The Disney Effect

La Disney è come la Mamma.

Quando pensiamo ad una mamma, pensiamo a quell’adorabile dea che ci ha messo al mondo, nutrito, cresciuto, coccolato, rimproverato e perdonato. Poi la nostra mamma la riflettiamo su tutte le altre mamme del mondo e rimaniamo shockati quando sentiamo o leggiamo che una di queste mamme ha macellato i propri figli e li ha nascosti nel freezer. Urka! La nostra mamma non l’avrebbe mai fatto… sennò mica saremmo qui a parlarne.

Rimaniamo shockati anche perché l’immagine che abbiamo della mamma viene intaccata, da divinità soprannaturale, diventa una donna come tutte le altre, un essere umano qualsiasi che, in un raptus di follia o proprio con maligna premeditazione, può compiere un gesto che pensavamo fosse proprio solo di Dexter.

Con la Disney è la stessa cosa.

Quando sentiamo il nome Disney inevitabilmente pensiamo ai personaggi puccettosi, alle canzoni, ai cartoni animati, ai film che vedevamo da piccoli.
Inevitabilmente la prima immagine che ci viene in mente è quella di un signore sorridente con i baffetti a spazzolino, oppure alla sua creatura più famosa, Topolino.

Poi sentiamo che ha comprato la Lucasfilm e rimaniamo shockati, ci rendiamo conto che l’avevamo idealizzata e in realtà, la Disney, è una multinazionale piena di soldi che opera per fare soldi. Tanto che, negli ultimi 7 anni, oltre alla Lucasfilm ha comprato pure la Pixar e la Marvel.

Gli effetti della Disney e il suo modo di ragionare cominciano a vedersi ora.

Cominciamo con la Pixar, la prima acquisizione avvenuta nel 2006. Avevo già parlato della storia della Pixar.

La Pixar ha sempre prodotto un film ogni 2 anni, tranne nel 2003-2004 che è uscita con Alla Ricerca Di Nemo e l’anno dopo con Gli Incredibili.
Dal 2006, invece, butta fuori un film all’anno e la qualità comincia a risentirne, Wall•e, Cars, Cars 2 e Ribelle – The Brave non sono all’altezza delle precedenti produzioni.
In più ha prodotto ben 2 sequel, Cars 2 e Toy Story 3, fino a quel momento l’unica eccezione era Toy Story 2.

Sequel, tra l’altro, di film dal potente valore economico in fatto di merchandise. Cars, il primo, ha guadagnato uno sfacelo vendendo le macchinine, la cinema è stato quasi un flop, il sequel aggiunge un sacco di modelli di automobili e personaggi nuovi. Toy Story 3, allo stesso modo, immette una marea di personaggi nuovi e commercializzabili all’ormai abusato, a livello di giocattoli, team originale.

Non so se ci avete fato caso, ma la Disney, per ogni suo film di successo, ha poi tirato fuori almeno 2 sequel e vari spin-off dedicati ai personaggi secondari del film originale, tutti in dvd. Questo permette di produrre film con spese minori, perché meno curati delle produzioni da cinema, e non ha praticamente spese di distribuzione nei cinema, affitti di sale e robe del genere. Massimizzazione dei profitti.

La Pixar ora ha annunciato 5 film per i prossimi anni e tre di loro sono sequel e spin-off, con solo due nuove idee originali.

Quest’anno esce al cinema Monster University, prequel di Monster And Co.

L’anno prossimo The Good Dinosaur, film originale.

Poi ci sarà Planes, spin-off di Cars, altra infornata di macchinine, aeroplanini e personaggi da vendere poi per i bambini.

Per il 2015 è stato appena annunciato Alla Ricerca Di Dory, sequel di Alla Ricerca Di Nemo.

Infine, che a sto punto uscirà nel 2016, Dia de los Muertos, cartone ispirato al Giorno Dei Morti messicano.

È evidente, in questo caso, l’uniformarsi alla politica Disney di monetizzare il più possibile le IP di successo e tutto quello che gira intorno, come il merchandise.

Sul versante Marvel hanno stabilito che devono uscire 2 film all’anno.

Quest’anno Iron Man 3 e Thor: The Dark World.

L’anno prossimo Captain America: The Winter SoldierI Guardiani Della Galassia.

Nel 2015 Avengers 2 e Ant Man.

Magari ai Marvel Studios avrebbero adottato la stessa politica, o magari no dilazionando i film e producendone uno all’anno, non possiamo saperlo, ma va meglio a noi che non dobbiamo un universo supereroistico cinematografico più accorpato senza dover aspettare le calende greche per vedere il film successivo.

