Il fascino dimenticato delle biblioteche

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Odore di legno, di carta consumata dalle tante dita che l’hanno percorsa, di inchiostro ormai vecchio. La luce che entra dalle grandi finestre fa brillare i granelli di polvere, che vorticano impazziti come pianeti che hanno perso l’orbita.

Non c’è rumore, nella Biblioteca, l’aria pare immobile. Chi entra, appena mette piede sul parquet della grande sala, si zittisce, come se fosse entrato in un luogo sacro.
Di tanto in tanto il lieve sussurrio delle pagine rompe il silenzio mistico, ricordando ai lettori che non sono soli, nella sacra Biblioteca. Ci sono altre persone, poche, sempre meno, ma ci sono.

Lettori accomunati dal piacere di quell’odore antico, ancestrale, insito nell’animo umano da tempi remoti.

Gli occupanti dell’antica Biblioteca sono sempre meno. Ogni giorno qualcuno sparisce. La triste Biblioteca si sente sola, trascurata. Si chiede cosa ci sia che non vada in lei, perché i suoi lettori l’abbandonino.

I pochi rimasti non si curano di tutti quelli che sono andati via. Evidentemente non sapevano apprezzare l’inestimabile tesoro custodito all’interno della vecchia Biblioteca.

Centinaia e centinaia di libri ognuno con una storia diversa. Libri che sussurrano storie di cavalieri ed eroi, volumi che declamano a gran voce le definizioni ragionate di ogni termine, libriccini che si fanno timidamente avanti, esponendo le idee di coloro che li hanno scritti. I libri parlano, ma in pochi restano ad ascoltarli.

Parlano in un linguaggio tutto loro, fatto di scricchiolii di carta, di inchiostro sbiadito, di copertine di pelle che se vengono aperte troppo bruscamente si spezzano. Come bambini appena nati, i libri hanno bisogno di amore e cura, di attenzioni e delicatezza, altrimenti muoiono.

Nella buia Biblioteca i libri conversano tra di loro, si chiedono dove siano finiti i loro amici lettori, perché non vengano più a prenderli. Si chiedono perché li abbiano dimenticati.

Cos’hanno fatto di male, si chiedono? Hanno forse sbagliato qualcosa? Sono scritti male?

Nessuno dirà mai loro la verità: per la maggior parte delle persone sono ormai obsoleti.

La carta non attira più, meglio il digitale. L’odore dell’inchiostro da’ fastidio, meglio quello di un libro elettronico appena uscito di fabbrica. Il libro è pesante, meglio portarsi in borsa un tablet con all’interno un’intera biblioteca digitale.

La dimenticata Biblioteca consola i suoi figli che non si danno pace. Senza le cure e l’amore dei lettori, stanno lentamente deperendo. Anche i volumi dell’Enciclopedia, che passavano tutto il giorno a declamare le loro definizioni, sono fiacchi e non parlano quasi più.

I libri si sono zittiti. Nella stanca Biblioteca non risuona più l’allegro cicaleggio delle pagine sfogliate, i sussurri dei lettori che si scambiano opinioni. Il silenzio non è più mistico, ma triste.

Ma proprio quando ogni speranza sembra persa, ecco che un raggio di luce torna a far brillare i granelli di polvere che ruotano nell’aria viziata della vuota Biblioteca.

Una bambina cammina tra gli altissimi scaffali, con il naso all’insù. Ogni suo passo solleva una nuvoletta di polvere.

Si avvicina ad un volume, spazza via lo spesso strato grigio che si era accumulato nel corso dei mesi. Lo prende, inizia a sfogliarlo.

Più lo sfoglia, più il libro sembra acquistare vita. Le pagine sembrano cantare, ed il canto contagia tutti gli altri libri. La bambina sorride. I libri di carta non sono terribili come le aveva detto il fratello maggiore. Anzi, le piacciono più di quelli elettronici.

La bambina torna anche il giorno dopo, e quello dopo ancora. La solitaria Biblioteca lentamente riacquisisce vita, perché la bambina porta con sé degli amici, e gli amici portano altri amici. Ben presto i corridoi si riempiono di bambini che sfogliano libri, che li puliscono dalla polvere. I libri, di nuovo amati, riacquistano vita, ed il brusio allegro degli inchiostri torna a far vibrare l’aria della non più abbandonata Biblioteca.

