Lucky Man

Se chiedete a qualche nerd, vissuto negli anni ’80, qual è il suo attore preferito, probabilmente i nomi che saltano fuori sono: Matthew Broderick, Christopher Lloyd, Leonard Nimoy e qualche altro. Ma son convinto che la maggior parte delle volte vi verrà risposto Michael J. Fox.

Michael J. Fox non ha fatto chissà quanti film a sfondo nerd, alla fine ne ha fatti solo 4. Ma sono stati i 4 film giusti che l’hanno impresso nel cuore di noi nerd.

Penso che sia impossibile non saperlo, ma ora Michael J. Fox ha 52 anni ed è affetto dal Morbo di Parkinson, una malattia da ottantenne che l’ha colpito quando ne aveva solo 30.

La sua storia l’ha raccontata in un libro: Lucky Man, appunto.

Voi magari pensate che io sia analfabeta perché non parlo mai di libri, e invece ho la casa disseminata di libri che sto leggendo e, a seconda di come mi sento, ne prendo uno e lo leggo.

Lucky Man l’ho letto quando uscì in Italia dieci anni fa e mi colpì molto e l’altro giorno mi è tornato in mano mentre cercavo una cosa.

Mi colpì per diversi motivi. Perché è scritto bene, in modo divertente, scorrevole, assolutamente non autoindulgente e senza autocommiserazione.

È un racconto molto lucido e preciso che parte da una mattina di novembre del 1990, quando Michael si sveglia in una camera d’albergo con il mignolo della mano sinistra che balla per i fatti suoi, come impazzito e non c’è modo di fermarlo.
Poi continua con la sua vita di attore, dagli inizi, quando ha dovuto inserire la “J.” nel suo nome per iscriversi al sindacato degli attori. Alle millemila puntate di Casa keaton girate di giorno, mentre la notte era sul set di Voglia Di Vincere, prima, e di Ritorno Al Futuro, poi.
Della sua vita sballottato da un set all’altro, alla ricerca del film che riesca a consacrarlo come attore a tutto tondo, roba che nemmeno Vittime Di Guerra di De Palma o Le Mille Luci Di New York ci sono riusciti.

La cosa che però mi ha colpito di più, a parte gli aneddoti, è che Michael racconta dello sviluppo della malattia con un profondo rispetto, quasi con amore, mentre c’è astio e dolore per la sua vita di prima, con i problemi di alcolismo e i sotterfugi per nascondere il Parkinson e continuare a lavorare, fino all’accettazione e alla confessione pubblica del 1998.

Devo dire che il Michael alcolista proprio non me lo aspettavo ed è stato un po’ un colpo, ha smitizzato l’attore che adoravo da piccolo.

Mi ricordo che Voglia Di Vincere io e mio fratello ce lo siamo sparati a loop un’estate, vedevamo quella videocassetta due o tre volte al giorno, registravamo le canzoni dei Beach Boys con il registratorino a cassette messo vicino alla televisione e sapevamo le battute a memoria.

Per non parlare delle centinaia di volte che mi sono visto i Ritorno Al Futuro. Sono anche andato al raduno del dicembre scorso per sono rivederlo al cinema ed è stata ancora una volta un’emozione.

Che poi, da adolescenti, un po’ tutti noi maschietti volevamo essere Marty McFly e le ragazze volevano averlo come fidanzato. Ed è questa un po’ la maledizione di Michael J. Fox, come lo è stata per altri attori tipo Christopher Reeve. La gente si era affezionata al personaggio, non all’attore. Al cinema tutti volevano vedere Marty McFly, non Michael J. Fox che faceva altre parti. E Michael lo sapeva, sapeva che doveva continuare a fare film per non sparire del tutto, film che andavano inesorabilmente male, uno dopo l’altro.

Poi vennero l’abbandono del grande schermo per le serie Tv e, alla fine, ha anche dovuto abbandonare Spin City nel 2001 a causa della malattia che non gli permetteva più di lavorare.

