Aspettando Prometheus…ritorno su LV-426


Tutti i nerd lo sanno. Questo venerdì esce, dopo un rinvio inesplicabile e scandaloso rispetto al resto del mondo civilizzato (e non), il terzo film di fantascienza della carriera di Ridley Scott. Se considerate che con i primi due ha ridefinito il genere si capisce la portata dell’evento.
Io, Lord Casco e MrChreddy ci riuniremo e andremo insieme al cinema. Così, se fosse una cagata (à la Indiana Jones IV), potremo anche sfogarci insieme a fine visione: un bel pianto collettivo liberatorio, come se ne vedono solo da Maria De Filippi, aiuta sempre, oppure potremmo mettere a ferro e fuoco il multisala, stuprare i presenti e saccheggiare gli immancabili store e fast food.

Il sospetto che sia una cagata per quanto mi riguarda è forte. Basti sapere che tra gli sceneggiatori c’è Damon Lindelof, proprio il tizio che ha scritto quella cazzata incomprensibile di Lost.

Dopo aver visionato il film ovviamente arriverà anche la nostra recensione. Si spera di non doverla fare direttamente sull’ascensore insieme a Ryan, anche se Ridley di solito non delude e come mette lui su pellicola qualsiasi puttanata qualunque sciocchezza non lo fa nessuno.

Prometheus è anche un film connesso in qualche modo, da venerdì vedremo come, con l’universo di “Alien”. E proprio per questo volevo fare un breve sunto, una sorta di “punto della situazione” di quella che avrebbe fatto meglio a essere una meravigliosa bilogia e invece così non è stata.

Nel 1979 uscì “Alien” ovvero uno dei migliori film di fantascienza della storia. Diciamo che lo metterei sul podio di un’ipotetica top5.
Sceneggiato da Dan O’Bannon e Ronald Shusett, diretto appunto da Ridley Scott, “disegnato” dal mitico H.R. Giger e “costruito” dal nostro compianto Carlo Rambaldi, questo capolavoro si basa, come tutte le cose geniali, su idee semplici.
Il film infatti stabilisce quelli che saranno i cliché del cinema di fantascienza-horror da lì in avanti: c’è un equipaggio di poche persone in viaggio nello spazio profondo a miliardi di kilometri da chiunque e qualunque cosa, il contatto con creature e mondi alieni, ci sono disperati tentativi di difendersi da una creatura che non lascia via di scampo, astronavi gigantesche in cui si sviluppano ambienti cupi e claustrofobici.
Voi direte che queste cose esistevano già, ed è vero, però prima di Alien la fantascienza non era mai stata così “cattiva”: le astronavi erano belle e luminose, non c’era mai stato quel senso di oppressione, così come mai prima di allora le situazioni di angoscia e terrore erano state spinte fino a questo punto. Dall’Alieno non si scappa, è una specie di insetto-parassita alto due metri e mezzo, velocissimo ma silenzioso, difficile da individuare, con acido al posto del sangue, impossibile da sopraffare sopratutto senza armi… insomma se sale sulla vostra astronave o più semplicemente se, avendo dimenticato le finestre aperte, ve ne trovate uno in casa siete praticamente fottuti.
Se vivessimo in un mondo perfetto Scott nella sua vita avrebbe dovuto dirigere, secondo me, solo film di fantascienza: lo stile “freddo” che spesso sceglie per i suoi film si adatta a meraviglia al genere. La fotografia, le scelte cromatiche con i chiaroscuri (bellissimi e che si vedranno anche in Blade Runner) e la mancanza di spazio per fuggire aiutano a rendere questo film spaventoso anche se rivisto per la centesima volta.
Il lavoro di design fatto da Giger è semplicemente leggendario, insieme a Rambaldi è stata creata una vera e proprio icona del genere horror.
Grazie alla magnifica interpretazione di Sigourney Weaver viene inoltre anticipato di almeno una dozzina d’anni quella gran cazzatail tema del cosidetto “girl power” venuto fuori poi negli anni ’90 al cinema, nella musica, nella letteratura, insomma ovunque e in tutte le salse (ditemi se non avete sempre sognato di spedire le Spice Girls sulla Nostromo al posto della più simpatica Ripley).
Mitica anche la tag line del film (se volete sapere cos’è andate a leggere il nostro nerdabolario), che i più attenti e i più nerd avranno notato ripresa, come piccolo omaggio, anche nel nostro blog.
Da appassionato di musica ritengo perfetta anche la colonna sonora, composta da effetti ambientali, da rumori vaghi e lontani più che da vere e proprie musiche orchestrali o comunque strumentali. Sembra di sentire continuamente dei rumori sospetti alle nostre spalle… anzi, stasera sul tardi quando tutti ormai dormono, mettetevi al buio con su un bel paio di cuffie ad ascoltare questo:

Disturbante vero?
Insomma, superiore a tutti i suoi sequel (o sedicenti tali) e a tutti i film fanta-horror successivi, “Alien” è da considerarsi una vera e propria pietra miliare. Questa pietra mi colpì talmente forte, da bambino, che ancora oggi penso con terrore all’eventualità che uno Xenomorfo spunti dall’angolo buio della mia cantina..