Infine veniamo alla Lucasfilm, acquistata l’anno scorso per una cifra disumana.
Contestualmente al passaggio di proprietà la Disney ha annunciato subito 3 nuovi film della saga di Star Wars, prima abbiamo pianto, poi ce ne siamo fatti una ragione e ora speriamo che vada tutto bene.

Però, il primo vero effetto dell’acquisizione è stata la cancellazione della serie a cartoni Star Wars: The Clone Wars alla fine della quinta stagione. Non che non andasse o facesse schifo, però era in mano a Cartoon Network, spina nel culo canale concorrente dei Disney Channel. Probabilmente la serie verrà portata avanti con dei film direttamente in DvD.
Anche la serie parodistica Star Wars Detours è stata posticipata a data da destinarsi, probabilmente per far scadere il contratto che c’era con Cartoon Network.

Siccome in economia, quando due grandi società si fondono, raramente 1+1 fa 2, ma in genere fa 1,5 se va bene, la Disney ha annunciato la chiusura della storica LucasArts, storica casa sviluppatrice di videogiochi, con relativa cancellazione del gioco più atteso Star Wars 1313.

Questa notizia è un colpo al cuore per tutti quelli che come me, tra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90, sono cresciuti giocando a capolavori come Zack McKracken, Monkey Island, LoomManiac Mansion, Sam and Max Hit The Road, Full Throttle, Grim Fandango, nonché le varie avventure grafiche dedicate ad Indiana Jones.

Insomma un nome storico, che comunque verrà mantenuto dalla Disney che non si sa mai, anche se ultimamente non aveva sfornato vero e propri capolavori indimenticabili. Ma non è quello, sono più che altro le ripercussioni: oltre ai 150 dipendenti licenziati dalla LucasArts, si aggiungeranno altri della Industrial Light And Magic, visto che le varie società di Lucas lavoravano osmoticamente tra di loro, alcuni posti di lavoro non sono più necessari.

Ma quindi basta, niente più videogiochi di Star Wars?
No ce ne saranno ancora, ma saranno affidati a sviluppatori esterni, oppure verranno cedute le licenze a chi vorrà svilupparli, il guadagno in questo caso si massimizza, riducendo drasticamente i rischi, capire la convenienza di una simile operazione è facile.

Dal post sembra che abbia dipinto come il grande impero del male, anche per l’immagine iniziale, ma non è lo scopo del post, piuttosto è chiarire quali sono le direttive della Disney sulle società acquisite e l’impronta che sta dando per il futuro. La disney è solo un’industria che si occupa di intrattenimento e che con quello deve fatturare e guadagnare. Chi di noi spenderebbe 8 miliardi di dollari per comprare qualcosa e lascialo lì a fetere? Nessuno immagino.

Sembra brutto da dire, ma la Disney non è una società pro bono che produce cose per il nostro piacere, come tutti i colossi economici, e prende decisioni mirate a questo unico scopo, possono essere impopolari, farci rimanere male, ma è la sua natura, dobbiamo farcene una ragione e cominciare a pensare al simbolo del dollaro quando pensiamo a lei, invece che a Topolino.

 

 

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Scritto da: MrChreddy

"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"

19 pensieri su “The Disney Effect

  1. ho visto “ribelle” l’altra sera e sono rimasto allibito dalla pressapochezza di tutto il film.. lasciamo perdere le fisionomie dei visi ormai tirato ai minimi.. certo i visi grotteschi aiutano moltissimo a dare risalto alle espressioni.. più cerchi di fare un viso “veritiero” e più l’effetto bambolotto salta fuori (final fantasy docet)

    ma è il resto che mi ha fatto storcere in naso..

    il cibo su tavoli? dei pezzi di poligoni renderizzati e buttati li a casaccio.. tutti uguali.. nessuno spessore.. nessuna realtà o simulazione di essa.. non hai voglia/tempo/denaro per sbatterti? non metterle o imbroglia ma fallo con stile..

    wall-e io lo considero l’ultimo dei capolavori sebbene sia stato uno dei capostipiti dei difetti qui sopra (uno dei realizzatori si vantava che i robot della axiom era praticamente sempre lo stesso montato in centinaia di varianti ma con gli stessi pezzi.. e bravo vantati.. (il primo è stato comunque monster&c. a fare uso smodato del copy/paste)

    leggere di questi sequel.. spin-off mi rattristisce.. mi ricorda i griffin con “jaffar va a farsi gli occhiali”.. qualità a ramengo.. come tutto quello che ci circonda..

    spero che la dreamworks riesca a prendere la palla al balzo e affossi questa tristezza con le orecchie rotonde..