Lo so che c’è tanta gente meno famosa e con meno soldi per curarsi che soffre, magari di malattie anche più gravi.
Però non è questo il punto, il punto è che Luky Man narra come si può affrontare una malattia degenerativa e implacabile come il Parkinson migliorando se stessi e racconta quanto sia deleterio lasciarsi andare alla disperazione, alla depressione e tutto il resto e che i soldi e la fama possono procurare le cure migliori, certo, ma non aiutano per niente a livello morale e personale. Anzi, quando sei ricco e famoso e hai paura di perdere tutto, la sfida da affrontare è ancora maggiore.
Non voglio santificare Michael J. Fox per la sua battaglia, sia ben chiaro, però il suo racconto mi ha colpito per la forza che ha avuto.

Dal 2001 ha fatto qualche comparsata in serie Tv, personaggi minori, insomma, la roba che il Parkinson gli permette di fare e son contento di vedere che quest’anno tornerà in Tv per la NBC con una nuova serie in cui è il protagonista. Una serie quasi autobiografica e molto autoironica: The Michael J. Fox Show, in cui interpreta un giornalista affetto dal Parkinson che torna a lavorare, con tutti i problemi e le conseguenze del caso.
Che scherzare su una cosa brutta non ha mai ucciso nessuno, ma farsi una risata su quella cosa, magari l’ha aiutato.

 

 

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Scritto da: MrChreddy

"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"

17 pensieri su “Lucky Man

      • peccato che il mio inglese non mi permetta una lettura così approfondita.. ma potrei anche provarci.. se ti interessa, ho guardato su amazon e lucky man lo vendono in inglese a 0,45 euro (usato) con 2,40 di spedizione.. direi che 3 euro per un libro può anche starci.. deduco che gli altri volumi abbiano lo stesso mercato.

  1. Ritornoalfuturo onetwothree l’avrò visto una miliardata di volte cadauna.

    Marty è uno studente,
    va a scuola
    guida la macchina

    ergo

    o è un ripetente cronico
    o ha 16 anni.

    E MJF ne aveva una decina in più all’epoca.

    Bene.

    Questo eterno ragazzino è un po’ il simbolo della nostra infanzia/adolescenza.

    Quel periodo in cui si immaginava che nel 2015, cioè tra un paio d’anni,

    il massimo del futurismo sarebbero stati

    gli autolacci
    gli ologrammi, per strada
    e tante altre cose che oggi sarebbero tranquillamente realizzabili

    ma anche totalmente inutili e dispendiose.

    Insomma, quella visione futura non ha beccato niente
    se non due cose.

    La prima è che un giorno i vip si sarebbero messi a fare programmi di cucina
    (lì era Michael Jackson)

    la seconda è che Marty/Michael J Fox avrebbe dovuto abbandonare il suo sogno perché gli tremava la mano.

    Ecco, per me sapere che Marty non era più un ragazzo
    ma un uomo malato

    è stato come se mi avessero distrutto la De Lorean un’altra volta.

    P.S. Io andai all’Arcadia, forse un paio d’anni fa, a vedere il primo Ritorno al Futuro rifatto in digitale.

    Ricordo la De Lorean all’ingresso, nei pressi del T Rex
    e gente vestita da Doc o da Marty.

    • Hai detto bene, Michael J. Fox è sempre stato un ragazzino, ce lo ricordiamo come tale e vederlo adulto e malato è straniante e riporta ad una realtà non bella come quella di Ritorno Al Futuro, in cui quelle cose superflue erano strafigate che non vedevamo l’ora di avere.

      Però la vita è così, purtroppo, ridi, scherzi e poi ogni tanto devi scendere nella realtà, sperando di avere la forza di affrontarla :D

      Io, purtroppo, il 25° di BTTF me lo sono perso :(

  2. Bell’articolo, condito di una sana sensibilità umana. In un certo senso, e questo non può che fare onore, della stessa sensibilità genuina con cui erano pervasi i film di cui hai parlato. Umanamente vicini alla magia e ai sogni, privi di morbosità, carichi della voglia di giocare di un cinema che, non c’è bisogno della sfera di cristallo, rimarrà a imperitura memoria dei Cult degli di questo nome.

