I, Frankenstein brutto e senz’anima

I,Frankenstein

Nel post di ieri dicevo che esiste una specie di karma che compensa le cose brutte con le cose belle. Tranne a Hollywood.

The wolf Of Wall Street mi è piaciuto e ha compensato un bel po’ di roba brutta, acquietando la mia anima tormentata.

Però io da tranquillo non riesco a vivere e quindi questo week end sono anche andato a vedere questo I, Frankenstein dicendomi che, al massimo, con il mio amico il Maledetto mi sarei fatto due risate.

Beh, non ci abbiamo trovato proprio un cazzo da ridere.

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Yaoi? No, grazie! -Other Fandoms Edition-

Yaoi, no grazie!

Apro il post, che mi è stato richiesto a gran voce sulla pagina Facebook, con le premesse del suo gemello: non ho nulla contro l’omosessualità in fiction, film, telefilm, se sensata e motivata e non usata solo per tirare su qualche soldo in più (un po’ come le morti & resurrezioni che nemmeno Gesù può competere), che userò la parola yaoi e non slash, perché con la seconda mi sembra di parlare di un chitarrista Rock, e che parlo per esperienza e diretta visione del fenomeno nelle parti più oscure del fandom.

Ad esempio, nelle serie Tv Sherlock, lo Sherlock Holmes dei giorni nostri accenna al fatto di essere gay, anche se non lo esplicita chiaramente, lo manda a intendere a Watson nella prima puntata. Va benissimo, è una caratterizzazione, è nel mistero e nel fascino del personaggio. Nella serie Tv, poi, non vediamo Sherlock provarci con Watson come se non ci fosse un domani, oppure vediamo i due avvinghiati in bollenti scene d’amore.
Però sul web le cose per i due investigatori sono andate ben oltre.

Quindi è sempre lo stesso discorso, non è il problema se un personaggio sia gay o meno, ma se questa è una caratteristica del personaggio e non una scusa per rappresentare delle fantasie sessuali di chi si inventa queste storie. Soprattutto se poi in queste storie i personaggi vengono snaturati per abbracciare, appunto, quelle fantasie.

Come effettivamente succede con le coppie più astruse che ho trovato in giro.

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