Di notte, quando i bambini tornano a casa a dormire portandosi via oggi un libro, domani un altro, la buona Biblioteca culla i suoi figli, accompagnandoli nel sonno. Ed i libri sognano sogni di carta ed inchiostro, le avventure scritte nelle loro pagine prendono vita. E l’eroe non è più Orlando, non è più Achille, non più Lancillotto. La loro paladina è la bambina che li ha salvati, che ha creduto nei libri, che si è lasciata ammaliare dal fascino dimenticato della mistica Biblioteca.

Odore di legno, di carta consumata dalle tante dita che l’hanno percorsa, di inchiostro ormai vecchio. Odore di vita.

 

 

Trillian Astra

Scritto da: Trillian Astra

Era una ragazza strana. Alla voce "hobby" c'era scritto "autopsie".

18 pensieri su “Il fascino dimenticato delle biblioteche

  1. Complimenti per questo testo. Molto ben scritto, molto appassionante… leggendolo sentivo lo scricchiolio del legno ed il fruscio delle pagine. Concentrandomi ho anche sentito l’odore delle pagine.
    Mi hai commosso e che dire… è un qualcosa di magico.

    D’altronde io l’ho sempre detto: TRILLIAN FOR PRESIDENT!!! ;)

    • Anadol, mi sa che se mi dovessi candidare tutti i voti proverrebbero da te xD
      Grazie come sempre per i complimenti e sono felice che ti sia piaciuto :3

  2. Che bel post! Soprattutto molto ottimista! L’idea della bambina che si innamora dei libri nell’era digitale e che soprattutto riesce a portare anche i suoi amici fa sperare.
    Ma io sono totalmente disillusa su questo punto, purtroppo… ormai i bambini e le future generazioni non sanno più rispettare i libri. È tutto a portata di click. La ricerca di scuola si fa su wikipedia (perché andare fuori casa, passare ore in una biblioteca a cercare con le proprie manine tra mille volumi enciclopedici, quando google fa tutto il lavoro per te, comodamente seduto nella tua stanza?); i libri si leggono sul tablet (nel frattempo gioco ad angry birds -o quel che è- perché il libro è noioso e ho ricevuto una notifica!); e mentre si legge la tv sta in sottofondo, whatsapp trilla e il pc scarica.
    Io non lo vedo più tutto questo rispetto per i libri. Io che li tengo come un santuario privato, che me ne privo con estrema difficoltà e li dò in prestito solo a malincuore e dopo essermi assicurata che vengano trattati come degli esseri senzienti e capaci di dolore!

    Mi sono convertita al kindle un anno fa. Ma solo perché ero sempre in viaggio e non riuscivo più a prendermi cura dei miei amici libri, che diventavano sempre più rovinati. Ma col kindle è cambiato solo il mio approccio al libro e ho comunque acquistato la versione basic del tablet (niente internet, niente applicazioni, niente illuminazione). Continuo ad acquistare il libro cartaceo se mi è piaciuto e lo voglio nella mia libreria.
    Quando mi sono trasferita qui in UK, il kindle mi ha salvato dall’ardua scelta di preferire un libro ad un altro al momento di fare le valigie. E soprattutto mi ha salvato spazio. Ma la prima cosa che ho fatto è stata la tessera in biblioteca! E ora sto leggendo un libro in “carne e ossa”.

    Spero veramente che nel futuro, le nuove generazioni imparino a riconoscere il valore di un libro, l’importanza e la bellezza di sfogliare le pagine e sentire l’odore della stampa. La meraviglia di una ricerca di ore sui volumi enciclopedici che a fine giornata ti strema, ma ti rende orgoglioso perché è stato solo frutto del tuo lavoro e non di una macchina.

    Voglio essere ottimista anche io come te e vedere questi bambini che vanno in biblioteca e venerano la cosa più bella del mondo!