    Io sono innamorato di un altro film con J.Fox … “Il segreto del mio successo” … ne rimango ogni volta affascinato per la capacità di cogliere con una leggerezza disarmante la mediocrità e la faziosità dei mondi patinati dei “dollaroni”; certo ingenuo e volutamente confezionato per svolgere alla fine un ruolo di redenzione per la società dove – ma solo nel Film – anche i buoni possono avere il successo.

    Ma lo possiamo accettare e dare proprio in primis a M.J.Fox, alla sua precisa caratterizzazione, e al film quel titolo che oggi si appioppa indebitamente a TROPPI troppi film, quello di “favola moderna”.

    Ebbene sì, “il segreto del mio successo” è una favola moderna coi coglioni, con ritmi e tempi comici senza la minima sbavatura, un lavoro da cesello. Insieme a “DOC HOLLYWOOD” un’altra favola moderna in cui J.Fox .. porta i nostri desideri e ambizioni ad uno strato di lettura dolcissimo, stranamente poetico, magicamente ingenuo.

    Grazie Michael .. ti vogliamo bene

    • Grazie mille.

      Anche a me Doc Hollywood e Il Segreto Del Mio Successo sono piaciuti un sacco. Nel libro racconta anche come sono riusciti a convincerlo a Fare Doc Hollywood mentre girava Insieme Per Forza, altro film, secondo me, sottovalutato. Se non altro per quello schizzato di James Wood :D

      Purtroppo a confronto del successo di BTTF il resto della sua filmografia è etichettato come cazzata e c’è poca gente che li apprezza davvero, più che altro perché si ferma alla superficie e vede le storielle romantiche, perdendo di vista il contesto in cui sono immerse. Contesto che, poi, è il vero motore del film.

      O verranno rivalutati o verranno dimenticati, e sarebbe un peccato nel secondo caso.

  3. Uno dei pochi libri che ho letto tutto d’un fiato dietro raccomandazione del buon “Stanga” ai tempi che uscì! Veramente interessante!

  4. Io ho sempre conosciuto M.J.Fox come attore e non come personaggio, perchè la mia infanzia è passata a vedere i suoi innumerevoli film, forse scadenti e ripetitivi, ma mi son sempre divertito. Da “voglia di vincere” a “il segreto del mio successo” a “Doc Hollywood” fino a “sospesi nel tempo”, visti tutti innumerevoli volte ed ancora adesso se mi capita me li riguardo con sospiri profondi di nostalgia di quegli anni. Sapere della sua malattia e vederlo scomparire dagli schermi fu un brutto colpo, ma poi è ritornato con piccole comparsate e mi fa pacere che “stia meglio”.
    Il libro non l’ho letto e non so se ce la farei ad affrontarlo… forse un giorno ci proverò, ma comunque ti ringrazio di avermelo fatto conoscere che non sapevo proprio della sua esistenza!

    • Guarda Anadol, ti posso assicurare che il libro è interessante, sia dal punto di vista cinematografico che da quello umano. Non è per niente pesante e struggente. E’ stato bravo nel non scivolare nella retorica, nell’autocommiserazione, nel patetismo (si dice così?), quindi se mai avrai voglia di leggerlo, vai sereno. ;)

  5. Ma vogliamo parlare della sua parte in scrubs??? Meraviglia!!!

    Cmq per la serie “esistono problemi peggiori” vi suggerisco la visione de Il circo della farfalla, lo trovate su youtube, dopo che lo avete visto pensate che il protagonista è anche regista e autore del corto e che non sono effetti speciali quelli, è veramente così

  6. “Al cinema tutti volevano vedere Marty McFly, non Michael J. Fox che faceva altre parti”
    Dirò di più: nel doppiaggio italiano di “Voglia di vincere” il nome del protagonista da Scott viene cambiato in Marty.

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