“United States Of Tara”, meraviglioso outsider

Nel grande marasma di telefilm e serie tv degli ultimi anni tutti sono focalizzati sulle più famose: Lost, Prison Break, Game Of Thornes, Breaking Bad, Walking Dead, Spartacus, Dr. House, Dexter e chi più ne ha più ne metta.

Di alcune di queste serie, soprattutto quelle da nerd come Firefly e The Middleman, ve ne ho già parlato. Ma ci sono serie che passano in sordina, serie misconosciute, poco seguite, che vanno incontro ad una cancellazione prematura e non meritata, una di queste è sicuramente “United States Of Tara“, di cui vi parlerò oggi.

United States Of Tara” mi ha fatto riconciliare con Diablo Cody.
Vi chiederete: “E chi cazzo è Diablo Cody?”

Diablo Cody, al secolo Brook Busey, è una ex-spogliarellista e blogger che nel 2007 si è aggiudicata l’Oscar per la sceneggiatura originale di “Juno“. Un film delizioso, magari con una storia banale, ma i cui personaggi erano caratterizzati alla perfezione e i cui dialoghi erano perfetti. Per Juno ho adorato Daiblo Cody.
Nel 2009 scrive “Jennifer’s Body” un teen-horror pessimo, il cui unico valore stava nel bacio lesbo tra Megan Fox e Amanda Seyfried, fate voi com’era il resto del film. Per Jennifer’s Body ho odiato Diablo Cody.

Sempre nel 2009, Diablo Cody, crea una serie tv e ne sceneggia quasi tutti gli episodi, parlo proprio di United States Of Tara. Ora amo di nuovo Diablo Cody.
Magari vedendo “Young Adult” o il remake del primo “La Casa” (The Evil Dead), che uscirà l’anno prossimo, tornerò ad odiarla, ma per ora la amo.

United States Of Tara” è prodotto da Steven Spielberg, una delle poche cose prodotte da Spielberg che non riguardano la guerra, gli ebrei, gli alieni o gli alieni ebrei in guerra.

La protagonista della serie è Tara: un marito, 2 figli, una sorella egoista e un po’ stronza e 6 o 7 personalità diverse, con cui marito e figli devono convivere. Tara ha la DDI, il Disturbo Dissociativo dell’Identità e ha deciso di smettere di curarsi. Nei momenti di crisi le sue varie personalità prendono il sopravvento, Tara sparisce e lascia il posto a T, una sedicenne sessuomane e ribelle, oppure ad Alice, una casalinga anni ’50 sempre sorridente che cura amorevolmente casa e famiglia, oppure Buck, l’uomo di casa, reduce del Vietnam, in cui sostiene di aver perso il cazzo, oppure Gimmie, l’alter ego bestiale, oppure altri alter ego che si manifesteranno lunga la seconda e la terza stagione.

I punti di forza della serie, che la rendono un must, sono molteplici.

Il primo è che i personaggi sono caratterizzati in modo egregio e il loro sviluppo e “maturazione” nel proseguimento della serie sono molto credibili. La figlia maggiore “puttanella” che piano piano perde interesse per la vita frivola da teenager e comincia a vivere da adulta. Il figlio minore gay, ormai in ogni serie tv ci deve essere un gay o un nero o un asiatico o qualcuno di una qualche minoranza, che scopre le sue attitudini sessuali in modo graduale. La sorella egoista e stronza che rimane egoista e stronza fino alla fine. Il marito che per amore di Tara sopporta tutto, poi per amore della famiglia continua a sopportare tutto.
Anche se possono sembrare stereotipati sono davvero credibili, ben recitati e profondamente credibili. Oltre ad avere dei dialoghi scritti alla perfezione.

Il secondo è Toni Colette, la protagonista Tara, che da una prova di recitazione incredibile, riuscendo a cambiare da un istante all’altro espressione, postura, movenze, tanto da rendere stupefacenti le sue “transizioni” da una personalità all’altra. Ad esempio quando diventa Buck, la personalità maschile, è davvero credibile, si muove come un uomo, le espressioni sono quelle di un uomo. Si arriva al punto da riconoscere ogni personalità dallo sguardo, prima che comincia a muoversi e a parlare. Una prova attoriale che gente molto più blasonata, del calibro di Nicholas Cage, Adrien Brody, Ben Affleck e molti altri, non riuscirebbero nemmeno a sognarsi. Io purtroppo l’ho seguita in italiano, doppiata, ma il massimo credo che sia vederla in lingua originale, per apprezzare fino in fondo le capacità di Toni Colette.