    • Grazie mille, Cris!
      Anch’io ho il Kindle, e lo presi alla fiera del libro di, vediamo un po’, mi sembra proprio l’anno del lancio, quando ancora era qualcosa di nuovo e mai provato. Anch’io, come te, lo uso soprattutto quando vado in vacanza, visto che devo portare un tot di peso e il Kindle mi salva dall’ardua scelta del “porto questo libro o quello? Ma io sono affezionata ad entrambi..”
      Oppure lo uso per i libri che ci assegnano a scuola. Frequentando il Classico, in estate ho qualcosa come venti libri da leggere e se andassi a comprarli TUTTI sarei in rosso già da un pezzo. I classici a costo zero o comunque al modico prezzo di 1 o 2 euro mi salvano anche le tasche. Detto questo, se un classico o un libro che ci hanno assegnato mi è piaciuto particolarmente, lo prendo anche cartaceo. Infine uso il Kindle anche per comprare quei libri che sono in forse: così li leggo pagandoli di meno e se mi sono piaciuti mi mangio le mani, se non mi sono piaciuti mi rallegro constatando che ho fatto bene a non prenderlo cartaceo

  3. Mi hai fatto ricordare quando, da bambina, mia mamma portava me e mio fratello in biblioteca e ci lasciava per ore a leggere le storie di Asterix e Mafalda (ero davvero piccola, i libri sono venuti dopo), mentre lei studiava. Mi sembrava tutto così bello, e credo sia stato in quel momento che è nato il mio amore per i libri. Non mi sono mai sentita sola, in nessun momento della vita, se avevo da leggere. Ancora non riesco ad adattarmi al supporto digitale, che è così freddo e mi manca l’odore dell’inchiostro, quello che delle vecchie tipografie. Adesso anche i libri non hanno più nessun odore.

    • Sono perfettamente d’accordo con te, Chiara. Il fascino della lettura stava anche nel supporto cartaceo, nell’odore che aveva, nello andare a scegliere nella propria libreria. Quasi preferisco tutto il tempo passato davanti alla vetrinetta a contemplare i titoli dei romanzi, a soppesare qualità e difetti, a prenderne uno, sfogliarlo, rimetterlo a posto, poi prenderlo di nuovo, pensare e ripensare.. con il libro elettronico non si ha più questo piacere.
      E sono i genitori come i tuoi quelli che fanno la differenza. Un po’ come la tua, anche mia mamma mi ha trasmesso la passione per i libri. Non mi portava in biblioteca, questo sì, lo ammetto, però mi leggeva sempre favole su favole. In questo modo mi ha aiutato a sviluppare un’ottima memoria e una buona fantasia, a quanto mi dicono. Inoltre, pur non avendomi mai fatto mancare nulla, era molto sostenuta, per esempio, sul comprarmi giocattoli, ma MAI, e dico mai, sul comprarmi libri. Bastava che dicessi “mamma, mi compri questo libro?” e lei era già alla cassa a pagarlo. Grazie, mamma

      • anche i miei facevano così, sará per questo che ho sempre detestato i libri, pur avendone tanti: in adolescenza è stato davvero difficile riconoscere i pochi libri che mi sono piaciuti; erano un’imposizione, a scuola mi creavo dei deficit d’attenzione immensi: 2 ore su una pagina di storia e non assimilavo nulla, per rifiuto, e ahimé il problema mi é rimasto ben radicato nel cervello fino all’universitá.
        nel tempo libero é solo da poco che riscopro il piacere di leggere “per scelta” e non per obbligo o per la spinta modaiola di amici e del mondo (piccoli brividi per i magnifici adesivi, battello a vapore per le figure e capitan mutanda, harry potter che ne parliamo a fare!). per non parlare poi dei regali sotto l’albero: libri, libri, LIBRI! io volevo il gameboy e le lego, #@{}0!!!!!!

        • per non parlare delle macchine telecomandate, mai avuta una!! e poi dicono che la gente non cresce mai.. ma base che io a trent’anni costruiró una macchina telecomandata gigante e ci metto dentro mio figlio!

