The Goon, il folle fumetto di Eric Powell

The Goon

Tutti siamo attirati da una certa categoria o un certo tipo di personaggi.

Personalmente adoro quelli grossi, brutti, sgraziati, emarginati dal mondo, ma che, nonostante tutto, ce la mettono tutta per dare un senso alla loro vita. Forse perché un po’ mi ci identifico.
Parlo di personaggi tipo Hellboy di Mike Mignola, con tutta la sua cricca di esseri che lo accompagna nel B.P.R.D., Piton di Harry Potter, Sloth dei Goonies e The Goon di Eric Powell.

Mentre i primi famosi e li conoscono anche i sassi, l’ultimo è un po’ più di nicchia e oggi ve lo presento.

The Goon è un fumetto scritto e magnificamente disegnato da Eric Powell, pubblicato dalla Dark Horse negli U.S.A. e lussuosamente importato in Italia da Panini Comics. Il lusso sta nel fatto che ogni volumetto costa la bellezza di 14 euro.

The Goon - Fumetto

La grazia di Goon e il sarcasmo di Franky

The Goon, editorialmente, nasce nel lontano 1998 sulle pagine del numero 0 di Dreamwalker pubblicato dalla Avatar Press. A Eric Powell però la qualità della Avatar Press non piaceva, quindi dopo quattro numeri interruppe la produzione del fumetto fino alla scadenza del contratto con la casa editrice.
Powell girò per i successivi 4 anni alla ricerca di un nuovo editore finché, stufo delle porte chiuse in faccia, decise di autoprodursi e pubblicarsi fondando la Albatross Exploding Funny Books.
Dopo ben un anno di pubblicazioni autoprodotte, nel 2003, la Dark Horse si svegliò e si accorge della qualità di The Goon mettendo sotto contratto Powell.
Da quel momento sono arrivati i complimenti della critica, ben 5 Premi Eisner, gli Oscar dei fumetti, e il successo di The Goon.

Eric Powell

La differenza con Goon è che io ho la barba…

Eric Powell è uno che, come sceneggiatore, nei fumetti c’è dal 1995 sempre su testate ai margini dai fumetti mainstream, tipo Buffy L’Ammazzavampiri, Hellboy: Weird Tales, L’Incredibile Hulk, Pantera Nera, I Vendicatori (ok, questa è mainstream), Swamp Thing, MAD Magazine.
Come disegnatore ha cominciato solo con il suo The Goon.

Goon, in slang americano, è una persona stupida, sciocca, un allocco per intenderci. Da qui deriva il soprannome del quartiere di Astoria: Goon Docks, da cui i Goonies prendono il loro soprannome nell’omonimo film.
Ma Goon significa anche bruto, gorilla, scagnozzo, persona che compie atti di violenza gratuita.

Insomma, ogni declinazione della parola non è per niente positiva e infatti Goon non è un personaggio positivo, non volontariamente almeno.

The Goon - Goon e Franky

Goon, Franky e il Prete Zombie

Alto, sfregiato, brutto come una bestemmia in chiesa, grosso come una casa e con una postura gorillesca, Goon è lo scagnozzo del boss Labrazio. Con il suo compare e fidatissimo, unico, amico Franky, si dovrebbe occupare principalmente di riscuotere il pizzo dai negozianti o, eventualmente, spezzare le gambe a quelli che non pagano. Il problema è che Lonely Street, dove abitano Goon e Franky, è stata presa di mira dal Prete Zombie e dalla sua orda di Smascellati, come vengono chiamati gli Zombie da quelle parti… quando non li chiamano Torte Di Vermi.
Come se non bastasse, in città è arrivato pure l’Avvoltoio; il folle, geniale e metallico Dottor Hieronimus Alloy è stato rimesso in libertà dopo aver giurato che si sarebbe comportato bene; c’è una lucertola messicana gigante che odia e villipende l’umanità; La Milizia Aviotrasportata Dei Molluschi Comunisti vuole bombardare la città e mille altri problemi impediscono a Goon e a Franky di fare il loro lavoro in pace.
Menomale che almeno c’è il Pub di Norton dove la sera si può andare a farsi un goccio, conoscere belle gnocche e a scambiare quattro chiacchiere con gli amici… sempre se non portano altri problemi.