Il terzo punto di forza è prettamente tecnico. La serie non ha velleità mediche, non ha nessuna intenzione di spiegare cosa sia il DDI o come diagnosticarlo, o come comportarsi con questo di disturbo, benché il disturbo esista e sia un grave dramma, basti vedere la triste storia di Billy Milligan. Lo mette in scena e mostra solo come si comportano i familiari di Tara, gente comune, di fronte ai disagi che il suo disturbo comporta. In secondo luogo gli episodi per stagione sono 12 (36 in tutto), perfetti per raccontare la storia principale senza episodi riempitivi inutili; in più ogni episodio ha un minutaggio perfetto, dura tra i 25 e i 30 minuti, una durata perfetta per vedere un paio di episodi senza annoiarsi,cosa che avviene spesso, per me, con episodi di 40 minuti di certi telefilm, in cui ho sempre l’impressione che il brodo sia un po’ troppo allungato.

In sintesi una serie pressoché perfetta, ma poco conosciuta. È divertente e seria, fa ridere e pensare, coinvolge ed è credibile.
La terza stagione paga lo scotto della cancellazione, quindi in 12 episodi hanno dovuto tirare tutti i fili e concludere in modo decente la vicenda e si nota una certa velocità nel chiudere alcune situazioni, ma questo non mina assolutamente la qualità totale della serie.

Per ora Diablo Cody la amo e “United States Of Tara” la consiglio ad occhi chiusi, per quanto non sia da nerd, è una delle migliori serie televisive che abbia avuto il piacere di vedere ultimamente.

Scritto da: MrChreddy

"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"

4 pensieri su ““United States Of Tara”, meraviglioso outsider

  1. L’altro giorno stavo leggendo i post più datatati come questo, visto che attualmente il blog è più o meno chiuso per ferie, e sono rimasto incuriosito da questa serie, sia per l’idea alla base della serie e sia per le tue impressioni, per cui ho deciso di vederla.

    Che dire? Non sono pentito di averla vista e non sto meditando di venirti a scuoiare vivo per avermi fatto perdere preziose ore di vita nella visione dei trentasei episodi che la compongono, tuttavia non mi è sembrata una serie così bella come la descrivi tu, credo proprio che si sia tranquillamente meritata la cancellazione anticipata.

    Se la serie avesse avuto il ritmo che ha nella terza stagione anche nelle prime due, magari gli spettatori non l’avrebbero abbandonata gradualmente portandola alla cancellazione.
    Ma nonostante la terza stagione sia più brillante e più Tara centrica, con la sua follia a farla ancora più da padrone e mettendo un pó in ombra le storie e lo spazio dei figli, il problema della serie fin dall’inizio è la mancanza di una sua chiara identità. Non so se la cosa si voluta, visto che la protagonista non ha una sola identità, ma la serie è una commedia o è drammatica? È divertente o è seria? O è un miscuglio quindi tragicomica? Non si capisce. Grazie alla malattia di Tara la serie avrebbe potuto spassosissima oppure dramaticissima, invece non è nessuna delle due cose, anche perchè viene dato troppo spazio alle storie dei due figli che sono molto noiose rubando spazio a Tara. Nella terza stagione sembrano aver capito di dare più spazio a Tara e vengono fuori i momenti migliori ma ormai è troppo tardi per salvare la serie.

    Infine qualche nota sui personaggi. Non ci personaggi interessanti oltre Tara. La figlia è insopportabile e il figlio è noioso. Il marito si sveglia nella terza stagione. La sorella di Tara è bona ma totalmente insipida. I personaggi secondari tendono a scomparire all’improvviso, da una puntata a un’altra, senza una spiegazione e totalmente dimenticati, tranne alcuni. E poi l’unico di questi veramente interessante è il professore, tutti gli altri comparsi nella serie non sono memorabili.

    In conclusione, la serie è godibile ma non memorabile, l’idea alla base poteva e doveva essere sviluppata meglio, peccato.

    • A me è piaciuto molto proprio per la sua tragicomicità e il suo “realismo” nei personaggi insignificanti e “stupidi” per una serie Tv.

      Io me ne vedevo anche 4 episodi al giorno, infatti l’ho finita subito, però me la sono goduta molto.

      Mi sa che i difetti riscontarati da te, per me sono stati pregi :)

      P. S.

      grazie per non avermi squartato :P

      • Si, penso che sia così. In realtà me l’aspettavo più sitcom, insomma più divertente e surreale, invece quando sono cominciati a saltare fuori la classica figlia “sdraiona” e il classico figlio gay con i loro normali problemi da adolescenti mi sono cadute un pò le braccia. Se non era per la malattia di Tara sarebbe stata un’anonimissima serie su di una famiglia america x.

        • Più che sulla malattia in sé io credo sia incentrata sui problemi che porta alla famiglia e su come la affrontano, assecondandola, invece che combattendola, almeno fino alla terza stagione quando poi i problemi cominciano a diventare non più trascurabili.

          Però, mie personali opinioni :)

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