        • Gianfresco forse il trucco stava proprio lì. Io non ricordo se i miei mi leggevano storie sul letto oppure no, però so che non mi hanno mai detto di leggere un libro. Casa dei miei traboccava di libri, ma che io li toccassi o no era affare mio. E’ stato il gioco della curiosità a farmeli aprire. Poi mio padre mi ha consigliò un libro un pochino più impegnato, quando avevo 13 anni e mi si è aperto un mondo ancora più vasto. Forse il trucco con i figli è quello, un po’ come il topo e il formaggio. In compenso nemmeno a me hanno mai regalato il gameboy. Avevo l’Amiga, che mi fregava.

        • A proposito di Game-boy, i miei me lo regalarono quando avevo circa sette anni. Golden edition, con insieme il gioco The minish cap della serie di Zelda. Ce l’ho ancora ora <3 Ma ricordo di non aver mai letto un libro su Capitan Mutanda né uno della collana Piccoli Brividi. Ero una da Geronimo Stilton e alcuni libriccini sulla mitologia greca. Alcuni miti che ho letto allora mi hanno fatto prendere 6 di versione perché sapevo già com'era la storia. Ti giuro che mi sono sentita così potente :,)

          • si, anche io, l’iliade, l, odissea, l’inferno il purgatorio e il paradiso ed. beccogiallo, poi stilton: l’occhio di smeraldo, monna topisa.. in realtá mi stava un po sulle palle, preferivo i piccoli brividi, poi rohald dhal, il grande gigante gentile, l’ascensore di cristallo e la fabbrica di cioccolato, boy, il giovane holden, il cerchio magico, isabel allende e tutta quella roba semi fantasy, moravia, li ho letti tutti da bambino, ma li avrei bruciati per un nintendo64, o emilio é meglio!
            anche al liceo compensavo la mia totale incapacitá di traduzione con le storielle per sapere giá i fattarielli, addirittura arrivai a leggermi tutte “le nozze di cadmo e armonia”, dacci un occhio, dopo la prima parte di defenestri con rincorsa!

            • No, ma scherzi? E’ una figata di libro. La parte di Ercole con le chiappe bruciate dal sole mi ha fatto morire dal ridere. :-D

  4. Tutto vero. Tutto ben raccontato. Bell’articolo. Il paradosso è che siamo noi sui su Internet che in una serie di infinite conseguenze, seminiamo affinché le stesse rimangano solo cosa di nicchia e un ricordo d’altri tempi.

  5. Ciao, Trillian Astra. Volentieri faccio da controcanto a chi è stato più tempestivo nei commenti e nei complimenti.
    Non avevo mai letto un’affabulazione così toccante e poetica sulla bibliofilia, quasi una «Neverendig Story» riferita all’esistenza del libro fisico – in sé stesso – e del suo sancta sanctorum; oppure, giocando con le parole, una specie di «Dying Books Society» costituita da una bambina con la forza del suo esempio (forse una proiezione dell’autrice stessa, non molti anni fa).

    Naturalmente condivido tutto; cosa che mi risulta facile giacché purtroppo non sono un “nativo digitale”, ma un cronico laudator temporis acti.
    E lo considero applicabile anche al comparto-giornali, nonostante la loro natura letteralmente più effimera. Leggo sì le edizioni on line, però non ho rinunciato ad acquistare quelli di carta (mi piace l’odore dell’inchiostro la mattina presto: profuma di novità), e voglio altrettanto sperare nella conservazione delle emeroteche fisiche.

    Né deve sorprendere che il delicato apologo sia scaturito dalla medesima penna, o tastiera, che sulla pagina Facebook aveva giustamente replicato agli osanna da Women’s Lib su «Frozen», richiamando il precedente dell’eroina Mulan perché – a differenza di Pocahontas – prende le armi e si batte come una leonessa: ognuno di noi può affermare, con Walt Whitman, “sono vasto, contengo moltitudini”. :)