    • Ciao Claudio,

      Per Ribelle hanno usato un nuovo software di modellazione e animazione, mandando in pensione il vecchio Renderman (mi pare che si chiamasse) dopo 25 anni di onorata carriera. Magri è per quello che non tutto fosse perfetto.

      Comunque, al di là della tecnica, le cose che mi hanno lasciato più basito sono state quelle della sceneggiatura, in genere punto forte dei film Pixar.

      Davvero non c’era un altro modo, per spiegare a Merida come fare a risolvere la situazione, che usare una segreteria telefonica magica/olografica?
      Davvero hanno inserito tutta quella scena da clip musicale, della madre orso che si procura il cibo per allungare il minutaggio?

      Wall*e è un capolavoro per la prima metà di film, poi quando arrivano gli umani fufigni diventa un po’ una roba per bambini. A mio avviso.

      La qualità estetica deve andare di pari passo con quella della storia, quando comincia a trovare soluzioni facili ai problemi di sceneggiatura, vuol dire che proprio non hai idea di che cosa fare e del perché lo stai facendo.

      Anche qui mi ricorda la Disney con gli ultimi film che ha fatto. :)

      • capisco che il sistema di modellazione sia stato cambiato.. che sia ancora acerbo.. ma se vedi che una cosa non regge la metti da parte oppure gli dai una bella passata con panna e parmigiano e copri le magagne :D

        molti lo hanno odiato, molti lo definivano un fanatico, ma quando c’era steve jobs, anche all’interno della pixar ha sempre dato quel poco in più. forse rompere i coglioni allo stremo, perdere pacchi di soldi tuoi finchè il prodotto non ti piace (e che si impicchino gli altri) forse gli ha permesso di creare prodotti “veri” non confezionati.. non esenti da difetti, ma per lo meno curati..
        disney ormai è una catena di montaggio o un bazar cinese.. ti soddisfa l’occhio (mica tanto, se non saremmo qui) ma poi poi capisci che per le mani non hai nulla..

        un esempio ulteriore? sei mai stato a disneyland paris? ecco io si.. per due volte.. e sai cosa succede dopo 4 ore all’interno di quel parco? ti annoi.. non sai più cosa fare.. 4 giostre decenti e tutto il resto vetroresina e cartapesta.. i boccia estasiati nel vedere quella cacofonia di tigro e altri animali di pezza.. (per la cronaca la foto con topolino fai la coda e paghi anche se usi la tua macchina) oppure prendi un giorno a gardaland.. li ti mangi le mani perchè non riesci a fare tutto quante volte vorresti.. (code a parte)

        credo sia calzante.. da una parte scena e apparire con divertimento pari a niente.. dall’altra troppa carne al fuoco però gestito in maniera dubbiosa.. la verità? boh.. vado a legoland poi vi faccio sapere ;)

  2. Bè, se leggiamo attentamente la storia del fondatore della Walt Disney, sì, il buon Walt, non è che fosse proprio sto stinco di santo. Un capitalista, alcuni lo descrivono come un tiranno dell’industria. Quindi è comprensibile che la sua azienda, approfittando del fatto di essere uno dei colossi più potenti del mondo, si comporti in un certo modo.
    Sulla eliminazione della LucasArts io vorrei fare una domanda: ma tutte le persone che ci lavoravano dentro adesso dove vanno a finire?

    • Sì, non volevo avventurarmi nella vita di Walt e delle sue scelte economiche perché non era quello il punto. Addirittura è andare a “vendere” i suoi dipendenti all’FBI ai tempi del maccartismo per vendicarsi di uno sciopero che avevano fatto nel ’41. I sindacati gli sono sempre stati in culo.

      Gli ex dipendenti della LucasArts e quelli della ILM ora credo che stiano facendo la fila per il sussidio di disoccupazione.
      Però anche qui non volevo addentrarmi nel discorso politico che non mi compete. Poi sinceramente, preferisco preoccuparmi per i miei amici e le persone che conosco che hanno perso il lavoro, piuttosto che per degli estranei. Sarò cinico…

  3. Vediamo di rimanere OT, stavolta.
    E di fare un discorso semiserio, per una volta.

    Premesso: io odio Topolino.
    Populista, pressappochista, superficiale.

    Io adoro Paperino, Paperoga, Pippo,
    ma soprattutto Zio Paperone.