Comunque non si poteva sperare che un film simile non avesse un sequel. L’alieno funziona e Hollywood deve spremere fino al vomito le idee che funzionano.
Realizzare un sequel degno potrebbe sembrare una missione folle e impossibile ma grazie al cielo c’è un uomo sul nostro pianeta che risponde al nome di James Cameron. Un altro papà di tutti noi nerd.
Il caro James, che non è il primo cretinetto che passa per strada, probabilmente capisce subito che non si può fare un clone del precedente. Rimettere un Alieno a caccia di umani su un’astronave non avrebbe senso, il paragone non reggerebbe nemmeno se riempisse il film di gattini* e tettone seminude. Decide allora, anno 1986, di sostituire terrore puro e angoscia con i suoi marchi di fabbrica: ritmo e suspense. La caccia, almeno inizialmente, è invertita e diventa una più classica “umani a caccia di alieni”. Viene così fuori “Aliens – Scontro finale“, ovviamente un altro film meraviglioso, che ci ha regalato anche una delle frasi più citate di sempre del cinema moderno. Lo stile di Cameron si vede subito: non ci sono dei poveri operai spaziali armati di cacciavite e brugole, ma un corpo speciale di marines dello spazio incazzati e equipaggiati di mitragliatori a impulsi, lanciagranate, fucili d’assalto, lanciafiamme, etc.
Come suggerisce il titolo, al plurale, non ce più un solo alieno, ma un’intera colonia, una sorta di formicaio con tanto di enorme regina con cui si avrà l’epico “scontro finale”. Cameron fa sempre le cose in grande, anche la tagline cambia e suggerisce che più che orrore ci sarà azione.
Non è presente la freddezza disturbante del prequel, viene dato spazio ai sentimenti (vedere la “simpatia” tra Ripley e Hicks), viene un po’ meno il senso di claustrofobia degli ambienti (essendoci anche degli esterni del pianeta LV-426), il gattino viene lasciato a casa in luogo di una bambina rompicoglioni e sono presenti anche le classiche tamarrate che piacciono tanto al regista (vedere il gioco del coltello di Bishop girato in velocità, effetto decisamente cialtrone anche per l’epoca). Certo fa sempre paura e ci si sente sempre braccati, tutto il film è un fantastico crescendo di tensione, scandita dalle morti dei marines e dal conseguente assottigliarsi del nostro gruppo di eroi, però il primo capitolo rimane irraggiungibile.
Dai James, questa scena te la potevi anche risparmiare…

Come vedete le aspettative per Prometheus sono a dir poco ENORMI, anche perch.. ehm, come dite? Sono stati fatti altri film sugli Xenomorfi? Uff, speravo non se li ricordasse nessuno, come capita sempre con i traumi, e invece…

Il titolo del secondo capitolo, almeno nella versione italiana, ci aveva fatto sperare che fosse messa la parola fine, del resto era lo “scontro finale“. Invece a Hollywood non erano ancora stufi di contare dollaroni. Quindi è saltata fuori l’idea di continuare da dove avevamo lasciato Ripley: la si fa precipitare insieme ai sopravvisuti del secondo film su una colonia penale di maniaci sessuali e killer sciroccati convertiti al cristianesimo, si fanno morire nell’impatto TUTTI i personaggi tranne Ripley (guarda caso) e si avrà nuovamente a che fare con un solo Alieno a caccia di umani. Insomma un tentativo di riproporre il primo Alien. La regìa sembra affidata anche al tipo giusto, il tetro David Fincher, e se il film fosse uscito come sequel di “Aliens – Scontro finale” lo giudicherei molto bello; anzi, se fosse uscito come film originale lo riterrei addirittura fantastico, peccato che c’è il primo “Alien” e che non basti rasare a zero Sigourney per convincermi che c’è qualcosa di nuovo. Infatti si capisce quanto bene ha fatto Cameron a proprorre qualcosa dal sapore un po’ diverso. “Alien 3” sa di già visto, gli inseguimenti lungo corridoi stretti e bui in cui tutti i personaggi muoiono in sequenza, la paura per la creatura invincibile e disumana, il fatto che Ripley abbia a che fare con un branco di cretini che non si rendono conto del pericolo se non all’ultimo momento, la “Compagnia” che ha sempre un doppio fine.
Tra l’altro per giustificare l’esistenza di questo film e il fatto che la stessa Ripley fosse stata infettata da un alieno si decide di aggiungere particolari al finale del film di Cameron che io non ricordo di aver visto e che mi sembrano un po’ forzati: come ha fatto a salire un altro alieno a bordo della scialuppa di salvataggio teleguidata arrivata dall’astronave madre Sulaco, dato che già è quasi incredibile che la regina sia riuscita ad aggrapparcisi e volare nello spazio fino alla nave madre? Misteri che neanche Giacobbo o Bossari potrebbero rivelare.
Comunque nelle scene conclusive, la morte di Ripley che si suicida gettandosi in una vasca di metallo fuso (una fonderia dentro un penitenziario? Boh…), unico modo per sfuggire alla compagnia che intendeva recuperare il “feto” alieno presente dentro di lei, ci fece ben sperare che la smettessero con i sequel.