Come avrete capito The Goon non è proprio un fumetto convenzionale. È un pastone divertente e senza soluzione di continuità di personaggi surreali, violenza gratuita e grottesca, mostri, Zombie, famigli, paranormale, cose politicamente scorrette, amicizia, sarcasmo spinto, sketch al vetriolo, dimensioni parallele, situazioni demenziali, comicità demenziale, poesia e battute sulla cacca, tante battute sulla cacca, il tutto immerso in un’America di periferia degli anni ’50.

The Goon - Mostri

Hey Goon, c’è uno che ti deve dire una cosa!

Quando si legge un fumetto di Eric Powell si passa da: “Ma come cazzo gli vengono in mente certe cose!“, a “Accidenti, vorrei davvero un’amico come Franky..“, a “Minkia che schifo!“, a “Questa è una storia d’amore con le palle!“.
Eric Powell ha la capacità di scrivere storie fuori di testa divertentissime, intervallate a storie profonde in cui non c’è niente da ridere. Riesce a non annoiare, a far pensare, a far vedere la vita sotto una lente diversa quasi ogni volta e lo fa con un fumetto tanto assurdo da essere quasi un capolavoro.

Ma un fumetto non è solo scrittura, è anche disegno ed Eric Powell ha un dono nelle mani, perché ogni tavola, ogni copertina dipinta ad olio, ogni vignetta è un piccolo gioiello.
Ogni numero cambia stile, anche all’interno della stessa storia. Powell trova sempre soluzioni grafiche diverse per trasmettere quello che vuole, sfrutta i colori, il disegno a matita, gli acquerelli, i chiaroscuri e le sfumature per rendere sentimenti e stati d’animo. Non ha mai bisogno di scrivere: “20 anni prima…” ad esempio, è sempre chiaro dove ci si trovi, anche in Chinatown E Il Mistero Di Mister Vimini si ha sempre ben chiaro la continuity di quello che si sta leggendo, nonostante il fumetto sia composto da due storie parallele il cui unico punto di incontro è Goon, appunto.

Ogni volta che esce un numero lo prendo e lo divoro letteralmente. Ogni volta alla fine sento una fitta quando lascio Goon e Franky nel loro mondo astruso, ma chiaro, per tornare nel mio mondo normale, ma assurdamente complicato da capire.

Mi dispiace, ma meglio di così non riesco a spiegare cosa sia The Goon. Potrei dire che è “una gioia per gli occhi” o un “fumetto divertente”, ma sarebbe riduttivo e non completamente veritiero. C’è una storia, ad esempio, che comincia con un fotoromanzo di un bambino che, scappato di casa, trova un fumetto di The Goon e lo legge insieme a noi; oppure un altra che è un racconto scritto da Franky con le illustrazioni, invece che un fumetto.

The Goon - Kickstarter

Let’s go to kick some ass at Hollywood!

Un sacco di gente si è inevitabilmente innamorata di The Goon, nonostante sia brutto come la peste nera. Uno di questi è David Fincher, il regista, che si è messo in testa di produrre un film in CGI scritto dallo stesso Powell, diretto da Tim Miller e Jeff Fowler e realizzato dai Blur Studios.
Purtroppo pare che nessuno, sulla carta, sia interessato a produrlo. Allora Fincher, l’anno scorso, ha fatto realizzare dai Blur Studios un trailer per promuovere una campagna di raccolta fondi su Kickstarter in modo da poter girare uno story reel (story board di tutto il film animato e doppiato dalle voci che saranno poi nel cartone, Paul GiamattiClancy Brown). La cifra da raccogliere era di 400.000 dollari, alla fine sono arrivate donazioni dai fans per 441.000 dollari e lo story reel si farà, sperando che porti alla realizzazione di un film vero e proprio.

Intanto vi lascio il folle trailer prodotto da David Fincher.