    A proposito di cartoon, l’idea dei libri quali creature animate (d’altra parte, chi mai negherebbe che siano dotati di un’anima?) mi fa sognare un ipotetico «Books»/«Book Story» della Pixar, oppure un «Topi di biblioteca» della Disney mainstream, con il metraggio da definire.
    In alternativa, autarchica e grafica, mi immagino una storia di Dylan Dog appartenente al suo filone più elegiaco che orrifico, magari adattando il titolo in senso sibillino con qualcosa tipo «I dimenticati»; l’indagatore dell’incubo continua addirittura ad usare penna d’oca e calamaio, per redigere i memoriali e trarre le conclusioni di tutte le sue avventure.
    Oltre che nella sensibilità, anche nello stile mi hai infatti ricordato le didascalie e le “Totentanz” di Tiziano Sclavi, per l’iterazione di un sostantivo fisso – biblioteca – via via abbinato ad un diverso aggettivo o participio (ebbene sì, ammetto di essere un bonelliano inveterato: Marvel e DC quasi soltanto al cinema ed alla Tv).
    Non hai certo bisogno delle mie fantasie, Trillian, tanto meno dei miei suggerimenti. Mi limito a dire che io, se fossi stato capace di scrivere codesto soggetto, proverei – con le opportune tutele – a farlo circolare. Fermo restando che già questo blog è una vetrina di assoluto rispetto.

    Tornando due passi indietro, così come lo sharing di Facebook ed il book-sharing possono ben coesistere, la digitalizzazione dei testi dovrebbe essere un fondamentale sussidio, non un definitivo surrogato, per l’accesso pratico ed economico (in ogni senso) a tutto quanto sia stato espresso con lo strumento della scrittura, da Gutenberg in poi.
    Per fare un esempio, ho da scaricare alcuni file delle Edizioni Delos con racconti “apocrifi” di Sherlock Holmes (uno dei miei eroi: posseggo l’opera omnia di Sir Arthur Conan Doyle e colleziono pure i suoi continuatori); ma penso già di stamparli e rilegarli, prima di accingermi alla lettura. Non importa – in questo caso particolare – se i serbatoi d’inchiostro costano un botto, vanificando il modico download a € 0,99 per ciascuna storia.

    Insomma, a chi – senza alcun rimpianto – lascerebbe le biblioteche ai fantasmi di attempate signore ed ha pronta in tasca la variante ad hoc di un’abusata parafrasi, “That’s the progress, baby etc.”, da cinefilo – non meno che bibliofilo – vorrei pacatamente rispondere proprio con l’originale bogartiano di «Deadline – U.S.A.», facendogli sentire per telefono il rumore delle rotative in funzione:

    – That’s the press, baby, the press. And there’s nothing you can do.

  6. Io non ho mai rinunciato alla biblioteca.

    Ci sono certe cose che l’internet non ti può dare.

    Io sono tra quelli che sostiene l’era digitale (soprattutto per la salvaguardia dei centinaia di alberi che vengono sacrificati per riempire gli scaffali delle biblioteche), ma non riesco a dimenticare quel mondo.

    Ho conosciuto il piacere di leggere grazie a tre pellicole, lo racconto sempre, quando me lo chiedono.

    La prima è stata La Storia Infinita. COSA NON E’ QUEL FILM.
    Un bambino emarginato con un rapporto familiare distruttivo che ruba un libro in biblioteca, bigia la scuola e viene catapultato fisicamente e metaforicamente nel “Libro dei Libri”, nella Storia Suprema, un metalibro fantastico e infinito che mi ha assorbito nel mondo della narrativa irrimediabilmente e per sempre.

    Il secondo è stato La Bella e la Bestia, perché non avevo ancora visto una principessa Disney a cui piacesse “usare l’immaginazione” nella maniera più meravigliosa possibile, ovvero leggendo storie fantastiche.

    E il terzo – non cagato da molti, ma decisamente magico – il mitico, immortale The Pagemaster.
    Una storia di horror, avventura e fantasy, vissuta attraverso gli occhi di un bambino in una biblioteca. Un bambino, che per magia diventa “UN ILLUSTRAZIONE”, come gli annuncia il Pagemaster, ovvero un CARTONE ANIMATO. Che meraviglia. :)

    Vado in biblioteca una volta al mese.

    Ma leggo 120 libri all’anno. Ogni volta ne noleggio 10. Non mi stanco mai!

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