulla da perdere, ogni tizio che ammazzo mio figlio prende dei soldi e se muoio pazienza tanto ho un aneurisma che mi può scoppiare in testa da un momento all’altro…
Ed è tra l’altro una parte molto fedele a uno studio in rosso, primo libro con protagonista sherlock holmes (e come per il telefilm, non certo uno dei migliori!)
Bhé che lo facesse senza preocupazioni comunque ci azzeccava sempre.
A questo punto con questo intuito poteva partecipare al mondiale di morra cinese a las vegas e ci guadagnava comunque qualche soldo, anche onestamente tra l’altro. :-P
OT su Benedict Cumberbact: Ma solo io lo vedrei come il professor Piton di Harry Potter?
Ummmm… non ci ho mai pensato. Forse un po’ giovane per la parte.
Secondo me non ha l’aria abbastanza viscida x fare piton XD poi non ce lo vedo piton con gli occhi cosi chiari
Hai ragione… dovrebbe averli piu scuri
Ah, tra laltro Cumberbacht ha doppiato Piton in una puntata dei Simpsons.
Beh, nel primo libro Piton ha 31 anni, nel film lo hanno leggermente invecchiato e reso più viscido e untuoso. Per dire muore a 39 anni ma negli ultimi potrebbe averene 50. Senza nulla togliere al Grandissimo Alan Rickman che comunque è il più appropriato ed è uno dei miei attori preferiti.
Sì, intendevo che non mi ero proprio posto il problema, ormai come Piton ci vedo Rickman e lo vedo molto più vecchio, non solo fisicamente, di come sia ora Cumberbatch :D
Il fatto è che non si trova mai un’attore col naso davvero adunco e lungo. La cosa che compensa però è la magnifica ruga d’espresione in mezzo alle sopracciglia di Alan.