E invece no!

Nel 1996 viene fuori la notizia della prima clonazione della storia della scienza. Degli scienziati pazzi sono riusciti finalmente a creare un’essere vivente facendo nascere la famosa pecora Dolly da… sé stessa! Precisamente da una sua tetta. Comunque, i giornalisti per i mesi a seguire, anziché sfondarci le gonadi con questioni metereologiche, gatti che fumano o stupratori romeni, iniziano a parlare di clonazione. Non si parla d’altro. E infatti questa notizia dà l’idea, ad alcuni disgraziati, di scrivere la sceneggiatura di “Alien – La clonazione“.
Praticamente Ripley viene clonata per scopi militari utilizzando dei campioni di sangue presenti sulla colonia penale in cui è ambientato Alien 3, il suo cadavere viene recuperato dal metallo fuso a migliaia di gradi (non si sa come, potenza della tecnologia del futuro?) e si riesce persino a estrarre dal suo corpo fuso nel metallo quella che pare essere una regina. Tutto questo, appunto, per creare un’arma biologica invincibile. Come se non bastasse il clone di Ripley pare ricordare parti di vita della Ripley originale (??!?), ha una specie di sangue acido misto umano-alieno, ha capacità fisiche aumentate perchè durante la clonazione il suo DNA umano si è fuso con quello alieno.
Insomma già dalle premesse girano le palle. Il film invece è ancora peggio, sempre per quanto mi riguarda. Delle atmosfere dei primi due manca tutto, ora è tutto molto più “fico”, più stiloso (siamo negli anni ’90), ci sono personaggi fighi con le treccine rasta (dato che andava di moda ai tempi), i tatuaggetti, le partite a basket, l’inutile Winona Ryder come altra protagonista femminile (il girl power è nel pieno), tante parolacce che fanno gggiovane, il montaggio veloce che ormai è la regola del cinema (oggi si fa un cambio di inquadratura ogni 3 secondi circa, anche io sarei capace di recitare), sono stati introdotti dei nuovi tipi di Alieni ibridi umani a dir poco ridicoli.
La regìa è stata affidata a un tizio francese, e infatti mi ricorda tanto uno dei tanti film cialtroni d’azione francesi usciti in massa negli anni passati… Insomma la cosa che mi è rimasta di più di questo sciagurato film è la scena finale, a mio avviso una delle più ridicole nella storia della fantascienza, che mi ha fatto esclamare un perplesso “Mah, vabè…” mentre spegnevo la tv, pensando alle due ore di vita sprecate per colpa di un regista francese.

Se proprio volete rinfrescarvi la memoria:

Ah, tralascio volutamente da questo post tutti gli aborti spin-off nati dall’incrocio tra Alien e Predator, perché mi rifiuto di vedere un film di fantascienza con Raoul Bova nel cast.
Voi direte che sono snob, che sono prevenuto, però se andiamo avanti così il prossimo passo sarà “I fichissimi Vs Alien” con Jerry Calà oppure “Natale su LV-426” con Boldi, DeSica e Vomito.

Mi basta e avanza l’ansia con cui affronterò Prometheus sperando che la mia faccia a fine proiezione non sia questa:

Mio Dio, ma che cazzo di film è???

* Comunque sempre presenti! Altra tendenza attuale anticipata da Ridley col gatto Jones…

Scritto da: Capitan Catarro

"Mi stai facendo piangere e ti assicuro che non ti piacerà vedermi piangere!"

4 pensieri su “Aspettando Prometheus…ritorno su LV-426

    • Ehmmmm… no io non lo sapevo.

      E perché dovremmo odiarti per avercelo segnalato? Ma figurati. Veniamo a prenderti a casa e ti pestiamo nel cortile :D

      Scherzo ovviamente.

      Anzi, ora il nostro Capitan Catarro, se lo vede e ci fa la recensione ;)

      Cap, non scherzo! >:|

    • Ciao Twilightprophetess, grazie per il commento..si, purtroppo ero a conoscenza anche io di quella cialtronata… E speravo che nessuno se lo ricordasse!!! Ora per colpa tua me lo devo vedere!!! :D

      Magari si potrebbe fare un confronto tra il capolavoro di Ciro Ippolito e la puttanata di Lindelof in uno dei prossimi post

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