 

 

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Scritto da: MrChreddy

"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"

13 pensieri su “The Goon, il folle fumetto di Eric Powell

    • Magari non ti piace. Te lo presterei così capisci se fa per te, visto che comunque la spesa non è poca.

      tieni conto che i primi numeri potrebbero non piacerti, sono un po’ tosti da digerire, ma quando cominci a capire le dinamiche di quel mondo e di quei personaggi te ne innamori. All’inizio era solo strano, poi col tempo mi ha preso di brutto.

  1. Senti,
    sarà che io sono una bestia in queste cose ma…
    qualcosa non torna!

    Dunque the goon nasce nel lontano 2008, giusto?
    (“lontano”? Tu non hai mai letto Tex, ragazzo…Per i miei gusti ‘sto fumetto è dell’altroieri)

    Dicevo, nasce nel 2008, ok?
    E nel 2003 la Dark Horse si accorge di The Goon…

    O m’hai ribaltato le date
    o m’hai ribaltato il

    “continuum tempospazio”.

    E te la vedi tu con il Prof. Emmet Brown

    • Sono un coglione io, volevo scrivere 1998, ma in questi giorni sto scrivendo un sacco di date e mi son confuso… :P

      Il bello che prima di pubblicare l’ho pure riletto -_-

      Comunque ho corretto, grazie :D

  2. Sono preso da sentimenti contrastanti, McChreddy. Uso il termine – sentimenti, in maniera credo più significativa possibile. Non vorrei sottolineare l’ovvio, ma non voglio dare spazio ad ambiguità. Quindi lo sottolineo. Poiché sono dispiaciuto per me stesso. In che senso?

    Nel senso che lungi da me l’idea di non essere attratto da prodotti tanto e sinceramente anti-convenzionali e innovativi come questo, e dove il termine anti-conformismo dovrebbe trovare nuovo conio. Il problema è a pelle e siccome sopra i cosiddetti “anta” mi sto appassionando ai fumetti e anche ai super-eroi nei fumetti, ecco che un prodotto come questo mi ha illuminato di speranza appena ne ho sentito parlare.

    Però, porca miseria, non riesco a digerirlo e lo dico senza malizia, ma proprio in senso psicologico e stilistico; il tipo di colori e forme (troppo tondeggianti e pulite), eppure i fumetti a colori sono gli unici che accetto. Ma questo problema potrei scavalcarlo. Quello che mi è inaccettabile sono gli occhi senza pupille e il fatto che il berretto non mostri quelli del protagonista; una continua provocazione oserei dire intellettuale che paragonerei ad una maleducazione. Una pretenziosità che messa insieme al LECITISSIMO anticonformismo, passa la misure, perciò non posso che constatare che tutto quello che di nobilmente “porco” “sporco” e “DIRTY” aveva quest’opera, passa il labile confine e da ANti-convenzionale, lo percepisco SNOB.

    Ora non so se questo fumetto abbia sfondato di brutto in termini di successo e non so quanto gli appassionati (di fumetti) lo abbraccino nella sua filosofia più grafico/stilistica che di soggetto, perché sarei curioso di capire a chi non piace, il loro perché.

    Spero che la mia critica non venga presa male, ma lo dico proprio perché sono alla ricerca di prodotti fuori dai binari e intelligenti, ma che non passino quel labile confine di cui sopra. Soggettivamente parlando, sia chiaro.

    • Capisco DDD, questo, come tanti altri fumetti, libri, film ecc… ecc… non è per tutti e ci sta.

      Non credo che si tratti di anticonformismo, che sarebbe forzato, ma piuttosto di un modo di esprimersi sopra le righe e senza seguire tante regole dei fumetti.
      Con le dovute distanze lo vedo più come un Tarantino, così fuori dagli schemi che sfocia nello snobismo per alcuni, nell’arte per altri. Non dico che i primi abbiano torto e i secondi ragione, dico che dipende sempre da quanto si è disposti a farsi trasportare dall’autore invece che contrastarlo.
      Non so se rendo, ma non riesco a spiegarlo meglio.