    Questo personaggio ibrido tra il dickensiano e il disneyano è assolutamente favoloso.

    Lo dovresti odiare e invece lo adori
    lo dovresti invidiare eppure quando si butta nei soldi ti esalta.

    Zio Paperone è ricchissimo, eppure mangia gallette e veste con palandrane rattoppate.

    Non dorme la notte, perchè ha paura di essere derubato.

    Zio Paperone è la via difficile di una scelta di vita materialistica.
    Ecco perchè adoro anche la sua nemesi: Paperoga.

    Perchè dico questo? Perchè questi personaggi sono la trasfigurazione della nostra crescita umana..

    Da piccoli siamo Topolino, poi dobbiamo scegliere tra Zio Paperone e Paperoga.
    E la Disney, a sua volta. appare ai bambini come Topolino

    ma poi diventa Zio Paperone.

    • Topolino non lo sopporto nemmeno io, bravo, bello, intelligente, sa sempre cose dire, quando dirlo… una mia copia con le orecchie a parabola, insopportabile :D

      Ottima analisi, soprattutto il finale… nel mio piccolo e ignorante mondo, mi sono venute in mente solo le mamme killer come paragone :P

      • Macchè, ti ringrazio per la stima, ma il mio mondo è ancora più piccolo e decisamente più ignorante.
        Magari ci ho pompato un po’ d’aria dentro… ;)

        Se posso permettermi,
        so che non c’entra una mazza nè col post, nè col mondo Nerd
        (che poi, per l’appunto, da ignorante, non ho ancora capito qual è)

        ti consiglio il film “Reality” di Garrone
        uno dei pochi registi italiani che seguo,

        Ero più che scettico,

        anche perché non condivido la scelta del parlato napoletano
        (usciamo subito dall’equivoco, io sono del Sud, pugliese, ma del Sud)

        passi Gomorra, che è circoscritto a quell’ambiente,
        ma Reality potrebbe essere ambientato ovunque.

        A parte questo, però, davvero un bel film.
        Un taglio nuovo sul tema ritrito delle conseguenze dei reality.

        La prima parte è più “godibile”
        la seconda fa riflettere.

        Forse un po’ troppo abusato il piano sequenza, ma per il resto non male.

        • Sì lo conosco Reality, volevo anche andare a vederlo al cinema, ma non ero riuscito.
          L’unica cosa, su questo film, è che mi sembra sia stato fatto fuori tempo massimo, quando i reality e il Grande Fratello in particolare, non interessavano più a nessuno.

          Comunque lo recupero :D

          • Guarda, all’inizio lo pensavo anch’io.
            Perchè fare un film sui reality quando i reality sono tramontati?

            Secondo me è un colpo di genio.
            Lo capisci subito, vedendo il film, che è perfetto.

            Tutto il film preme anche su un senso di arretratezza da parte del protagonista.
            Che non è un pischello in cerca di gnocca.
            E’ un uomo fatto e finito, della “generazione precedente” a quelli che andavano a fare il GF.
            Che si traveste da drag queen ai matrimoni, che nell’era degli hacker fa ancora piccole truffette da rubagalline.

            Mi fermo qui, perchè non vorrei spoilerare.

  4. Io sinceramente perchè tutti criticano la Disney mperchè ha la Marvel: la Warner ha la Dc da anni, e nessuno si lamenta. Senza contare che è grazie alla Disney se la Marvel ultimamente sfonda la cinema.

    • Ciao Anonimo, nessuno critica la Disney perché ha la Marvel, ma perché si sta comprando tutto.

      i film al cinema sono tutti Marvel Studios che sono diretti da Joe Quesada ex disegnatore Marvel ed autore del rilancio dei comics negli anni 2000. La Disney per ora produce e basta.

      Che nessuno si lamenti di Warner/DC lo dici tu. A parte i Batman di Nolan e, forse, il futuro Superman, la Warner/DC ha collezionato più flop che altro. :)

  5. Si concordò.
    Ma avvenne dopo la partenza di Walt.
    Certo Walt era un imprenditore ma consapevole che il vero successo si ottiene facendo le cose con passione.
    Ci alambicchiamo a imparare il marketing per scoprire alla fine che contano le idee che sono sincere in rapporto a noi stessi.
    I business plan servono ma solo se applicati al desiderio(cosicché si possa difendere al meglio)
    Se l ennesimo sequel andrà male non avranno basi solide..il piano aziendale è sempre legato all onestà.
    Non c e nessun trucco..se tu ci credi..investì su quel prodotto.

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