      Ho sentito tanti a cui non piace Goon e a cui non piace Hellboy, hanno i loro buoni motivi, vuoi le storie caotiche e caciarone, i disegni “particolari”, i personaggi antipatici.
      Ognuno ha un suo bel perché, purtroppo qui, in questo blog, ci sono pochi lettori di fumetti e quindi non sapremo mai cosa ne pensano i detrattori :D

      Comunque ogni tanto il cappello Goon se lo toglie ;)

      • Prova pensa. Provo un esempio: – sei interessato ad una ragazza, una nuova conosciuta, durante un aperitivo, di cui tutto fa presagire essere una tipa che ti acchiepperebbe molto, ma continua imperterrita a portare quegli occhiali da sole – per moda – scurissimi e non le vedi mai gli occhi. La confidenza necessaria non ce l’hai, ok, oppure, se ta la prendi, per dirglielo, per quanto cautamente, sarai costretto a farle notare la sua grettezza. Così, li levasse anche, comunque porterai la magia a interrompersi … e allora .. ti cade il palco.

        Ecco, per l’amor di Dio, non è che l’analogia con una tipa con cui potresti avere una storia, sia quella che potresti avere con un fumetto, ma, a costo di apparire uno che fa spacca il pelo in quattro (e non è così in questo caso), l’analogia è proprio quella di non vedere l’anima del personaggio protagonista; a questo si associa il suo (credo) “compare” PRIVO di pupille. Sticazzi. Facci caso: – non è scelta da poco; è l’indirizzo filosofico/emotivo che vuole comunque trasmettere l’autore…

        .. la mia non era una critica al tuo giudizio, ma una riflessione filosofica (ma terra terra se ci si pensa bene) sull’appeal e sulle scelte artistiche. In un fumetto poi dove certe caratterizzazioni diventeranno iconografiche e identificative, non è più una riflessione di passaggio, mi segui?

        .. ecco, volevo darti uno spunto interessante su cui ragionare. Visto poi che seguivo, già dall’altro articolo, questo “tuo” (del Blog anche) crescendo di quest’arte. Quando riesco ne comprerò una “striscia” (se c’è in Italiano) e ti saprò a dire (insieme al Corto de “La Luna”).

        • Sì DDD era chiaro quello che avevi detto :D

          A me la caratterizzazione piace. Franky “senza pupille” è abbastanza espressivo lo stesso, è perché Franky in fondo non ha una coscienza, lui agisce d’istinto, nessun rimpianto, nessun rimorso, spacca teste se c’è da spaccarle e l’unico a cui “giura” fedeltà assoluta e proprio Goon.

          Goon con la tesa sugli occhi è per non vedere cosa c’è intorno. E’ quello che è per causa della merda della vita, è stata una scelta che ha fatto di diventare come è, non vole dare confidenza, non vuole che gli altri ne diano a lui.

          Se vuoi un consiglio, fatti prestare il n° 6 Chinatown e il mistero di Mister Vimini.
          Secondo me molto bella e poetica, per niente scontata e Goon porta pochissimo il cappello :D

          • Per darti prova che sono passato all’azione, ieri sono andato in un centro commerciale e l’ho trovato in una libreria (non ti dico che GOLA per tre/quattro Albi che erano lì, mi viene da piangere) due episodi di The Goon!! ben rilegati, molto ben fatti …

            .. ho notato dei disegni diversi da episodio a episodio, sai perché?

            … ma purtroppo mi costava troppi soldi (mi ri-viene da piangere). Non l’ho potuto comprare.

            Prendo nota della dritta e, come mio solito, ti farò sapere.

            • Come dico nel post, lo stile di disegno e colorazione cambia a secondo del tono che Powell vuole dare alla storia, alla circostanza, allo sketch.

              Diciamo che non vuole perdersi in inutili didascalie, quindi varia stile per farti inquadrare il sentimento che dovrebbe accompagnare quella fase.

              Seconda cosa, Powell nel corso degli albi “matura” come disegnatore e, a mio parere, migliora, quindi osa di più, a volte ci azzecca, altre meno, ma nel complesso rimane su ottimi livelli.
              Certo non è uno che può disegnare tutto, ma nemmeno Mignola lo è, però i questo contesto ci sta come il cacio sui maccheroni.

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